Uno degli incontri quotidiani organizzati dalla Regione Lazio alla Festa del cinema di Roma nello spazio “Lazio, terra di cinema”, è dedicato al mondo “Digital e social” ovvero “Creators digitali e tecnologie emergenti, la generazione Z, come cambia il linguaggio dell’audiovisivo”.
“Cosa c’entra Cinecittà con questi temi?”, si chiede l’amministratore delegato Nicola Maccanico. La risposta è nella trasformazione in atto negli Studios di Via Tuscolana. “La vera sfida in questo momento è trasformare Cinecittà, da marchio glorioso a realtà operativa e in linea con il presente e il futuro. Oggi ci sono venti Teatri, che diventeranno venticinque, in attività. Alla Mostra di Venezia hanno partecipato quattro film girati da noi, qui alla Festa di Roma abbiamo visto C’è ancora domani di Paola Cortellesi, mentre è in arrivo il nuovo Guadagnino. Cinecittà ha ritrovato un senso contemporaneo e la realtà virtuale è arrivata con lo Smart Stage, uno dei più grandi d’Europa, occupato 300 giorni l’anno, che ha reso possibili le produzioni di Joe Wright (M Il figlio del secolo), Roland Emmerich (Those About to Die), Angelina Jolie (Without Blood) e il film di Pietro Castellitto (Enea) che avete visto in concorso a Venezia”.
E Maccanico, rivolgendosi ai ragazzi e alle ragazze presenti, allievi dell’Istituto Rossellini e del Liceo De Sanctis, ha rassicurato sul futuro: “La tecnologia non è un rivale, piuttosto è una grande opportunità. Meglio la conoscerete, più sarete competitivi. Il mondo audiovisivo ha sempre avuto a che fare con la tecnologia. Molti hanno la sindrome di Terminator, temono il giorno in cui le macchine decideranno per noi, ma credo che queste paure non riguardino voi giovani, chi è nativo digitale. La tecnologia fa parte della nostra vita e continuerà a farne parte, anche se non avremo mai un film deciso da una macchina”.
Nell’incontro, moderato da Andrea Piersanti e introdotto da Lorenza Lei (responsabile Cinema e Audiovisivo della Regione Lazio), anche il sociologo e professore del Politecnico di Milano Derrick De Kerckhove, in collegamento streaming, che ha ricordato il peso di due tecnologie che stanno cambiando i giochi: il Metaverso e l’Intelligenza Artificiale, in particolare l’Intelligenza virtuale generativa come ChatGPT. “E’ in corso una battaglia tra la parola e l’immagine, ma la vittoria l’avrà l’immagine. Ray Bradbury aveva intuito questi scenari già nel lontano 1953, quando scrisse Fahrenheit 451. Siamo già prigionieri di un sistema che ci controlla e con ChatGPT la macchina prende possesso del linguaggio. C’è insomma una competizione tra un passato letterario in cui siamo noi a detenere l’immaginario e un futuro di immagini. Ma già nel romanzo di Bradbury la letteratura è vista dal potere come una minaccia, perché leggere significa pensare”.
Per Paolo Marzano, professore della Luiss ed esperto di proprietà intellettuale, “l’Intelligenza Artificiale prova a sostituirsi all’essere umano, ma resta e deve restare uno strumento nelle mani dell’autore. Però quando il risultato finale è tutto appannaggio di ChatGPT, il diritto d’autore non protegge l’opera. Noi giuristi non vogliamo che il progresso culturale ci sfugga dalle mani. Oggi sono in atto contenziosi tra i titolari dei software e i detentori delle immagini, come nel caso di Bruce Willis usato in uno spot pubblicitario di una vodka senza il suo consenso. Il deep fake è anche un problema di utilizzo del diritto d’immagine. Anche per questo la SAG AFTRA da mesi sciopera”.
Mentre il tema “IA e diritto d’autore” è sempre più caldo – nella giornata di oggi se ne sono occupati anche il convegno organizzato da Nuovo Imaie e il panel SIAE alla Casa del Cinema dal titolo “Hollywood, attori e sceneggiatori hanno fatto… STRIKE. E noi? Dall’America all’Italia e viceversa: il punto sulle tutele contrattuali tra intelligenza artificiale ed equa remunerazione”.
Un tema toccato anche da Manuela Cacciamani, presidente dell’Unione editori e creators digitali in seno all’Anica, compagine nata nel 2021 per dare voce alle aziende che ruotano attorno al mondo delle tecnologie digitali. “I cambiamenti saranno nella testa perché bisognerà adattare la creatività alla tecnologia, del resto di Intelligenza Artificiale si parla fin dai tempi di Metropolis, ed era il 1927”.
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