MAYA SANSA


Lo scorso maggio era a Cannes con La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana. Ad agosto, è stata in concorso al Festival di Locarno con Il vestito della sposa di Fiorella Infascelli. Il 2 settembre la vedremo nei Nuovi Territori veneziani con My father’s garden del sudafricano Matthew Brown e il 4 a fianco di Luigi Lo Cascio in Concorso con Buongiorno, notte di Marco Bellocchio. Per Maya Sansa il 2003 è segnato solo da una costante ascesa. Senza contare il secondo coinvolgimento con Bellocchio, regista con cui la giovane attrice, appena 23enne, aveva esordito: “Dopo l’esperienza de La balia non credevo che avrei lavorato di nuovo con lui – racconta Maya Sansa – Marco, a parte alcune eccezioni (Jaqueline Lustig, ndr.), difficilmente sceglie attori con i quali ha già lavorato. Ricordo ancora la sua risata quando facevo Lady Macbeth. Mi diceva ma tu sei la ‘Balia!’. Per Buongiorno, notte ho dovuto sostenere due mesi di provini, tra dicembre e gennaio. Al terzo incontro, quello definitivo, mi ha detto sì. Marco è tornato, come uno strano cavaliere solitario per rimettermi in sella, proprio quando iniziavo a dubitare del mio mestiere”.

In “Buongiorno, notte”, ritratto volutamente non reale dei carcerieri di Moro, lei è Chiara la protagonista…
Una giovane idealista e appassionata. Chiara vuole cambiare il mondo ma allo stesso tempo è guidata da una rabbia e una frustrazione sorde. Il film inizia dal giorno in cui Chiara prende in affitto l’appartamento per il sequestro di Aldo Moro. Il personaggio non “è” ma è ispirato ad Anna Laura Braghetti (fu lei a comprare la casa dove tenere prigioniero l’allora presidente della Dc, ndr.). Chiara, a differenza della Braghetti non è una persona solida ed è introversa, oscura. La giovane, alla sua prima esperienza nella lotta armata, crede nella rivoluzione ma inizia a coltivare dei dubbi.

Come ha convinto Bellocchio che lei era la Chiara che lui cercava?
Mi sono battuta per incontrarlo. La mia agente inizialmente mi aveva scoraggiato: mi aveva detto che Marco non mi voleva vedere perché cercava una ragazza più giovane, diversa. Ma io non mi sono data per sconfitta. Considero Marco come la mia figura paterna al cinema. Mi sono preparata molto prima del provino, avevo paura di deluderlo come si delude un padre. Volevo essere a tutti i costi giusta per lui. Mi sono abbandonata a questo tipo di sentimento per la prima volta in modo sincero.

E’ la seconda volta, dopo La meglio gioventù, che recita a fianco di Luigi Lo Cascio.
I nostri personaggi si amano in entrambe le pellicole, ma tra loro vi sono sempre incontri rubati, furtivi. Nella realtà abbiamo poche scene in comune. Il nostro è un rapporto molto professionale. L’amicizia, che pure tra noi esiste, non gioca un ruolo importante sul set.

Torna in passerella, dopo l’esordio a Cannes con La balia, a fianco di Marco Bellocchio…
Vissi l’ esperienza di Cannes in uno stato convulso di emozioni. Mi capitò di tutto. Allora abitavo a Londra: pochi soldi in tasca e le giornate scandite dai corsi della Guildhall School of music and drama. Mi ero trasformata nel giro di poco tempo in un maschiaccio quindicenne in tuta. Ora a questo individuo, che tuttavia portava il nome Maya, avevano detto: “Vieni a Cannes, La balia è in concorso”. Nel giro di poche ore perdo l’aereo a Heathrow, sono costretta a prenderne uno successivo all’aeroporto di Stansted, dall’altra parte della città. Arrivo a Cannes in ritardo. Appena giunta mi trascinano in conferenza stampa, nonostante i capelli pietosamente incollati sul viso. Poi la cena con Gilles Jacob, presidente del Festival di Cannes. Piergiorgio Bellocchio mi chiede: “Hai un vestito?” e io, “Sì, per la passerella”. Lui: “E la cena?”. In un battibaleno mi spinge dentro un negozio di abbigliamento femminile. Tutto sembra volgere al meglio quando 30 minuti prima della cena mi rendo conto di aver lasciato la busta con il vestito dentro il negozio. Risolverà tutto Valeria Bruni Tedeschi prestandomi uno dei suoi completi. Ricordo ancora: in fondo alle scale dell’albergo mi aspettava Marco Bellocchio, mi disse “Cara stai benissimo”, ma ero conciata come una piccola Charlie Chaplin, con le maniche più lunghe delle braccia. Per fortuna in questi casi, l’abbigliamento sembra frutto intenzioni eccentriche e scelte accurate…. Questa nuova passerella sarà diversa.

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25 Agosto 2003

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