Dopo il passaggio a Cannes 2002 con L’ora di religione Marco Bellocchio approda al Lido con Addio del passato, documentario presentato nella sezione Nuovi Territori, con cui mette in scena una sua passione dalle radici profonde: la lirica.
E come è accaduto per l’ultimo lungometraggio anche in questa occasione ha forse pensato a sua madre che amava la Traviata ma, racconta il regista, “forse per il tema, per il personaggio, non si permetteva di cantarla, anche a bassa voce, in presenza dei figli”.
Proprio sull’onda delle musiche dell’opera di Verdi, attorno alla sua protagonista Violetta, si snoda il filmato girato a Piacenza, terra che accomuna il regista e il maestro, tra il Teatro Municipale (che ha collaborato alla sua realizzazione), Villanova d’Arda e i ritrovi in cui cantanti e coristi sfogano l’amore per la lirica come la Cooperativa Infrangibile.
Il legame con Verdi è di vecchia data. La sua musica compare in “La forza del destino” e “I pugni in tasca”.
La passione per Verdi e la lirica risalgono alla mia giovinezza. Così come quella per i canti dei vespri, le messe cantate in latino e italiano. Le ho assorbite e riemergono di continuo. Anche se la lirica può apparire oggi inattuale e perfino far sorridere qualcuno, ha influenzato profondamente il modo in cui immagino le scene dei miei film.
Da ragazzo cantava. Lo fa ancora?
Cantavo imitando la voce dei grandi tenori: Gigli che eseguiva l’Aida e Del Monaco che cantava la Tosca e il Rigoletto. Da adolescente avevo una voce tenorile ma poi si è rovinata. La sfiducia nelle mie doti vocali è stato anche uno dei motivi per cui ho rinunciato alla recitazione.
Nel corso delle riprese avete scoperto un talento lirico: la 15enne Eleonora Alberigi.
È stato il maestro del coro municipale a parlare di lei al mio aiuto regista. Quando l’abbiamo sentita cantare la Traviata, abbiamo pensato di farne la protagonista assoluta del film, l’unica Violetta. Poi abbiamo optato per più interpreti per universalizzare il documentario e renderlo più dinamico. Nella parte finale si vede Eleonora nella sua cameretta mentre impara a cantare ascoltando la voce della divina Maria Callas che per esperti è l’interprete insuperabile di Violetta.
Perché ha scelto di girare in digitale ad alta definizione?
Intanto per ridurre i costi. Poi perché abbiamo lavorato molto in presa diretta e il digitale dà una grande autonomia rispetto alla pellicola, che non permette di andare oltre i 20 minuti, ed elimina i tempi morti.
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