Cosa sarebbero stati i protagonisti di Wolf of Wall Street e de La Grande Scommessa se avessero agito per fini etici e non meramente utilitaristici? Forse avrebbero avuto il volto docile, lo sguardo rassicurante e il sorriso gentile di Ennio Doris, l’uomo che in tanti ricordano per lo spot della “banca costruita intorno a te”, ma che non sanno quanto questi concetti siano stati realmente messi in pratica e, soprattutto, quanto siano costati. Lo potranno scoprire dal 15 al 17 aprile, se andranno a vedere in una delle 150 sale in cui sarà trasmesso il film Ennio Doris – C’è anche domani, con protagonista Massimo Ghini. Il titolo che risuona inevitabilmente con il film campione d’incassi della scorsa stagione, è in realtà lo stesso che Doris ha dato alla sua biografia, scritta ben 10 anni fa. Una frase che invoglia a pensare al domani con ottimismo, esattamente come il banchiere ha sempre fatto nella sua vita, con la forza e la genialità di “inventare” un futuro migliore non solo per sé ma per tutte le persone che lo circondano.
Diretto da Giacomo Campiotti, il film prende come punto di riferimento il momento più alto e difficile della lunga carriera di Doris, quello in cui ha potuto dimostrare di avere creato per davvero “una banca diversa”, in cui il obbiettivo è proteggere i clienti non ostacolarli. Stiamo parlando della crisi finanziaria del 2009, in cui, dopo il fallimento della Lehman Brothers, Doris ha deciso contro tutto e contro tutti di risarcire di tasca propria (con il supporto della famiglia e del socio Silvio Berlusconi) 11mila corsisti con oltre 120 milioni di euro. Attorno a questa “grande (e costosa) operazione di marketing”, si costruisce l’intera vita del banchiere nato da umilissime origini nella provincia padovana e arrivato a conquistare con talento e dedizione i vertici della finanza italiana e internazionale. Una dualità – quella tra il banchiere di successo e il ragazzo campagnolo – che il film non perde mai di vista, costruendo una figura dalla solarità disarmante, dal carisma messianico e perennemente coerente con i suoi valori.
“Conoscevo molto poco di Ennio Doris – ammette il regista – e avevo qualche pregiudizio, pensando che la storia di un banchiere potesse avere una certa distanza dai film aspirazionali che piace fare a me. Ho iniziato a informarmi e mi sono trovato davanti questa persona che aveva qualcosa di speciale. Spero che questo film possa essere molto importante perché racconta una storia di cui c’è bisogno, la storia di un grande sogno realizzato, che però coinvolge tutti, non a scapito degli altri. Un’idea etica, profonda, del mondo da cui questa persona viene. Una famiglia povera, ma non misera, che conosce il valore delle cose e che trasmette al figlio il coraggio di credere in quello che vuole fare”.
Diversi sono gli interpreti che prestano il volto a Ennio Doris, per raccontare la sua storia, dall’infanzia alla maturità. A guidarli (anche se forse non per minutaggio, dove spicca il giovane Daniel Santantonio) è Massimo Ghini, chiamato a vestire i panni dell’uomo che tutti ricordiamo, proprio quello che, in quel 2009, ha preso la decisione più folle che si potesse immaginare. “Il bello di questa storia è che sembra tutto straordinario e invece è tutto vero. – racconta Ghini – Una storia vera in cui succedono cose straordinarie. È incredibile pensare a quello che ha fatto – che è già pazzesco di suo – senza mai dimenticare l’umanità che ti circonda e che collabora con te e che con te costruisce un progetto. Mi piaceva raccontare un uomo con un’umanità”.
Al fianco di Ghini nei panni della Signora Lina, la donna della vita di Doris, troviamo Lucrezia Lante della Rovere, che sottolinea uno degli aspetti più evidenti di tutto il film: ovvero la forse eccessiva e celebrativa idealizzazione degli aspetti positivi della figura di Doris, nonché della sua esperienza umana e professionale. “Questi due (ndr. Ennio e Lina) si amano, non si tradiscono, qua nessuno ruba, nessuno si ammazza, non c’è manco un malato. Sono tutti così felici. Avevo un po’ di pregiudizio verso questo mondo, verso questa donna così perfetta, che mi sembrava anacronistica. Ma Lina non è mai stata una moglie frustrata. Lei ed Ennio erano un nodo. Partecipava alle riunioni, era molto empatica con lui. C’era questo grande rispetto etico nei confronti del mondo, che li ha resi felici e che li ha connotati. Ho scoperto questo: che esistono. C’era una volta una bella famiglia, che erano tutti belli, felici e contenti. E noi ne abbiamo fatto un film”.
Difficile sapere se Ennio Doris fosse davvero l’eroe senza macchia di cui si racconta in C’è anche domani, certamente ha contributo a cambiare il mondo che lo circonda e lo ha fatto sempre con un sorriso empatico nei confronti delle persone intorno a lui: lavoratori e lavoratrici che gli hanno affidato i loro risparmi e il loro futuro, verso i quali sentiva il peso della responsabilità del proprio ruolo e che, nel momento del bisogno, non ha mai tradito.
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