Matt Dillon


Matt DillonCrash, a sorpresa, ha vinto l’Oscar e Matt Dillon, reduce da questo importante successo, si è preso una vacanza per poi raggiungere l’Italia. E’ a Saint Vincent per ricevere la Grolla d’oro Guest Star e lunedì sera sarà al Teatro Argentina di Roma per leggere, con Alessandro Haber, alcune pagine di Charles Bukowski, tratte dal libro “Factotum”. E’ questo lo stesso titolo del film di Bent Hamer, già presentato allo scorso festival di Cannes, dal 31 marzo distribuito da Mikado in 80 sale. Dillon, nella pellicola, veste i panni di Henry Chinaski, alter ego di Bukowski, un uomo senza lavoro fisso che dissipa la sua vita tra sesso, alcool e scommesse.

Mr. Dillon, cosa l’affascina di questo personaggio?
Leggo Bukowski da quando avevo vent’anni e non avrei mai immaginato di interpretare un giorno proprio il suo spirito tormentato. Mi sorprende che i giovani americani non conoscano quasi niente di questo grande scrittore, per il quale ciò che contava davvero era riuscire a cavarsela pur camminando sul fuoco. Per questo ruolo, sono dovuto ingrassare, smettere di fare esercizio fisico, mi sono lasciato andare come Bukowski, distaccandomi dal mio corpo che lentamente decadeva.

Quanto si sente cambiato dal suo esordio ne “I ragazzi della 56/a strada”?
Ero giovane e Coppola aveva capito come dirigermi al meglio. Non sono più Rusty il selvaggio, ho 40 anni, ho smesso di fumare, faccio meno telefonate, ho acquistato una maggiore sensibilità e ho migliorato le mie capacità espressive. Invecchiare mi piace e mi rende migliore: come Bukowski e il buon vino maturo col tempo. Cerco di conservarmi puro e di liberarmi dagli stereotipi.

Condivide la visione nomade ed eternamente precaria della vita bukowskiana?
La beat generation e la cultura giovanile degli anni Sessanta era molto differente dall’attuale società americana. Bukowski aveva un rapporto conflittuale con il padre. Non faceva nulla di politico, ma il suo modo di ribellarsi alle regole rappresentava l’ideologia dei ragazzi emarginati. Oggi, i giovani hanno perso quel modo ribelle di percepire l’esistenza e tutto in loro è cambiato. L’idea della trasgressione, di volere a tutti i costi premere l’acceleratore della vita è poco diffusa, e somigliare a Bukowski non è più un valore.

Quali sono i suoi prossimi progetti?
Ho appena finito di interpretare la commedia You, me and Dupree di Anthony e Joe Russo, con Michael Douglas e Kate Hudson. E’ la storia di un uomo che rovina la vita del suo migliore amico: Michael fa la parte del cattivo e io sono il bravo ragazzo.

autore
25 Marzo 2006

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