Cosa ne pensi dell’istituzione della famiglia, tu che sei cresciuta in una famiglia “decostruita”?
Come giovane donna, come ragazza, mi sento privilegiata, oggi. Ma da bambina alle volte avrei desiderato un’immagine più borghese, alle volte…
Cosa fa tua madre?
Ne ha fatte di tutti i colori, dal liceo artistico è passata al DAMS poi ha smesso peché sono nata io e poi da un lavoretto all’altro ha cercato di privilegiare la creatività.
Dove hai vissuto?
Qui a Piramide, a Roma in una casa che ci regalò mia nonna.
Non hai l’accento romano…
Grazie alla nonna e a mamma che venendo dall’Istria…
Maya Sansa è cresciuta in modo straordinariamente fertile per lo sviluppo di una persona: allevata dalla madre e dalla nonna, e sentirla parlare di loro è un incanto, si potrebbe farle un intervista solo su questo, Maya ha conosciuto il padre solo a quindici anni. Il papà è un architetto persiano e forse qualcosa del fascino magnetico mediorentale è rimasto in questa giovane donna dai capelli neri e dal volto fiero e luminoso. Maya è stata tra le diciotto attrici più interessanti nominate a Berlino quest’anno. Dopo aver ricoperto il ruolo del titolo nel film “La Balia” la nostra ha preso i premi e la notorietà che le sono derivati con calma e curiosità. Caratteristiche queste che la fanno una delle giovanissime più autenticamente glamour in giro. È dunque un piacere cogliere il suggerimento “del nostro direttore” di intervistarla. La incontro al Cafe Du Park (dove ho già chiaccherato con Stefano Accorsi pochi giorni prima.
Quanti anni hai?
Ventiquattro, a settembre venticinque.
Vergine?
No, bilancia.
Quindi sei equilibrata.
Non penso che essere della bilancia significhi amare l’equilibrio, ma cercare di raggiungerlo.
Come hai cominciato?
A livello amatoriale seguendo dei corsi al liceo. Mi piaceva il cinema da spettatrice, volevo fare il CineTv (istituto di formazione professionale, ndr), mi interessava la fotografia… e tutti gli aspetti tecnici. Poi al liceo un insegnante particolarmente speciale mi fece scoprire Shakespeare. Amleto mi fece amare la possibilità del teatro, delle “lettere”. Con i corsi che ho seguito ho scoperto il teatro come rappresentazione.
Quale era il tuo primo ruolo?
Non mi ricordo bene, credo fossero dei dialoghi d’amore trascritti da uno psichiatra…
e poi?
L’ultimo anno del liceo mi sono iscritta ad un corso semiprofessionale al teatro dei Cocci e quella fu un esperienza cruciale perché cominciai a comprendere cosa non amavo del teatro in Italia: il narcisismo, l’essere tutti delle primedonne, nessun tipo di lavoro seriamente di compagnia. Le scuole anziché darti metodi diversi per farti poi trovare la tua strada creano tanti attori con lo stampino, piccoli Ronconi, piccoli Streheler, ma non vorrei apparire petulante…
Hai ragione a preoccupartene, da queste parti essere anche solo un po’ fuori dal coro viene scambiato per saccenza, no?
Si, (sorride)
Mentre l’ascolto penso alla prima volta che incontrai Maia. Ero al Festival di Londra per presentare il mio The Protagonists. L’Ambasciatore aveva organizzato, grazie alle cure amorose di Luciana Castellina, un pranzo in onore dei registi italiani al festival, oltre a me Salvatore Maira e Gabriele Muccino. Maia era stata invitata per illuminare della sua presenza i saloni affollati di mobili e quadri preziosi dell’Ambasciata. E allora dopo il pranzo, in fuga dall’etichetta io, lei e Muccino ci mettemmo a passeggiare parlando di cinema e altro… Nonostante il’terzo incomodo’ la camminata con Maia fu un momento piacevolissimo, protrattosi per tutto il giorno, fino al party di chiuura del LFF. Di notte ci salutammo con la promessa di ritrovarci in Italia…
Ma noi lo sappiamo… e poi dopo i “cocci” ?
Sono partita, per Londra e per una diversa scuola di recitazione. È stata un esperienza fantastica. Ti danno tutti gli strumenti per capire chi sei veramente come artista. Per farti diventare una professionista ma anche per darti un centro, un luogo da cui non perdersi.
un centro emotivo?…
Si. La vita è difficile. Soprattutto per persone sensibili e quindi, come artista, il centro significa trovare una forza interiore, trasformare la tua passione in qualcosa di solido, ma forse non è neanche giusto…
La Balia?
Il primo incontro con Bellocchio è stato bellissimo. C’è una cosa che amo della vita: incontrare e intendersi immediatamente o anche non intdendersi con persone con cui poi invece diventi amica; mi affascina questa possibilità di incontrare persone creative che hanno un loro mondo forte. Tornando a Bellocchio, è un vero artista, è puro, sa essere un bambino, ascolta gli altri, dona agli altri. Stima e protegge.
Com’è andata a Cannes?
Una bellissima tragedia. Ho perso il volo (o qualcosa del genere, è molto complicato, [ride]) sono arrivata all’ultimo minuto in conferenza stampa. Poi ho dovuto cercare il vestito perché l’abito che avevo preso a Londra, di Karen Millen, era buono solo per la prima sera ma a Cannes ci sono feste ogni minuto! Allora vado con Piergiorgio Bellocchio da Armani e compro un abito. Torno in albergo e dopo la doccia mi accorgo di avere lasciato la busta con il vestito nel negozio. Terrorizzata ho chiesto aiuto a Valeria (Bruni Tedeschi, ndr) e lei è venuta in camera con una palla di vestiti… e ho trovato un tailleur di… Armani.
Un festival vissuto pericolosamente…ami il rischio?
Per me rischiare è la cosa più importante. Se non mi prendo dei rischi non vale la pena.
Gli amori?
Umh… capirai… Una vera domanda difficile (pensa) tanti incontri belli, più o meno lunghi, solo compagni di gioc. Per ora il mio amore è totale per il mio mestiere, per le persone da incontrare; spesso un rapporto sentimentale può essere limitante e quindi se non incontro qualcuno capace di trovare l’equilibrio per essere libero io scappo… i maschi, purtroppo, sono possessivi.
Visto che sei su queste colonne, cosa ti fa essere una persona Glamour?
Non lo so! Che domanda difficile! Forse perché sono distratta? Forse perché sono contradditoria? Cerco l’equilibrio nelle cose e sono l’opposto…
Disassata, per dirla in termine cinematografici… sei anche in movimento?
Ho finito un film da una settimana, sto cercando di prendere la patente, vado a Taormina.
Che cosa vorresti veramente fare?
Non c’è una cosa in particolare, vorrei riuscire a conciliare teatro e cinema e vorrei riuscire a non smarrirmi. Voglio riuscire a rimanere Maya.
È davvero una bellissima chiusa per un intervista. Grazie dolcissima Maya.
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