Alla vigilia di un periodo di 4 mesi negli Stati Uniti sul set di un nuovo film, Monica Bellucci è in giro per l’Italia per presentare Per sesso o per amore?, commedia francese, diretta da Bertrand Blier con Bernard Campan e un insolito Gerard Depardieu nei panni di un gangster. A distribuire il film, in 250 copie, Bim a partire dal 3 febbraio.
Come descriverebbe il suo ruolo?
Il mio personaggio è Daniela prostituta d’alto bordo che fa sognare gli uomini, senza perdere mai il controllo della situazione. In un certo senso mi fa venire in mente la Bocca di Rosa di De Andrè, così dolce e forte allo stesso tempo. Fragile ma determinata. E’ una donna che ama sentirsi libera, ha un che di animalesco.
Cosa l’ha spinta a girare Per sesso o per amore?
Questo è un piccolo film francese. Bertrand Blier è un maestro che ha realizzato una pellicola d’autore girata in modo estremamente teatrale. Quando ci siamo incontrati per questo progetto io aspettavo la mia bambina, Deva. Era un momento particolare della mia vita come lo è stato del resto la lavorazione del film. Stavo allattando e quindi mi capitava di girare una scena di sesso e due minuti dopo prendere Deva in braccio. Ma Bertrand voleva solo me per il film. La prima volta che me ne parlò disse che lo aveva scritto apposta per me.
Nel film Daniela ritrova il proprio pudore. Lei che rapporto ha con il suo considerando che spesso si mostra svestita?
Non ho niente contro la nudità. La trovo una cosa estremamente naturale, specie con un passato da modella come il mio. Anzi quello è un ambito in cui ti senti anche più tutelata dall’obiettivo di grandi fotografi. Il cinema è diverso, più pericoloso in questo senso. C’è meno controllo e può capitare che ti facciano spogliare in maniera completamente gratuita. Un errore visto che il corpo, come la faccia, è uno strumento per l’attore.
Recentemente in Francia è stata nominata Cavaliera delle arti e della letteratura. Di che genere di riconoscimento si tratta?
E’ un titolo che vuole premiare gli sforzi compiuti per aver esportato la cultura europea nel mondo.
Mi sono sentita onorata, ma non sono l’unica. Viene assegnato annualmente a tantissimi artisti.
Dopo film come La passione di Cristo, Irreversibile e Agents secrets un altro ruolo fuori dal comune. Come sta evolvendo la carriera di Monica Bellucci?
All’inizio ero solo una ragazzina di provincia che sognava il grande schermo ma che non sapeva niente, e si vedeva. Ora ho imparato molto. E vorrei continuare così soprattutto vorrei interpretare delle commedie ma trovare ruoli ironici e sottili come questo non è facile. Non importa poi se è una parte da protagonista o meno. Non scelgo i ruoli in base ai minuti che sto in scena, quelli non contano, ciò che è importante sono i personaggi che permettono a un’attrice di esistere.
In Francia il film è stato accolto molto bene dal pubblico restando nelle sale per 2 mesi. Che trattamento si aspetta dal pubblico italiano?
Non ne ho idea. E’ una vicenda sull’amore e in questo senso parla a tutti. Ma è anche vero che ci sono tanti rimandi al nostro paese: il mio personaggio, le arie liriche, i racconti sull’Italia. E se questo non basta posso dire che Bertrand è uno che mette il cuore nelle cose che fa.
Parlando d’Italia, da connazionale che vive all’estero, che idea si è fatta dell’attuale situazione del nostro paese sia dal punto di vista cinematografico che sociale?
Quello che vedo è un paese in preda ai problemi politici e economici. Si tratta sempre e solo di questo perché di talento ne abbiamo da vendere. Ho molti amici sul punto di fare film ma alla fine c’è un intoppo produttivo e non se ne fa niente. E’ chiaro che se non si vuole rischiare su giovani autori siamo destinati a rimanere al palo. Per il resto credo si stia tornando indietro su molti punti come la cultura e la vita sociale. Semplificando chi avrà le possibilità potrà avere tutto, magari all’estero: istruzione migliore, inseminazione artificiale, cure con le staminali. E agli altri? E’ tutto frutto di un gioco politico creato per ottenere più voti, cosa che mi infastidisce molto.
Quali sono i suoi prossimi impegni?
Ho appena finito le riprese di Le concile de Pierre diretto da Guillaume Nicloux con Catherine Deneuve, pellicola tratta da un romanzo di Jean-Christophe Grangé, lo stesso autore de I fiumi di porpora, e tra poco parto per gli Usa dove resterò 4 mesi per Shoot them up, un film con Paul Giammatti e Clive Owen girato tra New York e Toronto. Si tratta di un thriller scritto e diretto da Michael Davis in cui interpreto una donna dal piglio forte.
E Deva verrà con lei?
Sì è anche il bello del mio lavoro. Posso portarla ovunque, soprattutto ora che ancora molto piccola. Le mie amiche con professioni più normali escono di casa al mattino e i figli li rivedono solo la sera. Io sono fortunata.
Quando accetta un ruolo pensa mai a come lo giudicherà Deva una volta grande?
No mai. Sono una persona a cui piace la libertà di scelta. Quello che faccio lo faccio solo per me e perché mi va. Ovviamente so che guardando certi miei film tra qualche anno Deva potrebbe non essere d’accordo. Ad esempio tremo all’idea di cosa dirà di Irreversibile Ma fa parte del processo di crescita mettere in discussione i propri genitori. Se a 15 anni non nutrisse per me un pizzico di amore-odio mi preoccuperei comunque.
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