Al Ca’ Foscari Short Film Festival, cuore principale della giornata di oggi è stato il Concorso Internazionale, che vede in gara trenta cortometraggi realizzati da studenti provenienti da prestigiose scuole di cinema e università di tutto il mondo. Nella mattinata, il corto estone The headless mule, diretto da Tamires Muniz, ha portato alla luce temi come l’ipocrisia, la lussuria e il peccato attraverso la storia di una donna trasformata in una creatura macabra come punizione per aver avuto una relazione con un prete. In seguito, Ashiqur Rahman Anik, regista classe 1996, che nel suo corto Laal Jama affronta il delicato tema della violenza sessuale nella società bengalese, intrecciandolo una dinamica tra padre e figlia intrisa di sensi di colpa. In Same night different blue, il regista turco Nuri Cihan Ozdogan narra la storia di un francobollo apposto su una lettera risalente al periodo della Seconda Guerra Mondiale di grande valore, oggetto del desiderio di due ladri ma che poi finisce nelle mani di chi lo sa davvero apprezzare. Successivamente i due corti One last night, del regista francese Paul Vinet, che racconta l’inquietante e violenta passione fra Theo, poliziotto della buoncostume, ed Eva, prostituta di cui si è innamorato, e Po Pierwsze, corto polacco realizzato da Adam Hartwinski e ispirato a due storie vere, in cui si narra la storia di Marysia e della decisione di dare alla luce il suo bambino nonostante la quasi certezza della sua morte dopo la nascita. Ancora Marlén Ríos-Farjat, regista messicana e il suo corto Vivir toda la vida (Living all the life), la storia di Susana e della forte e inaspettata amicizia nata con la sua vicina di casa Gloria, che con il suo spirito libero la aiuta a uscire dal periodo di negazione in cui è caduta dopo essere stata lasciata dal marito.
La proiezione dei cortometraggi del concorso internazionale è continuata, sempre presso l’Auditorium Santa Margherita con il corto d’animazione Les larmes de la Seine, con la molteplice regia di Y. Belaid, E. Benard, N. Mayeur, E. Moulin, H. Pinot, L. Vicente, P. Singer, A. Letailleur. L’opera è ambientata agli inizi degli anni ‘60 e racconta delle manifestazioni dei lavoratori algerini, scesi in piazza per protestare contro il “coprifuoco etnico” obbligatorio. A seguire, Presuda, di Dora Jung, che narra di Ana e dell’accusa di omicidio a lei rivolta e di David, che vuole arrivare alla verità. Zapah polya (The smell of the field) è il cortometraggio girato dall’ucraina Andriana Yarmonova, e racconta della giovane Kolya e della sua vita, divisa tra una famiglia problematica e l’amicizia con Misha, con cui gioca in un campo dove sognano una vita migliore. Unen, del cinese Wang Haonan racconta la storia di una tranquilla famiglia che viene completamente distrutta dopo l’uccisione del padre e della lotta del giovane figlio per riportare alla realtà sua madre, in preda ad allucinazioni causate dal dolore della perdita. Janko Žonta, del regista sloveno Aleksander Kogoj Jr., è la storia di un abitante di una piccola città, che ogni mese si autodenuncia in polizia per aver commesso un omicidio. Infine Otváram dvere a neviem čo sa s nimi deje pomaly vŕzgajú oči sa dívajú, del regista slovacco Kristian Grupač: i due personaggi hanno il dono-condanna dell’immortalità e attraverso un programma speciale cercano di sbarazzarsi di questa loro caratteristica.
Grandi ospiti della seconda giornata del Ca’ Foscari Short Film Festival sono stati Barry Purves, animatore, scenografo e regista inglese di fama internazionale, e Mishima Yukiko, una delle voci femminili più interessanti emerse nel panorama giapponese del nuovo millennio. L’intervento di Barry Purves si è incentrato sul legame da lui creato tra l’animazione e il teatro, quest’ultimo spesso tema principale dei suoi cortometraggi, come No Ordinary Joe, ispirato alla vita di Joe Carstairs, tra le prime persone a dichiararsi omosessuale e di genere non binario, e alla sua amicizia con una sorta di suo stesso alter-ego, un pupazzo soprannominato Lord Tod Wadley. Mishima Yukiko, le cui opere sono veri e propri spaccati di vita incentrati sulle problematiche quotidiane, supportate da una produzione raffinata e da immagini suggestive, è stata invece protagonista di un dialogo incentrato sulla sua carriera e la sua produzione, che comprende anche il cortometraggio Ode to joy, che rientra in un progetto sviluppato da Sony Pictures Entertainment per sostenere coloro che operano nel mondo del cinema e che nel corso di questi due anni hanno visto il loro settore fortemente danneggiato dalla pandemia da COVID-19.
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