Margherita Buy


M. BuyUno dei tre film italiani in concorso alla Mostra del cinema di Venezia è I giorni dell’abbandono, la trasposizione per il cinema compiuta da Roberto Faenza dall’omonimo romanzo di Elena Ferrante (E/O Edizioni) prodotta dalla Jean Vigo e dalla Medusa e interpretata da un’inedita, intensa ed aggressiva Margherita Buy. La popolare attrice romana ha subito considerato molto stimolante la storia di Olga, una borghese d’origine napoletana trasferitasi a Torino che dopo essere stata improvvisamente lasciata senza spiegazioni da suo marito (Luca Zingaretti) inizia un penoso calvario autodistruttivo in cui coinvolge anche i figli fino a quando non intravede una possibile via d’uscita risollevandosi dalla depressione e dall’abbrutimento grazie anche all’incontro con un gentile vicino di casa (il musicista Goran Bregovic, autore anche della colonna sonora).

Che cosa ha pensato quando le hanno proposto il film?
Ero lusingata ma anche un po’ preoccupata. Fin da quando avevo letto il libro, qualche anno fa, mi ero fatta una certa idea della storia – in apparenza così eccessiva – e della protagonista, una donna “spezzata” dal dolore che sembrava reagire agli eventi in maniera forse troppo estrema (anche se comprensibile e vera) diventando, brutale, volgare, bevendo ed autodegradandosi in modo sconcertante. Avevo paura di certi lati del carattere di Olga e di non riuscire a incarnare quell’energia e quel dramma immensi, vissuti in una maniera così totale. Avrei dovuto affrontare per la prima volta qualcosa di più forte e imponente rispetto al solito: da diverso tempo mi capitava di interpretare film e ruoli belli e interessanti – divertenti o meno che fossero – ma non ne avevo mai avuto come in questo caso la responsabilità completa. Nel recente Manuale d’amore di Veronesi, ad esempio, avevo su di me solo un quarto del “peso” della storia condiviso con gli altri attori nei diversi episodi.

M. BuyE’ stato importante lavorare con un regista attento alla psicoanalisi come Faenza?
Non avevo mai lavorato con Roberto, non sapevo come ci saremmo venuti incontro l’un l’altro, ma lui si è rivelato determinante perché è stato subito molto attento a tutto quello che mi impauriva senza vivere le mie ansie e le mie ritrosie come una mancanza di riguardo nei suoi confronti. Non ho ancora visto il film pronto ma credo che riesca a scavare in profondità in una materia complessa e che abbia il coraggio di affrontare certi aspetti di solito rimossi.

Alla fine ha vissuto il personaggio un po’ sulla sua pelle?
La storia che viene raccontata potrebbe essere accaduta a tante donne, credo che tocchi da vicino la vita di tante persone perché l’abbandono è vissuto da tutti anche se da ognuno in modo diverso. Anche a me nella vita è capitato di abbandonarmi a delle scenate: ci appartengono, si fanno e ogni tanto fanno anche bene e nel mio caso particolare è stato utile e importante ripescarle dal proprio vissuto. A un certo punto mi sono accorta che recitando questa storia venivano fuori inconsapevolmente tanti aspetti che mi riguardavano profondamente, non solo quelli relativi all’abbandono ma anche nei rapporti coi familiari o quelli d’amicizia. Spesso il dolore di Olga diventava il mio e dopo la lavorazione ho continuato a portarmi dietro il personaggio per un bel po’, è stato molto difficile uscirne…

 

Quali sono i suoi nuovi impegni?
Sto recitando in questi giorni a Roma in un altro progetto molto impegnativo, Il caimano, il segretissimo nuovo film di Nanni Moretti – questa volta solo regista – di cui sono interprete insieme a Silvio Orlando e Jasmine Trinca. Nei primi mesi del 2006 dovrei inoltre recitare in teatro a Roma in una novità scritta e diretta da Cristina Comencini che interpreterò accanto a Laura Morante, un’attrice che ho sempre stimato con la quale probabilmente girerò presto anche un film attualmente in fase di scrittura.

autore
26 Agosto 2005

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