Mirafiori: terza età e lotta di classe

'Mirafiori Luna Park', esordio di Stefano Di Polito è una commedia naif a lieto fine nella Torino post-industriale delle fabbriche abbandonate. Haber, Catania e Colangeli sono tre pensionati Fiat


TORINO. “Questo film è un omaggio ai nostri padri, perché sia io che il regista siamo infatti figli di quegli operai degli anni ’70 e ’80 che hanno lottato alla Fiat per i diritti di tutti i lavoratori e per costruire benessere e sicurezza per i loro figli. Allora c’erano dei valori, oggi questa storia si è interrotta e nonostante il difficile momento dobbiamo ricostruirla”, dice il regista Mimmo Calopresti, questa volta nei panni del produttore – Alien films in collaborazione con Rai Cinema -dell’esordio di Stefano Di Polito, classe 1975.
Sono proprio quegli operai sindacalizzati, ora pensionati non riconciliati, interpretati da Alessandro Haber, Antonio Catania e Giorgio Colangeli, i protagonisti di Mirafiori Luna Park, passato a Festa mobile.

Una commedia naif a lieto fine nella Torino post-industriale delle fabbriche vuote e abbandonate, “una favola surreale perché è il modo migliore per raccontare gli incubi”, spiega il regista che si è ispirato per i personaggi al padre e ai suoi amici. Carlo, Franco e Delfino sono i testimoni di una stagione passata di duro lavoro alla catena di montaggio, di sacrifici, ma anche di lotte e di impegno sindacale per i diritti dei lavoratori. Hanno speso una vita in quei capannoni abbandonati dell’indotto Fiat che stanno per essere abbattuti per far posto a un esclusivo campo di golf.
I tre inseparabili compagni e amici non possono accettare che la riconversione di quei luoghi industriali cancelli la memoria operaia. Non accettano di uscire fuori di scena in silenzio e decidono, come un tempo, di occupare la loro ex fabbrica per farne un parco giochi per i bambini del quartiere.

Una favola, a tratti amara e a tratti leggera, che lascia comunque aperta una speranza e offre un esempio ai giovani disillusi. Nel film i figli degli operai sembrano infatti aver perso un po’ la bussola e tradire il modello familiare, in particolare il figlio di Carlo sempre pronto a battere cassa dal padre e con poca voglia di darsi fare, con la scusa della crisi. “E’ un’autocritica, rappresenta quello che sono stato io in momenti sbagliati. La nostra generazione lotta purtroppo individualmente”, suggerisce il regista.
Divertente è poi l’idea che la lotta di classe non cessi anche durante la terza età. Da una parte gli ex operai che occupano non solo lo spazio industriale abbandonato ma anche un terreno privato per coltivare degli orti; dall’altra gli ex dirigenti e capi reparto frequentatori di un campo di golf confinante e che presto si allargherà a quella zona occupata. “Il campo di golf c’è veramente a Mirafiori, è una cosa surreale ma sta nella logica di quel mondo. Del resto fino a pochi anni fa a Mirafiori  non c’erano né un teatro né una biblioteca”, ricorda Calopresti.

Malinconia e umorismo camminano insieme nel film. Quando gli operai tornavano a casa, non volevano portare in famiglia il cattivo umore della fabbrica, avevano bisogno di sdrammatizzare, di rivendicare un proprio orgoglio. Così la giostra o il luna park era il modo ironico con cui parlavano della catena di montaggio.
“Accanto alla rimozione delle catene di montaggio, si è verificata una rimozione generale del ‘tema operaio’ sparito lentamente dall’agenda dei media e dal dibattito culturale – afferma Di Polito – Il film intende soffermarsi sul dovere di raccogliere l’eredità immateriale delle fabbriche. Prima di cancellare i segni del passato abbiamo bisogno di assicurarci un futuro meno vuoto e di ricostruire un rapporto più intimo, sincero e sentimentale con ciò che siamo stati”.

Le immagini di repertorio provengono dall’Archivio storico Luce e soprattutto dall’Archivio industriale d’Ivrea, dove sono raccolti i materiali della Fiat. Don Ciotti ha prestato la voce al prete che legge la poesia ‘Ode alla vita’ di Martha Medeiros; il commissario di polizia è interpretato da Mimmo Calopresti; l’ex dirigente Fiat dall’esercente Lorenzo Ventavoli e la voce dello speaker radiofonico è di Johnny Palomba.

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