Compie vent’anni il MedFilm Festival e celebra il passaggio del testimone tra la presidenza greca e quella italiana dell’Ue nel segno di un’Europa alla quale si chiede di guardare sempre più verso il Mediterraneo. Un festival accorciato nel numero dei giorni (4-11 luglio) “per motivi di budget”, come ha sottolineato la direttrice Gisella Vocca, ma che si presenta con numeri di rilievo: 83 tra lungometraggi, cortometraggi e documentari; 50 anteprime nazionali; 35 paesi rappresentati, 17 ospiti internazionali. Il tutto articolato in tre categorie di concorso, più altre sei sezioni tra cui Med20-Omaggi e le Perle-Vetrina Italia. E proprio l’Italia è il paese ospite del 2014, mentre a Mario Martone va il premio alla carriera come pure al francese Paul Vecchiali. Il premio Koinè andrà invece a padre Giovanni La Manna presidente del centro Astalli, per riconoscere l’impegno a favore di migranti e rifugiati.
La sezione dedicata all’Iralia sarà composta da 12 film: tre lungometraggi, tre documentari e sei cortometraggi, per un’ampia panoramica che intende dare visibilità ad alcuni tra gli autori più originali del nostro cinema. Tra i titoli che saranno proposti La mia classe di Daniele Gaglianone, i documentari Brasimone di Riccardo Palladino, ambientato nell’Appennino che sovrasta Bologna, e Il futuro è troppo grande di Giusy Buccheri e Michele Citoni, intimo ritratto della vita quotidiana di due adolescenti – lui filippino, lei cinese – nella nuova Italia multiculturale. Concludono la sezione sei cortometraggi, per un percorso che attraversa l’Italia con la Sicilia di Cuore Nero, la Taranto di Alle corde e la Genova di A passo d’uomo.
Otto i lungometraggi nel Concorso Ufficiale – Premio Amore e Psiche curato da Giulio Casadei. Per l’Italia la nuova opera, tutta al femminile, di Edoardo Winspeare, In grazia di Dio. Nel Concorso Internazionale Documentari Premio Open Eyes, curato per il quarto anno dal regista Gianfranco Pannone, 10 opere, tra cui spicca l’anteprima internazionale di Corpo a corpo di Mario Brenta, mentre Karine de Villers documenta le prove dello spettacolo Orchidee di Pippo Delbono.
A presiedere la giuria del premio Amore e Psiche, la scrittrice Dacia Maraini, che ha ricordato come i suoi ‘padri culturali’ vengano da tutta Europa, da Eschilo a Virgilio, da Mozart a Pasolini, e come la cultura sia l’antidoto alle tendenze nazionaliste, grette e ostili che sembrano emergere tra gli europei: “La cultura è la sola via, perché dove c’è la cultura non c’è la guerra”, ha spiegato durante la presentazione presso la rappresentanza della Commissione e del Parlamento europei a Roma. Oltre a padre La Manna, sono intervenuti il sottosegretario del ministero per i Beni e gli Affari Culturali Francesca Barracciu e l’ambasciatore di Grecia in Italia, Themistoklis Demiris, a sottolineare il passaggio della presidenza dalla Grecia all’Italia, ma anche la valenza politica di parole d’ordine del festival come dialogo, conoscenza reciproca, raccontarsi tra un Paese e l’altro. La cerimonia d’apertura si terrà il 4 luglio al museo Maxxi di Roma, con la proiezione di Factory Girl, coproduzione tra Egitto ed Emirati diretto da Mohamed Khan, che interverrà. Dal Marocco (presente con, tra gli altri, En attendant Pasolini di Daoud Aoulad-Syad), al Libano (con Stable Unstable di Mahmoud Hojeiji), e poi spingendosi verso Nord fino a Romania, Germania e persino Irlanda. Chiusura l’11, sempre al Maxxi, con il francese Eastern Boys di Robin Campillo. Il programma dettagliato, con le sale e gli orari, si trova su www.medfilmfestival.org
La 23ª edizione del Festival, dal 7 al 15 dicembre, celebra Glauber Rocha e Francesco Guccini, accende i riflettori sul cinema indipendente e affronta temi di attualità come il gender gap nel settore cinematografico
In programma una Masterclass di Enzo d’Alò e la proiezione del restauro di Vito e gli altri di Antonio Capuano, realizzato da Cinecittà
Tra i protagonisti Michele Placido, Francesco Costabile, Bruno Bozzetto, Marianna Fontana, Marco Amenta. In programma la proiezione del restauro di Milano Calibro 9
La cineasta tedesca riceve la Laurea Honoris Causa all’Università di Firenze e si racconta sul palco in un dialogo a tutto campo con Piera Detassis