ROMA – “Il Gattopardo è stato un film sull’immobilismo, I Leoni di Sicilia parla di movimento, di trasformazione e di cambiamento”. Sarà il confronto dell’anno, quello tra le due grandi serie tratte dagli omonimi romanzi che raccontano di due epopee familiari nella Sicilia risorgimentale. Il primo ad arrivare sul piccolo schermo è proprio I Leoni di Sicilia, diretto da Paolo Genovese. Presentata in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023, prima di uscire dal 25 ottobre su Disney +, la serie tratta dal best seller di Stefania Auci racconta dello scontro tra borghesia e nobiltà ripercorrendo la vicenda della famiglia Florio, la più ricca e influente di tutta la Sicilia.
“Una storia che non conoscevo. – ammette il regista – Ho pensato che ci fosse materiale prezioso per raccontare una storia potente, fatta di contrasti. I contrasti di un periodo e di una regione si intrecciano tra di loro perfettamente. I moti rivoluzionari, i Borboni, l’arrivo di Garibaldi. Una sorta di rivoluzione. Ci sono contrasti fortissimi in questa borghesia commerciale, che cresce e che sta diventando sempre più potente, piena di soldi. Mentre la nobiltà decade. Due classi opposte però che hanno bisogno l’una dell’altra. E su questa rivoluzione si innesta una rivoluzione personale, che è quella dei due protagonisti: Giulia, che cerca di affrancarsi da una società fortemente patriarcale e porta avanti la sua personalità protesta; è Vincenzo, che travolto da questa passione incredibile va contro gli interessi della famiglia, perché lo vorrebbero sposato con una nobile e finalmente affrancato dalla povertà”.
I Leoni di Sicilia è una storia corale che copre decine di anni, svelando tutte le dinamiche che hanno portato la famiglia Florio a rappresentare l’eccellenza dell’imprenditoria siciliana: dalle tonnare alle saline, dalle cave di Zolfo ai vigneti di Marsala, fino ad arrivare, più recentemente, alle corse automobilistiche. Paolo (Vinicio Marchioni), Vincenzo (Michele Riondino) e Ignazio (Eduardo Scarpetta) sono i rappresentanti di tre generazioni che, una dopo l’altra, hanno saputo portare ricchezza e benessere in un territorio che, all’epoca, era il centro commerciale e culturale del Mediterraneo.
“Quello che mi ha colpito di Vincenzo Florio è il suo essere totalmente orientato verso il futuro. – dichiara Michele Riondino, interprete del personaggio centrale di tutta la prima parte della stagione –È un visionario precursore dei tempi. Un viaggiatore che conosce il mondo. È testimone della rivoluzione industriale in Inghilterra e vuole portarla in Sicilia. La visione che ha Vincenzo Florio del futuro della Sicilia è legata al progresso. L’idea che se le cose fossero andate come lui aveva sperato, oggi magari potremmo vivere un’Italia capovolta, con la Sicilia al posto del Nord produttivo, è molto affascinante come visione”.
Al fianco di Vincenzo troviamo diverse donne caratterizzate dal desiderio di scegliere per loro stesse, in una società patriarcale che glielo ha sempre impedito. Il tema del libero arbitrio – contro la volontà di Dio, dei gli uomini, dei potenti – è il cuore centrale di tutta la serie. “Avevo regalato questo libro a mia madre e a mia zia, le donne della mia famiglia, dicendo che questo libro parla di noi. – afferma Miriam Leone, interprete di Giulia, il grande amore di Vincenzo – Mi emoziona sapere che questa donna fa parte dei nostri avi, che sia una donna veramente esistita, che ha combattuto per me, per noi, per le generazioni di donna che oggi hanno fortuna di potere essere libere, anche se non tutte e non in tutti i luoghi del mondo. Io sono innamorata di Giulia, della sua libertà, del suo decidere del proprio destino. Non solo per amore di un uomo, ma per amore di se stessa. Si rende conto che la vita che stava vivendo non era la sua vita. Fa veramente una rivoluzione, è veramente una ribelle. All’epoca si veniva uccise quando c’era il disonore, e lei invece trova disonorevole la vita che gli uomini, i padri e i mariti decidevano per lei. E lo fa con molto coraggio. Io ho dedicato il mio lavoro a tutte le donne che ogni giorno decidono di combattere contro una società che non le ascolta. Giulia ti ringrazio per averci rese un po’ più libere”.
L’attrice catanese non nasconde l’importanza di un progetto di questo tipo, che parla della Sicilia in un modo diverso da come siamo abituati: “Noi siciliani siamo così: siamo una multietnia. Il fatto di sapere che in Sicilia sono passati tutti e che questa diversità per noi è stata una ricchezza. Quando vado in giro per il mondo, potrei essere una cittadina di qualunque luogo e in qualunque luogo mi sento accolta perché le mie radici sono siciliane, che nel profondono vengono da tanti scambi, culturali, di mercato. Questo grande hummus, questa terra che ha questa grande fertilità eppure è molto patriarcale, perché è molto legata alla paura, al pensiero degli altri, del ‘si fa ma non si dice’. Ho sempre lottato con il sorriso per la mia indipendenza. Ma poi c’è anche quella parte della Sicilia che accoglie, che dà un’opportunità a chi ha la visione. Sono molto felice di essere entrata in una storia che parla di Sicilia, ma non di mafia. Un racconto che riscatta le cose belle che ci sono state e che ci sono”.
I Leoni di Sicilia è una serie molto ambiziosa, che non nasconde l’intento di imporsi in un mercato dove gli investimenti per la grande serialità sono sempre più alti. Oltre alle grandi interpretazioni che contraddistinguono tutti gli attori, anche i secondari, la serie si caratterizza per una qualità produttiva in linea con le produzioni di stampo Disney, dalle ricostruzioni delle location e dei costumi, fino ad arrivare a una colonna sonora avvolgente e curata. “Il bello e il complicatissimo dell’epoca è ricostruire qualcosa che non esiste più. – conclude Genovese – In questo caso mi dà anche un senso di responsabilità. Vedere qualcosa che abbiamo fatto che inizia con il marchio Disney, con cui siamo cresciuti, non ti è indifferente. Pensare che il nostro prodotto va in 100 paesi ti porta anche a confrontarti con tante serie internazionali. C’è una voglia assoluta di non sfigurare. Essere all’altezza del progetto, in cui abbiamo messo tantissime energie, oltre che budget”.
L’appuntamento è per il 25 ottobre su Disney + con i primi quattro episodi e per il 1° novembre per i restanti quattro. La sensazione è quella di avere davanti una storia che ci accompagnerà a lungo, ma per esserne certi dobbiamo aspettare il riscontro del pubblico: “La nascita di una serie viene da uno sceneggiatore, un regista, un produttore illuminato che individua una storia e che capisce che sarebbe il caso di raccontarla. – rivela Genovese – Le seconde stagioni hanno una caratteristica: le scelgono il pubblico. Se i personaggi vengono amati e c’è voglia di seguire le loro storie si farà una seconda stagione”.
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