Un esordio sotto il segno di Visconti e Kubrick. E’ quello di Massimo Cappelli, regista 36enne scelto dalla Eagle Pictures per dirigere Beate e suo figlio, uno dei 4 lungometraggi del format multimediale “Eagle flies to Piemonte”.
Autodidatta, ha alle spalle 3 cortometraggi: Toilette, prodotto nel 1999 da Tele +, Sinfamolle del 2000 e, soprattutto, Ampio, luminoso, vicino metro. Mix di humour e atmosfere dark, interpretato da Ivano Marescotti e Lucia Poli, è stato prodotto da Cinecittà nell’ambito del concorso Cinecittà Digital 2000 e girato, ricorda Cappelli con una punta di emozione “Sullo stesso set di Gangs of New York di Martin Scorsese”.
Tratta da un racconto di Arthur Schnitzler, l’opera prima di Cappelli è sceneggiata da un mostro sacro del cinema italiano: Nicola Badalucco che ha firmato molti film di Visconti tra cui Morte a Venezia e La caduta degli dei.
Il film sarà girato con la Cinealta della Sony, camera digitale ad alta definizione. Il primo ciak è fissato per giugno 2003 sulle sponde del Lago Maggiore.
Il tuo rapporto con Badalucco?
Per me Nicola è un nume tutelare. E’ stato emozionate vederlo al lavoro. Il suo nome è indissolubilmente legato a quello di Luchino Visconti mentre quello di Schnitzler evoca Eyes Wide Shut di Kubrick. Per un esordiente è roba da far tremare i polsi. E pensare che avevo nel cassetto la solita storia generazionale…
Che cosa racconterà il tuo film?
E’ una tipica storia alla Schnitzler che scandaglia la psiche umana. Ambientato alla vigilia della Prima guerra mondiale, tra ricchi vacanzieri europei, ha come protagonista Beate, una donna invischiata in una vicenda di sesso e morte. Dopo aver perso il marito ha sempre vissuto con il figlio Hugo. Quando lui 17enne comincia ad avere i primi contatti con l’altro sesso, lei entra in crisi. Il suo universo psichico si frantuma in mille pezzi. Il racconto è ricco di sprazzi di mistero e di un’inquietudine di fondo che trovo consona al mio modo di raccontare.
Che cosa cambierà dalla versione letteraria a quella cinematografica?
Ci saranno i necessari tradimenti che il cinema si deve imporre per rispettare l’anima della storia. Badalucco ha accentuato il legame tra gli eventi personali della protagonista e quelli della Storia. Rispetto al racconto, la sua sceneggiatura sottolinea infatti il parallelismo tra il declino dello stile di vita aristocratico e alto borghese e l’instabilità di Beate. Poi l’ambientazione sarà trasferita dall’Austria al Lago Maggiore. Le sue atmosfere un po’ malate e le ville cariche di mistero che lo circondano sono perfette per questa storia un po’ ambigua e morbosa.
Chi sarà la protagonista?
Ancora non è ufficiale, ma ricorre il nome di Jiulia Ormond. Sarebbe perfetta nel ruolo di Beate.
Girerai in digitale. Lo stile sarà simile a quello di “Ampio, luminoso, vicino metro”?
Sì. Avrà un tocco piuttosto patinato. Girare in alta definizione permette una resa molto vicina alla pellicola che supera l’idea del digitale come mezzo in grado di offrire solo immagini sporche, stile Lars Von Trier. Come in Ampio, luminoso, vicino metro vorrei che il colore dominante anche in Beate e suo figlio fosse il rosso. L’obiettivo è catturare lo spettatore senza far ricorso al sangue. Giocare sul non detto e gli sguardi. Riuscire a trasmettere le emozioni, che la sceneggiatura mi ha dato, sarebbe il regalo migliore che potrei fare a Badalucco.
Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid
Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.
Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.
Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti