MARIA MARTINELLI


Non si scandalizza per il divieto con cui Amorestremo uscirà nelle sale italiane venerdì 23 (distribuisce la Lantìa). “Ho un figlio di nove anni e non gli farei certo vedere questo film, ma neanche X-files: ci sono argomenti che si affrontano da grandi”. Però riflette sulla “discriminazione” intellettuale che rende più accettabili opere anche più dure, vedi La pianista.
Strenua sostenitrice del cinema di genere, Maria Martinelli ha una lunga esperienza di documentarista su temi scottanti – da ultimo proprio il porno-set esplorato con Gladiatori – ma è all’opera prima con questo noir sadomaso in notturna proposto dal festival torinese. Un film ibrido, non collocabile nel filone dell’eros post-femminista alla Breillat e neppure paragonabile a Guardami di Davide Ferrario, con cui però condivide la determinazione a voler esplorare il lato mortifero e noioso del sesso estremo: in questo caso le chat e gli incontri al buio molto frequentati dai cultori di pratiche hard, dal bondage alle torture. Anche Maria ha usato il computer per entrare in tema ma poi si è affidata alla prestazione di Rocco Siffredi, già sdoganato dal cinema a luci rossi con Romance (leggi l’intervista su cinemazip). Una garanzia di “autenticità” per le erezioni in campo.

Però “Amorestremo” è un film su commissione, vero?
In un certo senso. Galliano Juso mi ha chiamato e mi ha proposto questa sceneggiatura scritta da Claudia Salvatori sulla base di un suo romanzo, Schiavo e padrona. Io, che avevo a lungo sognato di esordire con una storia scritta da altri, ho detto di sì. Juso è un produttore vecchio stampo: tra noi il rapporto è stato conflittuale eppure proficuo, infatti ora faremo un giallo dal romanzo di Carlo Lucarelli Laura da Rimini.

Allora è proprio vero che ami il genere?
Vivo di paralleli importanti, autori che hanno saputo scardinarlo, il genere, da Brian De Palma a Romero. Però il meccanismo italiano privilegia l’autore, quello che si scrive le storie da sé. Sono stata bocciata all’articolo 8 per un adattamento da Lodoli, ho aspettato molto per passare al lungometraggio.

Hai anche una propensione per l’erotico?
L’erotismo coinvolge e spinge a guardarsi dentro, a riconoscere un proprio lato oscuro. Ma è una coincidenza aver fatto il documentario e poi il film. Vorrei evitare le etichette e andare dove mi portano i fatti.

Credi che esista uno sguardo femminile sull’erotismo?
Le donne non dividono il fisico dall’intimità e dal coinvolgimento, come fanno in genere i maschi. Ho affrontato il gioco mentale del sadomaso mettendoci tutta me stessa e dunque da donna.

Sei d’accordo con la scelta del produttore di puntare su un attore feticcio riconoscibile come Siffredi?
È una tipica scelta da B-movie. Della personalità e dello sguardo di Rocco ero sicura, ma è stato interessante anche vederlo accanto a un’attrice esordiente come Stefania Bonafede. In lei si sentiva la forza naturale più che il mestiere. Difficile trovare un’attrice italiana che accettasse di farsi devastare e “rovinare” la reputazione: in Francia fai Romance e poi tutti ti vogliono, da noi no.

Perché questa resistenza?
Perché gli italiani sono attori della commedia e non ci sono attori in nero…

Non temi che la presenza di Rocco illuda un certo pubblico, destinato a restare poi deluso?
Sì, è un rischio. Amorestremo regala aspettative da thriller erotico ma non lo è. Pone molte domande ed è cupo. Il che mi fa piacere. Vedremo.

autore
18 Novembre 2001

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