Fa il tutto esaurito, Meryl Streep al Festival di Roma: Marc’Aurelio alla carriera e diva della nuova commedia di Nora Ephron, Julie & Julia, doppia biografia per grand gourmet. L’attrice, due volte premio Oscar, è Julia Child, la donna che ha portato la cucina francese in America con una specie di Bibbia dei fornelli, “Mastering the Art of French Cooking”, e con una serie di buffi programmi televisivi in cui insegnava a disossare l’anatra e cuocere un perfetto uovo in camicia; mentre Amy Adams è Julie Powell, una newyorchese diventata famosa per aver pubblicato un blog – e in seguito un libro – in cui raccontava le sue disavventure nel preparare 524 manicaretti in 365 giorni. La sceneggiatura di Nora Ephron (Harry ti presento Sally, C’è posta per te) si basa su questi due volumi e si concentra, oltre che sulle prodezze gastronomiche, anche sulla vita privata delle due donne, entrambe felicemente sposate, la Child con un diplomatico di idee democratiche (Stanley Tucci) che incappa negli isterismi del maccartismo, la seconda con un coetaneo comprensivo, ma piuttosto stressato dalle ambizioni della moglie, la quale a sua volta mal sopporta il lavoro nel call center di aiuto per le vittime dell’11 settembre e il rumoroso appartamento nei Queens. Julie & Julia uscirà domani nelle sale con Sony Pictures, mentre Meryl Streep è attesa anche per un incontro col pubblico nella penultima giornata del Festival, affollatissima di divi e di pubblico, nonostante la pioggia a dirotto.
Ha mai incontrato Julia Child?
No, anche se ci siamo scritte. L’avevo contattata già alla fine degli anni ’80 perché ero attiva nel movimento slow food con un gruppo che si chiamava Mothers and Others. Devo dire che all’inizio è stata molto scorbutica con noi, ma poi si è ricreduta.
Il film rivaluta il potere creativo della cucina, un artigianato praticato da sempre dalle donne, anche se i grandi chef sono spesso uomini.
Le donne devono cucinare per forza e dopo la seconda guerra mondiale c’era l’imperativo di farlo in fretta, con cibi surgelati, per dedicarsi subito ad altro. Proprio grazie a Julia Child gli americani hanno riconquistato il piacere del gusto e l’uso di ingredienti freschi e genuini, anziché precotti.
Mettendo a confronto il comportamento dei due mariti del film, l’uomo degli anni ’50 sembra molto più disponibile a incoraggiare la moglie come scrittrice.
Forse perché era sulla cinquantina quando lei iniziò ad avere successo come cuoca televisiva e aveva già ottenuto i riconoscimenti che desiderava nella sua carriera di diplomatico. Per lui era più facile.
Crede che il messaggio positivo del film potrebbe giovare in tempi di crisi economica e depressione?
La piccola gemma che si nasconde in questo film è che amore, sesso e cibo sono le cose che contano davvero, anche se soldi, potere, carriera possono oscurare questi valori.
Sa che Sofia Loren ha detto una volta di essere molto invidiosa di non essere stata lei la partner di Clint Eastwood nei “Ponti di Madison County”?
L’ho vista all’ultima edizione degli Oscar e ci siamo abbracciate con affetto, non mi pare che sia arrabbiata con me. L’ammiro moltissimo, e anche mio marito l’ammira molto, specie quando la vede uscire dall’acqua.
Non crede che nella sua rappresentazione di Julia Child, con il suo strano francese e le sue mossette, ci sia un aspetto caricaturale?
Non credo. Con questo personaggio ho cercato di rendere omaggio a mia madre, che aveva la stessa età di Julia Child, la sua gioia di vivere, la sua facilità di fare amicizia con tutti, una donna che aveva scelto di vedere solo le cose belle della vita.
Davvero si può aver paura di disossare un’anatra?
La paura ci trattiene in molte cose della vita. Uno degli aspetti migliori del lavoro dell’attore è che non ti permette di aver paura di nulla.
Non è un lavoro ingeneroso con le donne, specie quando invecchiano, come dice qualche sua collega?
Io ho 60 anni! E sono stata fortunatissima. Non mi sono mai concentrata sulla bellezza, per me interpretare un uomo, una donna, una vecchia signora grassa è la stessa cosa, mi sento come creta nelle mani di uno scultore. Ma ho due figlie attrici e so che oggi l’attenzione sull’aspetto fisico è asfissiante, una pressione che ti toglie la capacità di recitare davvero per concentrarti sulla tua magrezza isterica. Sono preoccupata per loro…
Lei ha avuto 15 nomination e 2 Oscar, per “Kramer contro Kramer” e “La scelta di Sophie”.
E’ passato molto tempo dall’ultimo Oscar… Venticinque anni? Quando ricevo una nomination sono molto onorata, perché le candidature sono gli attori a votarle e per me contano ancora di più del premio, che è votato dall’intera Academy.
C’è qualche regista con cui vorrebbe lavorare?
Scorsese, vorrei che per una volta s’interessasse a un personaggio femminile.
Cosa pensa del Nobel a Obama?
Sono d’accordo, è sulla buona strada per mantenere le proprie promesse e già è riuscito a crearsi molte amicizie nel mondo.
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