Mario Gianani


PrivateMario Gianani, il produttore di Private, guarda al pubblico internazionale e cerca storie adatte fuori dai confini italiani. Una strategia che si è rivelata vincente nel caso dell’opera prima di Saverio Costanzo. Messa in scena intima della vita quotidiana di una famiglia nella tempesta del conflitto tra israeliani e palestinesi, il film è stato venduto in oltre 35 paesi, soprattutto in Europa e America. Neppure un centesimo del budget, che ammonta a 1 milione di €, proveniva dal finanziamento pubblico, ma Gianani è riuscito a coinvolgere l’Istituto Luce e in seguito anche Rai Cinema, convinta dalla forza e dall’originalità del film.

Perché non avete fatto domanda alla commissione ministeriale?
Saverio ed io cerchiamo di lavorare senza soldi pubblici. Volevamo il controllo totale del progetto. Ma Private non è un film commerciale e quindi doveva affrontare un duplice sfida: eppure esiste un mercato per questo tipo di prodotti di qualità. Si riesce a ripagare l’investimento iniziale. Inoltre l’Italia non è l’unico mercato. Le cose oggi sono cambiate: adesso puoi andare in banca e chiedere un mutuo dopo aver trovare un certo budget. Abbiamo dimostrato che puoi farcela da solo. Certo, Private è un film a basso costo, bisogna vedere cosa si riuscirebbe a fare con un progetto a medio o alto budget, ma molto dipende dal valore intrinseco del film.

PrivateCosa pensa del sistema del finanziamento pubblico?
L’Italia è un paese che ha una certa difficoltà sia con il sistema sanitario che con il sistema previdenziale. Insomma, io credo che il denaro pubblico andrebbe impiegato per cose più fondamentali. Consideri che per me il cinema è la vita, eppure preferisco che le risorse statali siano impiegate per sostenere bisogni reali. Noi cineasti abbiamo il dovere di trovare delle alternative. Esiste un mercato anche per il cinema non hollywoodiano. Festival come Berlino o Toronto dedicano un sacco di attenzione a questo tipo di film, questo può creare vantaggi reali e innescare un circolo virtuoso.

 

Vorrebbe cambiare il sistema o ne fa una questione di principio?
In passato ci sono stati grandi sprechi. Quando guardo i dati, mi rendo conto di quanto denaro è letteralmente sparito nel nulla: è una cosa che mi sconvolge. Dobbiamo guardare in faccia la realtà. Prendiamo il cinema messicano: aveva iniziato a decollare, lo Stato ha riversato un gran quantità di denaro sull’industria, la vena creativa si è inaridita ed è iniziata una crisi. Bisognerebbe veramente farsi un esame di coscienza.

La Legge Urbani, tuttavia, ha mutato le cose in profondità…
Ogni paese ha il suo sistema. Quelli che sembrano funzionare meglio si basano sul tax shelter o incentivi fiscali come in Germania, Austria, Francia e GB. Ma un sistema perfetto, a mio avviso, non esiste.

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05 Aprile 2005

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