In selezione ufficiale alla Festa di Roma Run With The Hunted di John Swab, black drama che mette insieme un cast nomi celebri al fianco di giovani talenti emergenti: da Michael Pitt, Ron Perlman, Dree Hemingway a Mark Boone Junior, Slaine, Sam Quartin. “È molto difficile oggi fare un film senza nomi di richiamo o attori di grande talento. Noi per fortuna avevamo a disposizione una gamma di interpreti molto diversi tra loro. Lavorare con Pitt, che seguo da sempre, è stato straordinario, ma tutti hanno dato un grande contributo al film”, conferma il regista, scappato di casa da giovane, che dunque ha messo più di qualcosa di personale in questo film che racconta la storia di un ragazzino, Oscar, che commette un omicidio per salvare da un’aggressione la sua migliore amica. Come conseguenza di quel gesto estremo è costretto a fuggire dalla città di campagna in cui è nato e a lasciarsi tutto alle spalle, entrando in una banda di piccoli ladri di strada che diventano per lui una sorta di nuova famiglia. Ragazzini perduti di cui diventerà negli anni il capo, in una spirale crescente di crimine e corruzione.
Indagare i lati oscuri dell’America non è una novità per John Swab, che aveva già portato sullo schermo il noir Let Me Make You a Martyr, con Marilyn Manson nei panni di un inquietante sicario: “Trovo che le persone che hanno delle ferite siano molto più interessanti. I protagonisti del film per me non sono cattivi, ma solo persone che hanno un po’ perso la strada e cercano di fare del loro meglio. Racconto la loro esperienza, che è anche la mia, e cerco di farlo senza pregiudizi, provando per queste storie da un lato la responsabilità del racconto ma anche una certa fascinazione”.
Ad interpretare il ruolo del protagonista Michael Pitt, che rivela di scegliere i film che interpreta non tanto in base al copione (“Le sceneggiature possono essere ingannevoli, non giudico mai tutto dal copione perché conosco le reali difficoltà e le pressioni continue che subiscono, poi, i registi durante la lavorazione”), quanto piuttosto in base agli altri attori presenti e al regista: “Questo film l’ho fatto fondamentalmente per Dree e per John Swab”, conferma. Rispetto, poi, alla collaborazione sul set: “Una delle prime sere in cui è arrivato Pitt abbiamo fatto un giro e parlato del nostro passato, del nostro sentirsi incompresi, in difficoltà, a disagio – racconta John Swab – In fondo il film parla proprio di questo, del bisogno di trovare la propria famiglia”.
“La famiglia è importante”, gli fa eco Pitt che racconta di provenire da una stirpe parecchio numeros che , a un certo punto, si è disgregata: “Mio nonno era italiano, eravamo una trentina di nipoti e gestivamo i suoi ristoranti. Quando lui è morto, però, la famiglia si è in qualche modo frantumata e da adolescente ho dovuto andare in cerca della mia famiglia. Abbiamo tutti bisogno di persone e di legami, che siano o meno di sangue. Gli artisti a volte hanno un punto di vista sulle cose che non è convenzionale – continua Pitt – e hanno bisogno di crearsi la loro famiglia. Il film parla proprio di questo, non solo dell’essere perduti, ma anche dell’essere trovati”.
Parola al premio Oscar Ron Howard, regista di Pavarotti, documentario biografico in Selezione Ufficiale alla Festa di Roma 2019, stasera in prima serata su Rai Uno: materiale familiare inedito, interviste originali, tra cui a Nicoletta Mantovani, alle tre figlie e alla prima moglie, e a Bono Vox, un racconto franco e celebrativo, intimo e pubblico
Bilancio positivo per il festival dedicato ai ragazzi, che ha registrato un incremento del 29% alle biglietterie, 6000 biglietti in più rispetto al 2018. "Nel tempo siamo riusciti a costruire un rapporto diretto e autentico con tutto il pubblico, partendo dalle scuole, fino ad arrivare agli accreditati e alla critica". Così dichiarano i direttori Fabia Bettini e Gianluca Giannelli
Il premio è stato consegnato ai due registi belgi durante la 17ma edizione di Alice nella Città da Angela Prudenzi, Francesca Rettondini e Cristina Scognamillo
CECCHI GORI - Una Famiglia Italiana: dopo la mostra fotografica, la Festa ospita il documentario, per la regia a quattro mani di Simone Isola e Marco Spagnoli, prodotto da Giuseppe Lepore per Bielle Re, che ha curato la realizzazione dell’intero progetto dedicato alla dinastia che ha fatto grande parte del cinema italiano