Mino Guerrini un arcitaliano

Chiara Grizzaffi e Rocco Moccagatta hanno raccolto testimonianze, ricordi, analisi, corredati da filmografia e bibliografia dettagliate, nel volume Mino Guerrini. Storia e opere di un arcitaliano


Chi fu Mino Guerrini? “Per me è rimasto sempre quel ragazzo fortunato che giocava con un po’ di leggerezza col giocattolo cinema”, Francesco Massaro. “Era un uomo di un’intelligenza incredibile. Scriveva bene, ha scritto sceneggiature per altri registi anche importanti, come Mario Bava per La ragazza che sapeva troppo. E aveva una bella faccia, tant’è che ha fatto anche l’attore”, Franco Nero. “All’epoca de Il terzo occhio (1966) Guerrini era un’esplosione di fantasia, di gioia, di vita, di felicità, quasi a livello infantile, sembrava una bufera. In lui ho ritrovato quell’entusiasmo che aveva anche Mario Bava. Come lui, finì subito etichettato nella serie B, trascurato o maltrattato dalla critica, sconosciuto in patria”, Erika Blanc. “Guerrini era gentilissimo, rispettoso con noi attori, non ha mai alzato la voce. Era una persona introversa, di poche parole, non si sapeva se fosse sposato o convivesse, se avesse dei figli, non diceva nulla”, Rita Calderoni. “Con Mino Guerrini abbiamo fatto insieme ben sei film, dal 1969 al 1974. Era molto deciso, anche sul set. Era molto bravo a risparmiare, collaborativo nel contenere i costi, semplificando o addirittura tagliando certe scene. Poi era anche un nottambulo, passava le notti a via Veneto e Piazza del Popolo. Il rimpianto è di non aver fatto altre cose con lui, altri tipi di film oltre le commedie, perché era estroverso e a suo modo geniale”, Fulvio Lucisano. “Il regista de Il colonnello Buttiglione (1973) era Mino Guerrini, che ci accolse vestito da cowboy, ci diede una squadrata e ci disse che andavamo bene. Lui era una persona molto divertente, parecchio eccentrico nel vestire, con gli stivaloni e il cappellaccio, e nel modo di parlare, in romanesco, però con modi ed espressioni da boss americano”, Jerry Calà. “Guerrini lo conoscevo piuttosto bene, anche se non ci si frequentava molto. Con mio padre Steno c’era un rapporto di simpatia reciproca. Era molto intelligente, un raffinatissimo artista, un letterato, un bravo giornalista, ma uno sciagurato totale. Un personaggio formidabile. Era un sopravvissuto degli anni ‘50, dove tutti erano a 360 gradi, sapevano fare di tutto, come quell’intera generazione, non erano monotematici. Sapeva cos’era la cultura, la politica, gli uomini. Era uno di quei tipi da caffé, da Dolce Vita, che sapevano smontare il mondo in una sera e poi rimontarlo a loro immagine e somiglianza, con duttilità e intelligenza, un po’ come Longanesi, che alla fine hanno lasciato molto meno di quello che erano”, Enrico Vanzina.

Chiara Grizzaffi e Rocco Moccagatta hanno raccolto un bel po’ di testimonianze, ricordi, analisi, corredati da filmografia e bibliografia dettagliate, nel volume Mino Guerrini. Storia e opere di un arcitaliano edito da Mimesis. Gianfranco Angelucci, ad esempio, scrive del rapporto di Mino Guerrini con Federico Fellini per un progetto ispirato dalle gesta rocambolesche del poliziotto Nicola Longo. Lo stesso Longo parla del progetto elaborato a lungo assieme ai due cineasti. Oltre a saggi di Marco Giusti, Leonardo Capano, Alberto Pezzotta, Roberto Curti, Elena Gipponi, Mimmo Ginneri e altri autori, il libro ripropone un’antologia dei brillantissimi articoli satirici sul sottobosco del cinema scritti con l’arsenico da Mino Guerrini per Il Mondo e altri rotocalchi tra il 1952 e il 1983.

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07 Marzo 2022

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