CANNES – Il polacco Paweł Pawlikowski, vincitore dell’Oscar con Ida, e il greco francesizzato Costa Gavras (Oscar per Z L’orgia del potere, Palma d’oro per Missing) sono chiamati a rappresentare il cinema europeo con la sua capacità di affascinare il pubblico di tutto il mondo, compreso quello hollywoodiano nel giorno in cui si festeggiano i 25 anni del Programma Media al Festival di Cannes. I due registi, insieme a commissario europeo per l’economia e la società digitale Gunther Oettinger e al presidente del Festival Pierre Lescure, hanno incontrato i giornalisti per ricordare quanto sia necessario sostenere la diversità culturale dell’Europa ma anche la sua peculiare visione della creatività, ancor più nell’era digitale. We all love stories è lo slogan di un breve video che dà la parola a molti artisti del continente, tra cui il belga Bouli Lanners che scherza: “Se Media sia utile non dovete chiederlo a me, ma al mio produttore”. Il programma, in effetti, ha reso possibile dal punto di vista finanziario la nascita di migliaia di film e soprattutto la loro diffusione. Quest’anno ci sono 10 titoli del concorso targati Media tra cui quelli di Ken Loach, Pedro Almodovar, Mungiu e dei Fratelli Dardenne. Nel corso di questo quarto di secolo 40 film Media hanno ricevuto i massimi premi del festival, dalla Palma d’oro al Prix du Jury.
Per Lescure Media è “un dispositivo essenziale per l’avvenire dell’audiovisivo europeo, l’Europa non può che essere un grande mercato”, mentre Oettinger ha ricordato come più di 100 milioni di euro vengano investiti nell’industria dell’audiovisivo dall’Europa. “Non sono tanti se si pensa che ci è richiesto di essere competitivi in Europa ma soprattutto nel resto del mondo, con industrie forti come quella americana e cinese. Occorre una buona cooperazione tra i nostri paesi e dobbiamo anche superare la concorrenza interna di altri settori come l’industria dell’automobile o la ricerca”.
Paweł Pawlikowski ha ricordato che Ida ricevette inizialmente un sostegno per lo sviluppo dello script. “Dopo l’abbiamo riscritto rispetto a quel progetto, ma nonostante tutto, Media ha contribuito a tenere vivo il film. È bene che ci sia un contesto europeo per il nostro cinema – ha proseguito il cineasta – specie per i film realizzati in lingue minori come il polacco, che dal punto di vista commerciale sono perdenti”. E ha annunciato che anche il suo prossimo lavoro sarà girato in polacco, nonostante le tante pressioni per cedere alla lingua inglese. Per Costa Gavras, “Media fa un lavoro molto importante che permette la comunicazione culturale tra i paesi e contribuisce a evitare che la nostra cultura sia spazzata via”.
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Alla fine Valeria Golino lo dice chiaramente. "C'è stata unanimità? Quasi". E aggiunge: "Ci sono state lunghe discussioni, ma nessuna decisione è stata presa coi musi", e definisce l'esperienza appena conclusa "faticosa e memorabile". A caldo è abbastanza evidente che la giuria di George Miller ha dovuto fare un bel po' di compromessi. Due particolari rivelatori. Il doppio premio a The Salesman, il bel film di Asghar Farhadi che forse avrebbe meritato la Palma d'oro, e il premio per la regia ex aequo. I premi
E’ Ken Loach con I, Daniel Blake il re del palmarès di Cannes 2016. Seconda Palma a dieci anni di distanza per il regista britannico, che aveva già conquistato il premio con Il vento che accarezza l'erba. “Cercate di restare forti, per favore. Ci sono persone che faticano a trovare il cibo nel quinto paese più ricco del mondo – ha detto il regista alla premiazione – il cinema serva anche a dare speranza. Un altro mondo è possibile e necessario”. Fanno colore le copiose lacrime di Xavier Dolan e l'esuberanza di Houda Benyamina, vincitrice della Camera d'or. I premi