McQueen e Wenders formato doc

Occupied City e Anselm: i due autori si misurano col linguaggio documentario, entrambi Fuori Concorso. La prima una storia sulla Storia recente; l’altra, l’omaggio a un artista contemporaneo, Kiefer


CANNES – 262 minuti per il passato che si scontra con il disordine del nostro presente nel documentario di Steve McQueen, Occupied City, ispirato al libro Atlas of an Occupied City (Amsterdam 1940-1945) di Bianca Stigter.

Un ritratto incrociato, un’immersione nel periodo dell’occupazione nazista che continua ad infestare la capitale olandese, città adottiva del regista, e una vertiginosa esplorazione degli ultimi anni, segnati dalla pandemia e dai movimenti sociali.

Quello che emerge è un’esperienza commovente che celebra la vita, una meditazione sulla memoria, sul tempo e sul nostro futuro comune. Con Occupied City, dunque, McQueen presenta un lavoro profondo e commovente che fa toccare tra loro il talento dell’autore e la ricchezza della narrazione della Stigter.

Una giornata, quella corrente, in cui il linguaggio documentario impera a Cannes, infatti un altro grande del cinema – Wim Wenders – presenta il suo Anselm. Un’esperienza cinematografica suggestiva, che fa luce sul lavoro di un artista e rivela il suo percorso di vita, le sue ispirazioni, il suo processo creativo e il suo fascino per il mito e la Storia. Passato e presente si intrecciano per sfumare il confine tra film e pittura, permettendo di immergersi nel mondo di uno dei maestri della pittura contemporanea, Anselm Kiefer.

Dunque, Anselm è la visione di un artista con la A maiuscola di un altro artista con il medesimo capolettera.

Kiefer, additato da una certa critica tedesca come nostalgico e nazionalista, sebbene nel’77 venga chiamato ad esporre adOCUMENTA di Kassel, preferisce a quel punto iniziare a esporre all’estero, dove la sua arte viene esaltata sia per la grande capacità tecnica, sia per i soggetti rappresentati.

Nei suoi quadri, spesso di grande formato, applica sue xilografie e incolla suoi disegni, che poi amalgama, ricorrendo a vari espedienti materici di estrazione per lo più povera.

Alla fine degli Anni ‘70 comincia a frequentare l’Italia e i maggiori artisti del momento.

Nel1980 la Biennale di Venezia gli dedica una mostra, Verbrennen-Verholzen-Versenken-Versanden. Nel1982, a seguito del successo ottenuto dalle prime mostre negli USA, viene di nuovo invitato a dOCUMENTA, scatenando, ancora, le critiche negative di molti intellettuali tedeschi. In effetti narrare la Storia, in particolare quella scomoda, è da sempre l’interesse principale di Anselm Kiefer.

Nella seconda metà degli Anni ‘80 Kiefer dedica tutta una serie di opere alla Storia ebraica, in particolare alle donne ebree, quelle che hanno perduto la vita nei campi di stermino hitleriani.

Nei quadri di Kiefer non appaiono quasi mai figure umane, infatti predilige dipingere i luoghi, i paesaggi, gli ambienti dove le tragedie della Storia si sono consumate.

Dagli Anni ‘90 possiede uno studio a Buchen e a Gerusalemme, e una casa in Francia. Ha realizzato l’installazione permanente I Sette Palazzi Celesti presso l’Hangar Bicocca di Milano.

17 Maggio 2023

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