Manetti Bros.: tutto un altro genere

Arriva in sala il 17 aprile con Microcinema Song ‘e Napule dei Manetti Bros., presentato Fuori Concorso allo scorso Festival di Roma


Arriva in sala il 17 aprile con Microcinema Song ‘e Napule dei Manetti Bros., presentato fuori concorso allo scorso Festival di Roma. La pellicola  rappresenta una continuazione dell’esplorazione del cinema ‘di genere’ da parte dei registi romani. Dopo la sci-fi de L’arrivo di Wang e l’horror di Paura 3D, la premiata ditta Antonio & Marco approda al filone ‘poliziottesco’, caposaldo della cultura cinematografica italiana degli anni ’70 e ’80. Di loro ci mettono ironia e modernità, mescolando l’azione con la commedia e l’attualità ‘frivola’ del mondo dei cantanti neomelodici.  Fortemente voluto dall’attore Giampaolo Morelli (il Coliandro della tv), il film è prodotto dalla Devon del compianto Luciano Martino. Protagonista del film è Alessandro Roja, nei panni di un pianista di talento costretto ad accettare una raccomandazione in polizia per tirare a campare. Non è capace nemmeno di impugnare una pistola, per cui lo mandano immediatamente a imbrattare scartoffie. Ma un giorno il suo capo (Paolo Sassanelli) gli affida una missione delicatissima: deve fingersi il tastierista di un gruppo neomelodico capitanato dall’osannato cantante Lollo Love (Morelli), per intrufolarsi a un matrimonio dove sarà presente un pericoloso boss della mala. Nel cast anche Serena RossiCarlo Buccirosso e Peppe Servillo

“Abbiamo sfatato un po’ di pregiudizi sulla musica neomelodica – dicono i registi – ma in maniera non pregiudiziale. Lo abbiamo fatto esplorando questo mondo e innamorandocene pian piano, con l’esperienza. Abbiamo capito che c’è dietro un vero star-system. Abbiamo visto scene di assalto da parte dei fan e anche parecchi soldi che giravano. Cosa non scontata, dato che molti artisti di livello nazionale non se la passano altrettanto bene. E’ una cosa positiva: vuol dire che è musica che produce impiego e denaro. Abbiamo anche un po’ rimesso in luce Napoli centro, che nei film non si vede quasi mai. Sono tutti girati a Scampia o comunque in periferia, dato che alla città si associano solo fattacci di cronaca nera. Ma Napoli ha anche molti pregi, che vanno messi in luce. Senza mascherare per questo l’esistenza di camorra, criminalità, problemi di igiene stradale e tutto ciò che sappiamo. Lavorare in centro non è così complicato. Noi siamo ‘guerrilla-filmmakers’, ma la città ci ha accolti con grande calore facilitandoci il lavoro. Del resto Napoli è l’unica bella città italiana il cui centro ha mantenuto la sua identità popolare, senza trasformarsi in asettico luogo d’invasione dei turisti”.

“La musica neomelodica – commenta Morelli – in fondo è solo un genere. Al suo interno ci sono artisti bravi e altri meno bravi. Alcuni poi fanno il grande salto. Mi incantano i video poverissimi girati con mezzi di fortuna ma tanta grinta. Ne abbiamo fatto uno anche noi, che sarà visibile in esclusiva sul sito de ‘Il Mattino’. Da napoletano, devo dire che mi commuove la poesia con cui i Manetti rappresentano la mia città. Il compenetrarsi di tradizione popolare e borghesia. I matrimoni che durano ore, quasi un sequestro di persona, coi gamberoni che passano alle cinque del pomeriggio e la nonna che ti chiede ‘perché non hai mangiato?’. Una Napoli così ben raccontata non la vedevo dai tempi di Nanni Loy”.

“Anch’io ho iniziato cantando ai matrimoni – aggiunge l’affascinante Serena Rossi, molto popolare in tv ma al suo esordio su grande schermo – e devo dire che il pubblico tanti problemi non se li fa. I luoghi comuni vengono soprattutto dagli addetti ai lavori. Per me recitare e cantare sono due attività complementari, una cosa non esclude l’altra”. L’attrice partecipa tra l’altro alla colonna sonora del film con due brani da lei interpretati”.

“Ci dicono che siamo registi ‘di genere’ – concludono i Manetti – Per noi è un complimento, figuriamoci. Ma non ci poniamo il problema. Pensiamo solo a raccontare belle storie. Il genere è un problema dei negozianti, che devono classificare i film per venderli. In questa prospettiva dovremmo etichettare la maggior parte dei registi italiani come registi di soli due grandi generi: la commedia e il film d’autore. Per noi intrattenere il pubblico è lo scopo ultimo è più alto della settima arte. Il genere non esiste, c’è solo libertà”. Il film è stato recentemente accolto con grossi applausi al festival di Tel-Aviv.

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09 Aprile 2014

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