Ci sono diversi modi per vivere un film horror, si può essere i protagonisti, o meglio, gli attori, e vivere in prima persona le vicende adrenaliniche che la pellicola racconta. Oppure si può dirigere il film, diventando il regista di un incubo. Noi abbiamo sperimentato in prima persona i fatti narrati nel film, diventando al contempo attori e registi dello stesso.
La pellicola in questione è Man in the dark, diretto da Fede Alvarez, che racconta le vicende di tre ragazzi nati e cresciuti nella periferia di Detroit. Costretti a trovare un modo per superare le difficoltà economiche, finiscono per commettere furti negli appartamenti del vicinato, fino a quando non arriva l’occasione che promette di cambiare le loro esistenze. Un uomo che ha perso la vista vive da solo dopo che la figlia è morta in un incidente stradale. La famiglia della ragazza alla guida dell’auto ha versato come indennizzo all’uomo più di 300.000 dollari. Un’occasione ghiotta che i ragazzi non vogliono perdere, ma di cui si pentiranno presto.
Prima di intervistare il regista durante l’attività stampa organizzata a Madrid, abbiamo partecipato a una simulazione dei fatti raccontati. In questo caso però eravamo noi i protagonisti che dovevano intrufolarsi in casa e rubare 300.000 dollari dalla cassaforte, non senza difficoltà. Un attore infatti interpretava l’uomo senza vista, e ci ha rincorso armato di pistola nel buio dei corridoi e dello scantinato, repliche perfette della casa al centro delle vicende del film. Ovviamente la pistola era a salve, ma il cane trovato all’inizio del corridoio era in carne ed ossa e, anche se legato, ha contribuito ad aumentare la tensione, che era decisamente palpabile.
Proprio sulla tensione si costruisce la pellicola, sull’attesa, sugli scricchioli del pavimento che tolgono il respiro allo spettatore, e che lo fanno sussultare ad ogni passo incerto dei protagonisti. I colpi di scena ci sono e sono ben assestasti nell’arco di una narrazione fluida, proprio come i colpi al cuore che abbiamo avuto vivendo una delle esperienze più adrenaliniche mai provate.
Subito dopo questa blackout immersive experience organizzata negli studi di un emittente televisivo a Madrid, il regista ci ha raccontato la sua personale ricetta per un buon film horror: “Anticipare la paura. Quando i protagonisti camminano lungo il corridoio la tua mente si attiva e sta attenta, perché sa che arriverà presto qualcosa che turberà quella calma apparente. Si gioca tutto sull’attesa, e sull’ansia”.
Dario Argento, uno dei più grandi maestri dell’horror italiano, durante un’intervista disse che la cosa che fa più paura è la realtà stessa, e Fede Alvarez concorda: “Gli elementi inseriti nel film sono gli stessi che mi terrorizzano. È come un comico che scrive delle battute, devono far ridere, altrimenti non funzionano. La stessa cosa vale quando scrivi un film horror, e la paura di avere gente estranea che irrompe dentro casa è sicuramente in cima alla lista delle cose che mi terrorizzano”. Appassionato di cinema italiano i suoi film preferiti non sono però horror: “Dario Argento è un punto di riferimento per chiunque faccia film horror, per i toni e il ritmo dei suoi film. Mi piace molto il cinema italiano, e so che può sembrare strano detto da un regista horror, ma i miei film preferiti sono quelli di Bud Spencer e Terence Hill! Mi è dispiaciuto molto venire a conoscenza della dipartita di Carlo Pedersoli. Sono cresciuto con i loro film”.
Man in The Dark arriverà al cinema l’8 settembre distribuito da Sony Pictures.
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