Raccontare i misteri italiani con lo stile di Oliver Stone in JFK. Una sfida mica da poco quella tentata dal regista Manlio Roseano con il film Gladio. Classe 1974, studi alla London International Film School, autore di cortometraggi (Epilogue, Cabala, Dreamlife) e spot pubblicitari, nel 1999 ha fondato la Skenè Snc, prima casa di produzione cinematografica del Friuli Venezia Giulia, con cui nel 2001 ha realizzato il giallo Il terzo leone, un’opera prima sponsorizzata dalla Regione Friuli e premiata in alcuni festival americani (Fargo, Houston e Cedar City).
Con Gladio metterà in scena nascita e obiettivi dell’omonima struttura clandestina “nata – ricorda – in funzione anticomunista nel 1956 da un accordo tra il SIFAR e la CIA, i servizi segreti italiani e statunitensi. Anche se non direttamente coinvolta, Gladio è responsabile della strategia della tensione. Fu tenuta segreta fino al 1990, quando l’on. Giulio Andreotti ne annunciò al Parlamento l’esistenza”.
Coprodotto dalla compagnia americana Reel Pictures, il film sarà girato nella primavera 2003 tra l’Italia e gli Usa con un budget di 10 milioni di dollari.
Come è nata l’idea del film e su quali fonti è basata la sceneggiatura?
Sono cresciuto in Friuli, il confine con l’Europa dell’Est, una regione in cui all’epoca della guerra fredda si respirava una tensione molto forte. La sceneggiatura è venuta dopo due anni di ricerche ed è basata soprattutto sulle relazioni della Commissione Stragi presieduta da Giovanni Pellegrino e sulle istruttorie dei processi sulle stragi di Piazza Fontana, Piazza della Loggia e Peteano. Poi ho incontrato anche alcuni ex gladiatori. Mio nonno faceva parte dell’esercito e li conosceva. La priorità è realizzare un film storicamente accurato che metta in scena tutti gli aspetti di Gladio: la fondazione, il reclutamento, gli obiettivi dell’organizzazione. Ma sarà diverso dai tipici film inchiesta italiani perché lasceremo al pubblico il giudizio finale su quelle vicende. La tecnica narrativa sarà simile a quella di JFK di Oliver Stone.
Chi sono i personaggi principali?
Metterò in scena tre generazioni di una famiglia italiana. Il film si aprirà con un episodio realmente avvenuto all’inizio degli anni Cinquanta e arriverà fino ai nostri giorni. Protagonisti saranno il nonno che ha combattuto nella Seconda Guerra Mondiale e ha fondato Gladio, e il figlio che non condivide le scelte del padre. Il loro conflitto è una metafora di quello storico e politico tra le due generazioni pre e post anni Sessanta. Sono personaggi inventati ma compariranno anche figure come il generale De Lorenzo, ideatore del Piano Solo, il giornalista Mino Pecorelli, Aldo Moro e alcuni estremisti di destra.
Ha già scelto gli attori?
Fino ad ora non c’è nessun contratto ma pensiamo a Gene Hackman e Colin Farrel per i due ruoli principali. Poi vorremmo coinvolgere attori italiani come Giancarlo Giannini e Giovanna Mezzogiorno.
Inserirà anche immagini di repertorio?
Solo i filmati dei tg Rai visti dai protagonisti. Ho curato in modo particolare i dialoghi attraverso una ricerca sulla lingua italiana degli anni Cinquanta e Sessanta. Il film sarà una combinazione di linguaggio registico anglosassone e cultura italiana, un thriller fruibile sia da chi conosce queste vicende storiche sia da chi ne è totalmente a digiuno.
E la partecipazione della Reel Production?
Il produttore americano William Medici è anche coautore della sceneggiatura. In Italia Gladio è stato il più grosso scandalo del dopoguerra ma negli Usa se ne è parlato poco. La CIA e il governo infatti hanno sempre rifiutato di ammettere il loro coinvolgimento nell’operazione. Tuttora molti documenti sono coperti da segreto. William ha deciso di partecipare al progetto per raccontare un pezzo di storia americana ancora oscura.
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