“Un piccolo imprenditore dell’apparato di sorveglianza”. E’ Impero, nome pomposo per un poliziotto privato, l’occhio che guarda di Quello che cerchi, fiction onirica dai tratti documentaristici firmata da Marco Simon Puccioni (leggi l’intervista) in uscita venerdì 7 giugno a Roma, Milano e Torino.
Lo interpreta Marcello Mazzarella, già Marcel Proust in La ricerca del tempo perduto di Raul Ruiz e Placido Rizzotto nell’omonimo film di Pasquale Scimeca.
Un uomo indifferente e insonne che nell’incontro con Davide (l’esordiente Antal Nagy), ribelle animalista e vegetariano, abitante degli interstizi dell’archeologia urbana torinese, trova la scintilla che riaccende una vita semispenta.
Sono due maschi diversi ma le loro esistenze si intrecciano in modi ambigui e contraddittori: dalla paternità al sottotono omosessuale in un gioco in cui ruoli e identità si mescolano di continuo.
Proprio come le paste visive del digitale usate da Puccioni e Paolo Ferrari, direttore della fotografia nonché primo operatore.
E per il ruolo di Impero, Mazzarella, che da 3 anni vive tra Parigi e Roma, ha vinto il premio per il miglior attore al Noir in Festival 2001.
Chi è Impero?
Un uomo che vive in un universo flou e con le sue videocamere esplora il mondo esterno. Ma quando si imbatte in Davide comincia anche un viaggio interiore: il ragazzo è come Virgilio che porta Dante alla ricerca del proprio sé. Tra loro c’è una relazione paterna, un dialogo difficile ma costruttivo che diventa via via più solido. Attraverso Impero il film propone anche una visione della morte non negativa.
Puccioni nelle note di regia dice che la produzione del film ha coinciso con un viaggio alla ricerca di identità. E’ stato così anche per te?
In parte si anche perché il mio personaggio è cambiato rispetto alla prima sceneggiatura. L’uso del digitale ci ha dato molta libertà: ha permesso di fare molte riprese in funzione dei paesaggi e giocare anche sull’improvvisazione. Poi per me il contesto sociale messo in scena nel film era del tutto nuovo. Ho reagito con grande curiosità cercando di assorbire il più possibile da quelle ambientazioni.
Ti sei ispirato a qualche figura di detective cinematografico?
Impero è un investigatore piuttosto atipico rispetto a quelli visti nei film americani e francesi. Fin dall’inizio ho capito che era meglio non lasciarmi influenzare dai modelli del passato. Comunque il tenente Colombo mi è molto simpatico.
Hai appena finito di girare un nuovo film…
Si. E’ L’isola di Costanza Quatriglio. Ho girato in dialetto siciliano a Favignana tra le famiglie di pescatori. Vesto i panni del padre autoritario di due bimbi. Con dei pescatori che sembrano corsari ho preso parte all’antico rito della mattanza dei tonni: un esperienza adrenalinica, molto vitale, dal sapore arcaico. Poi, per la prima volta, ho anche fatto un ruolo comico nel cortometraggio A dire il vero di Antonio Ciano (il produttore di Eros Puglielli in Tutta la conoscenza del mondo, ndr) interpretato anche da Jacqueline Lustig e Cecilia Dazi. Sono un manager che in un sogno viene rimproverato dai genitori di non essere mai stato se stesso e dal giorno successivo comincia a dire sempre la verità. E’ una storia pirandelliana con una comicità molto corporea alla Chaplin e alla Tati.
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