Diversi nuovi impegni attendono Michele Placido dopo le polemiche seguite al recital “Mi ricordo” tratto dalle pagine di Georges Perec che ha tenuto con Catherine Deneuve mercoledì sera alla Versiliana di Marina di Pietrasanta (“Mi dispiace che gli spettatori non siano stati informati adeguatamente della breve durata dello spettacolo e del fatto che la Deneuve avrebbe letto in francese”, ha dichiarato). L’attore-regista pugliese continuerà a recitare in agosto ne “I fatti di Fontamara”, un recital benefico per l’Abruzzo ispirato dalle pagine di Ignazio Silone sul terremoto del 1915 in cui è in scena con 11 allievi dell’Accademia d’arte drammatica; aspetta con fiducia la proiezione in concorso al Festival di Venezia il 9 settembre del suo film sul’ 68 Il grande sogno; prepara un nuovo film da regista sul bandito Renato Vallanzasca con Kim Rossi Stuart protagonista, sul set dal 18 ottobre, prima di un prestigioso impegno francese che lo vedrà dirigere a Parigi nella primavera del 2010 il poliziesco Miserere, tratto dal romanzo di Jean-Christophe Grangé, l’autore de I fiumi di porpora.
Che cosa racconta “Il grande sogno”?
Le vicende di tre giovani che partecipano in modi diversi all’epocale rivoluzione ideale del 1968: Nicola (Riccardo Scamarcio), è un ventenne pugliese che arriva a Roma per fare il poliziotto, ma sogna di diventare attore e riesce ad iscriversi ai corsi dell’ Accademia di arte drammatica. Nel marzo del 1968, quando iniziano gli scontri tra gli studenti di Architettura e la polizia, verrà infiltrato tra i giovani del Movimento da cui finirà col restare a poco a poco influenzato anche grazie all’incontro con Laura (Jasmine Trinca), una combattiva studentessa cattolica borghese di cui si innamora ricambiato, e all’amicizia con Libero (Luca Argentero), uno studente torinese impegnato a contestare i baroni universitari che si schiera a fianco degli operai e dei braccianti per difendere i loro diritti.
Che cosa l’ha spinta realizzare questo film?
Nicola è direttamente ispirato alla mia vita reale ma anche gli altri personaggi nascono da ricordi di esperienze dirette o indirette sia mie che degli sceneggiatori Angelo Pasquini e Doriana Leondeff, ma anche di Nicola Piovani, autore delle musiche del film. Tutti noi conservavamo di quel periodo ricco di fermenti un ricordo più che positivo e abbiamo sentito l’esigenza di raccontare come eravamo, come pensavamo e come sia nata la politicizzazione di quella generazione che entrò in possesso di un altro linguaggio, iniziò a sognare un mondo migliore e in parte ha continuato a farlo. Non abbiamo voluto dar vita a un film sulla memoria ma a una storia piena di vita e di colore ideata per ricordare senza tristezze come il ’68 abbia contribuito al cambiamento del mondo di oggi, nel bene e nel male. La “rivoluzione” però ha anche seminato discordia e tensioni, alcuni dei ragazzi formatisi in quegli anni avrebbero preso in seguito anche altre tragiche direzioni scegliendo la via senza ritorno del terrorismo, ma sono convinto che un nuovo ’68 in questi tempi oscuri della politica sarebbe utilissimo, se inteso come spinta ideale positiva e propulsiva che le regali una nuova vitalità.
Ha voluto rendere omaggio al grande cinema di impegno civile e sociale dell’epoca?
Ho avuto al fortuna di poter recitare con maestri come Francesco Rosi e Damiano Damiani, e nei miei film da regista ho sempre cercato di farne tesoro, credo che sia una necessità etica continuare a raccontare il nostro Paese, cercando di riflettere tra cronaca e Storia. Ad esempio per il mio prossimo film sul bandito Renato Vallanzasca che terrorizzò Milano e dintorni negli anni ’70 non potremo non parlare anche del contesto milanese dell’epoca, con le prime eclatanti corruzioni pubbliche, il riciclaggio del denaro dei sequestri di persona, i “colletti bianchi” e la letale commistione tra finanza “pulita” e finanza “sporca”.
Che cosa l’ha interessata di Vallanzasca?
Il suo percorso esistenziale di persona che dai 24 ai 34 anni ha “bruciato” la sua vita e poi da detenuto è scomparso nel nulla senza voler essere “personaggio” ad ogni costo. Mi ha incuriosito il suo privato, la sua storia d’amore con la compagna Antonella, e la parte pubblica, che lui ha raccontato nel suo libro “Il fiore del male”, che darà il titolo anche al nostro film prodotto da Elide Melli e dalla 20th Century Fox Italia, di cui sto ultimando la sceneggiatura insieme a Kim Rossi Stuart che ne sarà il protagonista.
Che cosa può anticipare infine di “Miserere” che girerà in Francia l’anno prossimo?
Si tratta di un thriller gotico ambientato nella Parigi di oggi: i produttori francesi di Pathé e lo scrittore Jean-Christophe Grangé erano rimasti colpiti dal mio Romanzo criminale ed hanno pensato che potessi essere io il regista giusto per dirigere questo film di genere dal budget notevole: per me è un grande onore essere stato scelto. Racconteremo le indagini di due commissari di polizia (uno anziano, testardo ed acuto, l’altro molto più giovane ed attivo nella Squadra protezione minori) su certi strani ed efferati delitti che avvengono in alcune chiese di Parigi, tutti accomunati in apparenza da vittime che hanno avuto a che fare col nazismo o con il regime fascista in Cile.
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