Mario Martone absolute beginner alla Festa di Roma con Morte di un matematico napoletano, la sua opera prima, del 1991, restaurata da Cinecittà, e con un incontro moderato da Enrico Magrelli.
Cinecittà, che per statuto e passione quotidiana rappresenta il cinema italiano e lavora al suo futuro e per i suoi talenti, ha realizzato nei propri laboratori il restauro di questa straordinaria opera di esordio. Il restauro 4K del film è stato eseguito nel 2021 da negativo originale 35mm colore e positivo colonna ottica 35mm mono. Le didascalie sono state ricomposte dai negativi originali e dagli overlay, per riguadagnare la qualità persa nei procedimenti di truka dell’epoca. La correzione colore è stata supervisionata dal direttore della fotografia del film, Luca Bigazzi.
L’ad di Cinecittà Nicola Maccanico ha introdotto la proiezione del film alla Casa del Cinema con queste parole: “Sono qui per rappresentare Cinecittà che con la sua attività di restauro mette a disposizione del cinema italiano, come ha sempre fatto e continua a fare, opere che fanno parte della Storia. Entrare in questa Storia significa capire da dove arrivano gusti e passioni anche contemporanei e significa dare un contributo alla formazione del pubblico, in particolare dei giovani ma non solo. In questo senso mi piace sottolineare il grande ruolo formativo dei festival. Cinecittà è felice di accompagnarlo, come in questo caso. Vedere un film così riuscito – credo sia impossibile immaginare un esordio più premiato e riconosciuto di Morte di un matematico napoletano – ci fa capire il percorso di questo straordinario artista”.
Martone, in corsa verso l’Oscar con Nostalgia, accolto in modo lusinghiero dalla stampa anglosassone, da ‘Variety’ al ‘The Guardian’, ha parlato a lungo del suo esordio di fronte al pubblico dell’Auditorium. “Il cinema era presente sin dall’inizio nel mio percorso, cominciai in teatro quando avevo 17 anni. Nella Napoli di fine anni 70, c’erano incroci tra movimento studentesco, teatro d’avanguardia, musica, arte visiva con un gallerista come Lucio Amelio. Con la compagnia Falso Movimento e il Teatro Studio di Caserta di Toni Servillo, poi confluiti in Teatri Uniti, eravamo amici e rivali. Vedevamo molto cinema americano o tedesco. Falso Movimento era un omaggio a Wenders, così come lo spettacolo Ritorno ad Alphaville fu un omaggio a Godard. Godard lo voglio ricordare perché è il maestro di tutti noi. Disse una volta a Bertolucci, non esistono diritti d’autore ma solo doveri”.
L’idea del film nacque anche da circostanze biografiche. “In tanti mi parlavano di Renato Caccioppoli, professore universitario, grande pianista, comunista, figura irregolare. Non c’erano libri su di lui ma c’erano tanti racconti. E poi quest’uomo aveva abitato e si era sparato a Palazzo Cellammare, dove da ragazzo avevo vissuto con la mia famiglia. Dalla finestra di camera mia affacciavo sulla porticina di casa sua. Lui si era suicidato nel ’59 e io sono nato nello stesso anno. C’era questa risonanza, questo mistero dei luoghi, fantasmi che si aggiravano”.
Martone si sofferma sul processo di scrittura, condotto insieme alla scrittrice Fabrizia Ramondino. “Volevo raccontare l’ultimo giorno di vita di Caccioppoli, le chiesi di aiutarmi, lei non aveva mai scritto una sceneggiatura ed io non ero mai stato su un set. Andai a trovare Mauro Bolognini e scoprii che il cestino è importantissimo, come si mangia sul set è un aspetto che un regista deve sempre considerare”.
Anche il protagonista, Carlo Cecchi, era esordiente al cinema. “Ma era adorato da me e da Fabrizia”.
Il film alla fine si concentra sull’ultima settimana di vita del matematico, senza flashback e voci fuori campo. “Avemmo i 500 milioni dell’articolo 28 e con quelli facemmo il film in nove settimane, anche il produttore Angelo Curti era alle prime armi. Luca Bigazzi si occupava della fotografia. Gli amici ci prestavano le loro case e venivano a fare le comparse gratis. Ma ricordo che Francesco Rosi amò moltissimo il film che aveva in comune con il suo capolavoro Le mani sulla città il periodo storico, il 1959/1960. C’era il senso di un crepuscolo e di qualcosa che nasce, un mondo nuovo che si afferma con una rapacità violenta”.
Anche il cast con Anna Bonaiuto, Renato Carpentieri, Toni Servillo, Andrea Renzi, era composto da nomi nuovi, che avrebbero scritto la storia del cinema italiano e continuano a farlo. Nel ’92 il film venne preso in concorso a Venezia da Gillo Pontecorvo e vinse il Leone d’argento Gran Premio della giuria. “Allora non era scontato mettere un’opera prima in competizione. A Gillo piacque, mi disse solo che mancava un primo piano, forse ho capito quale anche se non lo specificò”.
Poi Martone parla del suo metodo di lavoro. “Ci metto mesi a lavorare su una sceneggiatura e uso anche le fotografie dei luoghi e delle facce. Poi lascio molta libertà agli attori e a me stesso. È bello quando quello che stai facendo ti sorprende, come quando in Nostalgia Favino si mise a piangere nella scena del funerale della madre e non era previsto per nulla. Anche Elio Germano per Il giovane favoloso aveva studiato Leopardi in modo talmente approfondito da garantirsi sul set una libertà pazzesca, perché la materia su cui lavorava era viva. L’attore deve abbandonarsi, ma anche il regista”. E sulle sue collaborazioni: “Fabrizia era una grandissima scrittrice. L’amore molesto l’ho scritto da solo ma ho tenuto un carteggio con Elena Ferrante. In Noi credevamo mi sono confrontato con Giancarlo de Cataldo perché avevo bisogno di una verità storica fortissima. Poi mi sono innamorato di Ippolita Di Majo, che era una storica dell’arte, ma che ha cominciato a scrivere con me con l’adattamento delle Operette morali di Leopardi a teatro. Con Ippolita condividiamo la convinzione che la sceneggiatura sia un macrotesto più ampio”.
Elio Germano interpreta Enrico Berlinguer nel film sugli anni più intensi della sua leadership. "Grazie a Paola Malanga e alla Festa del Cinema di Roma che hanno offerto con entusiasmo uno spazio così prestigioso per presentare il film nato da questo incredibile viaggio” ha dichiarato il regista
Dal Roof di Cinecittà News, l’intervista a Fulvio Risuleo, protagonista ad Alice nella Città con Notte Fantasma VIDEO
Un “documento straordinario”. A un secolo esatto di distanza, l’Archivio Storico Luce diretto da Enrico Bufalini presenta il restauro del film ufficiale della marcia su Roma
Approda in Freestyle, nell’ultimo giorno della Festa di Roma, il documentario Er gol de Turone era bono, di Francesco Miccichè e Lorenzo Rossi Espagnet, che ricostruisce un episodio celeberrimo della A.S.Roma e, soprattutto, esalta il calcio anni '80