È Matilda De Angelis, classe 1995, la giovanissima Shooting Star chiamata quest’anno a rappresentare l’Italia tra i talenti europei emergenti al Festival di Berlino. Preceduta alla Berlinale da attrici come Jasmine Trinca, Alba Rohrwacher, Maya Sansa e Isabella Ragonese, “interpreti che stimo molto e considero miei modelli”, Matilda, che ha iniziato la sua carriera come cantante e musicista, è stata lanciata dalla folgorante interpretazione di Veloce come il vento di Matteo Rovere, che le è valso il Nastro D’Argento Guglielmo Biraghi e dove ha recitato al fianco di Stefano Accorsi che, tra l’altro, è stato la prima Shooting Star maschile italiana. Lo scorso anno ha recitato nel film di Sebastiano Riso, Una famiglia, e nel cartoon Disney/Pixar Coco, dove ha doppiato una delle zie del piccolo protagonista. La vedremo presto protagonista nell’esordio al lungometraggio di finzione di Bernardo Carboni, Youtopia, in un’interpretazione che conferma il suo talento, nei panni di ragazza in bilico tra due mondi, reale e virtuale, che per risolvere i problemi familiari arriva a prostituirsi in rete e mettere all’asta la sua verginità: “Interpreto l’ultima delle romantiche, che ha l’inferno attorno e riesce a trovare conforto solo in un universo online, dove si innamora di ragazzo, che in realtà non ha mai visto ma che sa restituirle la bellezza del mondo”. Ma è anche Soledad, protagonista del nuovo film di Marco Ponti Una vita spericolata, alla ribalta della cronaca quest’estate quando, durante le riprese, uno degli attori protagonisti, Domenico Diele, è stato arrestato per omicidio stradale. “Siamo andati avanti sul set con la migliore attitudine possibile – racconta – nonostante il dolore e il dispiacere”. Ma non ha nessuna intenzione di fermarsi Matilda De Angelis, che guarda con interesse a una carriera internazionale e in Italia vorrebbe poter lavorare Claudio Cupellini (“Appena ho visto il suo Alaska ne sono rimasta rapita”) e Paolo Virzì.
La sua carriera parte come cantante e musicista, come è avvenuto l’incontro con la recitazione?
Sono stata contattata da un amico che collaborava con la casting director di Veloce come il vento, che non cercava per forza un’attrice professionista e, nel vedere la mia foto, mi aveva trovata interessante. Ho fatto, poi, tre provini in tutto e, il giorno stesso in cui stavo sostenendo l’esame per la patente, il regista Matteo Rovere mi ha contattata raccomandandosi di superare l’esame: la patente mi sarebbe servita a breve perché ero stata presa nel film.
Nel prossimo film la vedremo nei panni di ragazza in bilico tra due mondi, reale e virtuale, che per risolvere i problemi familiari si prostituisce online e mette all’asta la sua verginità. Ci racconta di più del personaggio?
Matilde, la protagonista di Youtopia di Bernardo Carboni, è l’ultima delle romantiche. Ha l’inferno attorno e riesce a trovare conforto solo in un universo online e virtuale, dove si innamora di ragazzo, che in realtà non ha mai visto, ma che sa restituirle la bellezza del mondo. La storia racconta una sorta di amore 2.0, ma accende anche i riflettori su tanti fatti di cronaca, spesso sottovalutati dai media, in cui si sente di giovani ragazze che si prostituiscono online, magari per pagarsi gli studi o per recuperare i debiti di situazioni familiari disagiate.
E’ stato un ruolo difficile da interpretare?
È stato il mio secondo film da protagonista e questa volta ho sentito il dovere di fare un salto di qualità rispetto a Veloce come il vento, un’esperienza che mi era arrivata un po’ per caso e che ho vissuto lasciandomi travolgere, quasi in apnea. In Youtopia, invece, ho voluto lavorare di più sulla consapevolezza e sulla costruzione del personaggio, così mi sono affidata a un lunga fase di preparazione seguita da un coach, che mi ha fatto stare nuda per due settimane di fronte a un telecamera, in modo da entrare meglio in rapporto con il mio corpo e con il torbido che c’è in me. E’ stato un ruolo faticoso, a livello mentale più che fisico, che ha richiesto in ogni momento da parte mia una grande concentrazione.
Pensa che per i ragazzi di oggi rifugiarsi in un mondo virtuale possa essere la soluzione per sfuggire a un presente difficile e cinico?
Questa sorta di sdoppiamento tra vita reale e mondo online è all’ordine del giorno nella nostra società, dove, attraverso i social network, mostriamo al mondo frammenti di vita, selezionati perché ritenuti l’aspetto migliore di noi stessi. Un modo per darci sicurezza ed eludere le nostre paure, ma non credo sia la soluzione per affrontare il mondo: dovremmo cercare di entrare maggiormente in contatto con noi stessi, imparare nuovamente a guardarci negli occhi, senza rifugiarci nei nostri avatar virtuali e nei facili commenti che, con così tanta leggerezza, distribuiamo online.
Quest’estate ha anche finito di girare il nuovo film di Marco Ponti, “Una vita spericolata”. Che ruolo interpreta?
Sono Soledad, un’attrice molto giovane ma già fallita, che ha velocemente vissuto e bruciato tutta la fama e la gloria regalatale da un talent show. Ora è in decadenza assoluta, ma continua ad avere una reputazione di sé molto alta. Il film inizia con un rapina, in cui Soledad si trova coinvolta insieme a un meccanico pieno di debiti (Lorenzo Richelmy) e un ex pilota di rally (Eugenio Franceschini), un’esperienza che si trasforma per loro in un folle viaggio attraverso l’Italia per sfuggire alle forze dell’ordine.
Durante le riprese uno degli attori protagonisti, Domenico Diele, è stato arrestato per omicidio stradale. Cosa è successo sul set?
Siamo andati avanti con la migliore attitudine possibile, nonostante il dolore e il dispiacere. Domenico Diele è stato sostituito da Eugenio Franceschini, che è entrato nel film di corsa ed ha fatto un lavoro egregio. In un paio di giorni, poi, in coda alle riprese, abbiamo rigirato le scene iniziali che andavano sostituite.
Che effetto le fa rappresentare l’Italia tra i giovani talenti europei emergenti e cosa significa questa esperienza per un giovane attore?
Ritengo un onore grandissimo rappresentare il mio Paese, ancora di più pensando ai miei predecessori, che sono tutti attori che stimo molto e che considero miei modelli. Mi piace, poi, l’idea di rappresentare la mia classe di giovani interpreti, che hanno voglia di andare all’estero a cercare la propria strada, sdoganando un po’ lo stereotipo del giovane italiano che non ha voglia di uscire dai confini.
Con quale regista italiano le piacerebbe lavorare adesso?
Claudio Cupellini: appena ho visto il suo Alaska ne sono rimasta letteralmente rapita. Così come mi piacerebbe molto lavorare con Giovannesi, Sollima e, punto in alto, Virzì.
C’è un’attrice italiana in particolare che vede come modello?
Maya Sansa è per me un modello di donna e di attrice che è riuscita ad espandere i propri confini. Ha lavorato molto all’estero, dove è perfino più apprezzata che in Italia, e sento che ha fatto quelle scelte giuste che mi auguro possa seguire anch’io nella mia carriera.
Cosa si sente suggerire a un giovane che vuole intraprendere il mestiere di attore?
Di impegnarsi, di provarci fino in fondo ma restando fissi con i piedi per terra. L‘attore è un mestiere pericoloso, che assorbe completamente e getta in un sistema fortemente competitivo, che a volte mastica e risputa le sue vittime. Il mio consiglio è di rimanere aperti, cercando di osservare e decifrare la realtà che ci circonda. Nella mia carriera, come ho detto, ho avuto molta fortuna, ma ho anche imparato che è importante non sedersi e rimanere curiosi sempre.
Maggiori informazioni sugli European Shooting Stars 2018 sul sito www.shooting-stars.eu
In Panorama saranno presentati Dafne, opera seconda di Federico Bondi e il documentario Selfie di Agostino Ferrente. Il nuovo progetto di Irene Dionisio La voce di Arturo è stato selezionato da Berlinale Talents e da Script Station. In Coproduction Market il nuovo progetto di Thanos Anastopoulos Seconda casa
In anteprima europea nella sezione Panorama Skin di Guy Nattiv, la vera storia di Bryon Widner, fanatico naziskin redento appartenente ad una feroce famiglia di skinheads. Interpretato da Jamie Bell, il film è stato presentato al Toronto International Film Festival dove ha vinto il Premio Fipresci della Critica
La Retrospettiva della 69ma edizione della Berlinale adotta come tema le donne registe, tra il 1968 e il 1999. “Grazie ad attiviste come Helke Sander, Ula Stöckl e Jutta Brückner – dice il direttore uscente Dieter Kosslick – le registe donne hanno preso confidenza, e noi abbiamo molto a cuore l’uguaglianza di genere nel cinema di oggi”
Il direttore della Berlinale ha ricevuto una medaglia speciale a Telluride, ed è stato definito come “un eroe del cinema che preserva, onora e presenta grandi film”. Precedentemente il riconoscimento era andato a Criterion Collection, HBO, Ted Turner, Stanley Kauffmann, Manny Farber, Pierre Rissient, Leonard Maltin, Serge Bromberg and the UCLA Film & Television Archive