Maurizio Ponzi


M. PonziEsce nelle sale il 5 agosto con G. De SioSharada, dopo oltre un anno di stop per il blocco dei finanziamenti alla distribuzione, A luci spente, in cui Maurizio Ponzi ricostruisce con dovizia di particolari la lavorazione di un drammone di “redenzione” nella Roma del ’43 intrecciando sul set in un convento sull’Aventino amori, antifascismo e persecuzioni. Nel cast: Giuliana De Sio, Giulio Scarpati, Toni Bertorelli, Filippo Nigro e Andrea Di Stefano, nel ruolo dell’attore bellimbusto e fascista.

 

Quasi due anni di ritardo e un’uscita estiva penalizzano il film.

E’ vero, ma bisogna dire purtroppo che è lo Stato che penalizza se stesso. Prima finanzia la produzione, poi sostiene la distribuzione con cifre ridicole. In più, nel nostro caso come per molti altri film nel biennio scorso, quel contributo è stato ulteriormente ridimensionato. Per fortuna vedremo A luci spente in tv, sui canali Rai, e speriamo non a tarda notte.

 

E’ rientrata la polemica con Christian De Sica, che l’accusava di aver “rubato” l’idea di un film sul grande Vittorio e sulla lavorazione del suo “La porta del cielo”?

Sì. De Sica, quando minacciò un’azione legale, non aveva neppure letto la sceneggiatura, scritta con Pietro Spila e Stefano Tummolini, e difendeva il suo progetto pensando che io volessi copiarlo. In realtà io mi sono ispirato a numerosi episodi dell’epoca: vari registi, tra cui Rossellini, rifiutarono di andare a fare il cinema della Repubblica di Salò e restarono a Roma. Anche La porta del cielo era prodotto dal Vaticano, come il film di cui parliamo noi, ma le similitudini si fermano qui. Mentre De Sica aveva già fatto I bambini ci guardano e aveva dunque già assorbito i primi germi di neorealismo, il regista immaginario di cui parlo (Giulio Scarpati) era un formalista alla Poggioli, che apre gli occhi all’improvviso, ispirato dagli scatti di un giovane fotografo e dai volti pieni di sofferenza delle comparse.

 

Ci sono anche riferimenti alle dive dell’epoca: da Maria Denis, che salvò Visconti grazie alle sue amicizie fasciste, a Clara Calamai.

La diva interpretata da Giuliana De Sio è un po’ una miscela di tante suggestioni. In particolare Clara Calamai che, quando girò Ossessione di Visconti, era disperata perché il regista la voleva spettinata e senza trucco, ma fu poi quello il ruolo che segnò la più grande svolta della sua carriera.

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25 Luglio 2005

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