MARIA SOLE TOGNAZZI


Tre miliardi di budget e la fiducia di un cast tecnico e artistico composto da amici stimati. Maria Sole Tognazzi, figlia d’arte, dirige il suo primo lungometraggio, Passato prossimo, per la Seal Production (Ilaria Cirino Pomicino e Barbara Genio). Commedia dolce amara sul cambiamento, il film racconta l’incontro di cinque amici alle soglie dei loro trent’anni. Chiusi per un fine settimana in una casa che sta per essere venduta, i cinque palesano il sentimento di perdita di un passato certo e la precarietà di un futuro instabile per definizione.
Sole Tognazzi, trentenne, si sente “pura e pulita come l’aria”. “Parlo di ciò che è più vicino a me. Se avessi avuto quarant’anni, probabilmente avrei scritto e diretto persone più adulte”, racconta la regista e sceneggiatrice. Tra gli attori la brava Paola Cortellesi, Ignazio Oliva, Valentina Cervi, Claudio Santamaria, Claudio Gioè, Pierfrancesco Favino e un cameo di Gianmarco Tognazzi. Passato prossimo, ancora sul set per altre due settimane, uscirà in sala grazie a Medusa il prossimo autunno e forse sarà presentato a Venezia.

Come vive il suo esordio alla regia?
L’ho cercato. Ho scritto la sceneggiatura insieme a Daniele Prato e ho aspettato due anni prima di trovare i finanziatori per il progetto. Ho scelto questo mestiere quando è scomparso mio padre. E’ lì che ho sentito che dovevo intraprendere questa strada. Ho iniziato facendo la cassiera al Teatro Argot di Roma, ai tempi in cui Gianmarco, mio fratello, interpretava un ruolo in Crack di Giulio Base. Avevo diciotto anni ed ero la loro piccola mascotte. Poi quando lo spettacolo teatrale è diventato un film, Giulio mi ha voluto come assistente alla regia. Quello è stato il mio primo vero battesimo.

Passato Prossimo Ha girato anche due cortometraggi…
Sì. Uno dei due,C’ero anch’io, ha vinto il Globo D’oro.

Cosa ha imparato da suo padre e dalla sua famiglia in questo mestiere?
Da mio padre l’umiltà, che spero di conservare sempre. Da Thomas, un altro mio fratello, ho preso molto sul modo di girare. Thomas fa il regista, ma vive in Norvegia.

Ci sono dei registi ai quali si ispira?
Viene naturale citare, nel caso di Passato prossimo, film come Il grande freddo e Compagni di scuola. La storia, se si vuole, è simile. Ma non ho nulla in comune con loro. Parlano di periodi e persone diverse, quindi non si può generalizzare. Piuttosto amo registi come Woody Allen e Nanni Moretti, ma penso di essere influenzata da ognuno dei cineasti che ho seguito e stimato.

Quanto c’è di autobiografico nella storia che racconta?
Molto. In ognuno dei personaggi c’è qualcosa di me. Paola (Claudia, la padrona della casa) è ossessionata dall’idea di perdere la sua casa. Ho la stessa paura circa la casa di mio padre a Velletri, quella dove sono nata e cresciuta e che conserva per me tanti ricordi dei quali non posso fare a meno. Sono pronta a tutto pur di non lasciarla. Quando Gianmarco ha tolto la moquette dal pavimento mi sono sentita malissimo, figuriamoci se fossi costretta a venderla.

Perché la regista e non l’attrice?
Sono fatta per stare dietro la macchina da presa, non davanti. Non ho un buon rapporto con la mia immagine, e credo che mio padre sarebbe contento di sapermi regista.

autore
18 Marzo 2002

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