Il volto segnato è quello del sessantenne, ma gli occhi azzurri, sbarrati e penetranti, restano quelli di sempre: Malcolm McDowell ha un terrore autentico negli occhi. Quello di Alex, il protagonista di Arancia meccanica, un ruolo che gli è rimasto sempre addosso. Anche adesso che un giornalista italiano al suo esordio nella regia l’ha scelto per dare corpo al mostro di Rostov, un serial killer che divorò più di cinquanta bambini e ragazzi mentre l’Unione Sovietica viveva la sua agonia politica. Per quel film, Evilenko, una delle migliori opere prime del 2004 a parere dei cronisti di settore, riceverà stasera un Nastro d’argento europeo, un premio che considera addirittura più importante del Golden Globe. “David Grieco, che è anche un caro amico da tanti anni, ha scritto una sceneggiatura bellissima e ha fatto un film difficile, che non cerca di adulare il pubblico, ma anzi racconta una storia scomoda e angosciante, quella di un assassino che mangia i bambini”.
Quello di Andrej Cikatilo resta tra i ruoli più significativi di una carriera vissuta tra alti e bassi, ma segnata da alcuni incontri straordinari: Lindsay Anderson e Stanley Kubrick. Col primo fece If… nel ’68, con l’altro naturalmente Arancia meccanica. “Un film che continua a costituire una specie di rito di passaggio per le giovani generazioni”. Un film che nasce anche dall’immaginazione di uno scrittore come Anthony Burgess, “è lui il vero artista, io sono un artigiano”, dice McDowell, che non si sente un attore “con metodo” alla Brando e neppure un perfezionista alla Laurence Olivier. “Il mio modello è James Cagney: vai lì e non fare niente, nessun artificio…”.
Ripensando alle polemiche che il film scatenò, riflette: “La violenza che si vede in tv, a tutte le ore, è molto peggiore, perché è gratuita. Arancia meccanica, invece, fa riflettere sulla violenza e sulla libertà dell’individuo. Alex compie scelte immorali, ma quantomeno fa delle scelte”.
Per Alex non provava repulsione, come non ne ha provata per Evilenko. “Non potrei mai odiare un personaggio, si capirebbe dal mio sguardo. Per tenermi lontano da Cikatilo, per passare le serate in pace, durante le riprese, mi sono inventato una postura diversa, una camminata speciale. Così potevo liberarmente facilmente e andarmi a mangiare un piatto di pasta”.
Gli chiedono chi sono i mostri dell’oggi. Magari qualche politico. “Se dovessi interpretare il presidente Bush, lo mostrerei come un bravo padre di famiglia e un buon cristiano, ma sperando che lo sceneggiatore ci metta un po’ di ironia”.
Non sa chi siano i suoi eredi: “Jude Law è un bravissimo attore, ma più upper class, dicono Gary Oldman o Ewan McGregor, oppure Paul Bettany”. Invece quando diventai famoso con Arancia meccanica dissero che avevo gli occhi di Steve McQueen, lo scrisse la famosa critica del ‘New Yorker’ Pauline Kael. A proposito di occhi: “Paul Newman diceva sempre che il suo incubo peggiore era svegliarsi una mattina, guardarsi allo specchio e scoprire che i suoi occhi non erano più blu”. Farebbe il remake di Arancia meccanica? “No, e spero che non venga in mente a nessuno, farebbero un casino”.
Invece diventerà un top gun russo in Mirror Wars e poi un tycoon dell’editoria alla Murdoch in Rag Tail di Mary McGuckian, tutto girato nella redazione di un tabloid con Jennifer Jason Leigh a fargli da moglie e figlia. Contemporaneamente…
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