Ca’ Foscari Short Film Festival, la prima giornata vola alto

Dall’animazione da Oscar di Joanna Quinn al Pulcinella che è in tutti noi


Una “fotografia culturale del nostro pianeta e un ponte fra generazioni” è ciò che, nelle parole di Elti Cataruzza, Prorettore dell’ateneo veneziano e della direttrice artistica Maria Roberta Novielli, offriranno i corti dello Short, il festival interamente organizzato dall’ateneo (col supporto di oltre 200 studenti volontari) , giunto alla 14ma edizione.

A seguire uno degli eventi più attesi di questa edizione: l’intervista di Davide Giurlando a Joanna Quinn.

Joanna Queen

Classe 1962 e più volte candidata all’Oscar, Queen è stata ospite in Auditorium, dove ha ripercorso, senza mancare di autoironia e spontaneità, gli esordi e i trionfi della sua carriera. L’animatrice ha nominato i punti chiave della sua formazione, tra cui il prestigioso festival francese di Annecy, dopo il quale ha capito di potersi cimentare a pieno nel settore dell’animazione. Il successo iniziale le è stato garantito dal cortometraggio Girls’ Night Out (1986), che presenta la figura di riferimento per le sue opere future: Beryl, donna di mezza età che non rispetta alcun canone di bellezza, ma che ama profondamente la vita, si reca in un locale per vivere una serata di pura euforia con le amiche. Quinn, infatti, si distingue nell’ambito dell’animazione grazie a figure femminili che nascono dalla sua volontà di dire la verità: Beryl stessa è, con il suo forte accento gallese, immagine di donne che l’animatrice ha conosciuto. La ricetta delle sue storie è semplice ed efficace: “Voglio disegnare donne che siano molto forti, che siano credibili”, ha affermato l’animatrice. Nel corso dell’intervento sono stati proiettati altri due suoi cortometraggi oltre a quello sopracitato: Britannia (1993), che in soli cinque minuti racchiude tutta la brutalità dell’imperialismo britannico e l’ultimo successo, Affairs of the Art (2021), in cui il personaggio di Beryl torna per recuperare la propria giovinezza in nome dell’arte. Ad un primo momento di domande e risposte è seguito il cuore dell’evento, che ha visto Quinn disegnare dal vivo: la sua è stata una guida per appassionati del disegno e che ha accompagnato passo dopo passo il pubblico nella sua arte, rivolgendosi soprattutto a chi, come lei, inizialmente non credeva di potercela fare. Un consiglio? “Just feel the movement!”.

Joanna Quinn

 

In serata sono stati presentati anche i primi sei cortometraggi del concorso internazionale.

Ad aprire il Festival è stata una delle due opere italiane in gara: La notte, cortometraggio di animazione nato dalla collaborazione di Martina Generali, Simone Pratola e Francesca Sofia Rosso. Il trio di giovani registi, dal CSC di Torino, ha portato al Festival un corto che colpisce per le sue riflessioni pungenti; d’altronde tutti siamo un po’ dei Pulcinella, attratti dal lusso e dalla bellezza effimera, ma poco consapevoli delle conseguenze. A seguire la proiezione di Panic at the wedding, diretto dal regista tunisino Haythem Ben Hmida, che si scontra con ogni finale da fiaba e sovverte sarcasticamente la connotazione stessa del matrimonio, sottolineandone il carattere istituzionale che soffoca, e assassina, quello sentimentale. La serata è continuata con The borders never die, di Hamidreza Arjomandi. Il cortometraggio del regista iraniano si concentra sull’esistenza misera di una famiglia curda segnata dalla volontà di costruirsi un futuro migliore nonostante la guerra e il dolore. La situazione della guerra, centrale in più opere di questa edizione, viene tematizzata anche da Ilayda Iseri, di origine turca, di cui è stato presentato Game, interrupted, ambientato nel periodo sanguinolento del colpo di stato del 1979. La storia viene presentata attraverso gli occhi di due bambini, che cercano di fuggire dalle atrocità tramite la propria fantasia, così da salvare sé stessi e la madre in un’epopea domestica della resistenza. In seguito è stato presentato Somethings wrong, risultato della ricerca espressiva di Polina Khalenko, regista kazaka. Il cortometraggio, che oscilla tra bugia e realtà, ha messo in luce la miseria di una famiglia che vive sulle orme di Sisifo: l’apparente monotonia delle vite dei protagonisti cela tuttavia una realtà inaspettata. La serata si è conclusa con Father’s footsteps di Mohamad W. Ali, regista siriano che studia e lavora in India e che sceglie di concertarsi non tanto sulla guerra, bensì sulle conseguenze che essa ha sui più piccoli e indifesi, scavando nel proprio passato per indagare la distruzione dell’atmosfera di conflitto.

La notte al Ca' Foscari Short

‘La notte’ al Ca’ Foscari Short

Nel corso della giornata sono stati presentati anche il programma dedicato a due partner del festival: Venezia Comics e We Short, con la proiezione di un “Originals”. In seguito sono state presentate opere inedite di studenti degli atenei veneziani durante il programma Young Filmmakers at Ca’ Foscari – VIU. A questi è seguito il momento dedicato al cinema orientale con East Asia Now, curato anche quest’anno da Stefano Locati.

 

 

redazione
21 Marzo 2024

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