In sala il 27 gennaio con Eurofilm Magic Island di Marco Amenta, premiato al Salina Doc Fest, road movie sulla vicenda di Andrea, 27 anni: vive a New York, ma è nato e cresciuto a Los Angeles. La sua quotidianità è scandita dal lavoro allo studio di registrazione, dagli amici, dalla sua ragazza, e dalla sua musica. Un mondo di arte. Figlio di due attori, musicista, fidanzato con una pittrice… Il suo tempo libero è riempito dalle serate nei club, da vernissage nelle gallerie di Manhattan, da collettivi di artisti. Ma un giorno il ragazzo riceve una telefonata dall’Italia, dalla Sicilia… Katia, l’ultima compagna di suo padre, lo cerca per un problema di cui vorrebbe si occupasse.
Andrea è – colpo di scena – il figlio di Vincent Schiavelli. Un nome che forse non dirà molto alla maggior parte dei lettori e degli spettatori, ma un volto riconosciuto e riconoscibilissimo. Schiavelli è infatti un caratterista che ha recitato in ruoli non da protagonista in film molto conosciuti come Qualcuno volò sul nido del cuculo, Amadeus, Ghost. E moltissimi altri. E’ morto nel 2005, a soli 57 anni, in Sicilia, a Polizzi Generosa, il paese da cui proveniva suo nonno materno. Katia cerca Andrea perché Vincent aveva un conto in banca in Sicilia e, dalla sua morte, nessuno degli eredi si è preoccupato di recuperare i soldi di questo conto. Anche se non ci pensava più, anche se la sua vita è ora assorbita da tutt’altro, anche se potrebbe essere doloroso, la telefonata di Katia è proprio quello che Andrea stava aspettando. Lui non ha visto suo padre prima che morisse, non è stato al suo funerale, e non torna in Sicilia dall’adolescenza, da quando partiva per trascorrervi brevi vacanze con Vincent. Questo viaggio, che gli si prospetta all’improvviso, è l’opportunità che cercava per fare i conti con il suo passato e con l’ingombrante figura del genitore che fino ad ora non è riuscito ad affrontare.
Intenso e doloroso, ma anche divertente, il film gioca con il reale come se fosse fiction. “ Tra New York e una Sicilia insolita e poco conosciuta – rivela il regista – Andrea cerca di afferrare brandelli della sua vita passata tentando di ricostruire chi davvero fosse il padre e il perché della sue scelte, riallacciando le connessioni sentimentali con lui e con la sua assenza. Un riavvicinamento che sarà lungo e doloroso e forse mai definitivo. E’ un film sulla ricerca della propria identità e sull’importanza delle proprie radici, sull’elaborazione di un lutto e sul senso ultimo della vita. Ho voluto raccontare una Sicilia diversa. Avevo conosciuto Vincent a San Francisco. Ci portò nel miglior ristorante cinese della città… per lui la cucina era fondamentale. Poi ci siamo frequentati in Sicilia, aveva anche girato qualche scena di Il fantasma di Corleone, che però avevamo dovuto tagliare perché non c’entravano con il resto. Era un uomo molto amichevole e disponibile e parlava un siciliano antico, quello dei nonni. Ho chiesto io il viaggio ad Andrea. Lui mi ha detto che l’aveva appena invitato a tornare in Sicilia anche Katia. Lui è come lo vedete, ha quella ingenuità e genuinità. C’era il rischio non si aprisse, e invece è stato molto generoso”.
Ora il regista lavora alla sua opera seconda di fiction, un film sull’Ilva di Taranto: ”Dovrei girare nel 2017, sono stato lì molti mesi per documentarmi. Non sarà un film politico ma sui percorsi umani di alcuni personaggi”.
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