“L’idea di fondo sarebbe reinventare, senza partiti presi, il Festival di Roma” così in un’intervista alla ‘Repubblica’ Marco Müller candidato a prendere il posto di Piera Detassis alla guida della kermesse capitolina.
Riferendosi alle polemiche di questi giorni, l’ex direttore della Mostra di Venezia dice di essersi all’inizio sentito ferito, “poi ho pensato: non sarò certo io ‘Brenno’ il nemico di Roma”. E al ‘Messaggero’ aggiunge: “Altro che nemico di Roma! Voglio così bene alla mia città che intendo inventarmi qualcosa di nuovo e assolutamente rivoluzionario nel panorama dei festival. L’uniformità e il conformismo vanno abbattuti”.
Quanto ai suoi progetti Müller dice alla ‘Repubblica’ di credere “nella necessità di una gestione permanente, di un festival che non si limiti a quel periodo dell’anno, a certi momenti”. In concreto, “parlando con Luigi Abete, in qualità di presidente di Cinecittà Studios, gli ho chiesto di trovare uno spazio lì a Cinecittà per rivendicare quella parte di storia della città e che quella importante vita cinematografica di Roma sia rilanciata: anche da lì si possono liberare forze nuove”.
Müller rivendica per Roma il modello Sundance: “E non mi riferisco solo al Festival fondato da Robert Redford, ma anche a tutto quello che di laboratorio e sperimentale gli ruota attorno nel corso dell’anno”. Ma pensa anche al modello Nicolini, “a riportare certe proiezioni in quelle parti di città storica dove le portò Renato Nicolini negli anni Settanta. Penso a Massenzio. Immagino un festival che duri tutto l’anno e sconfini fra i generi, si avventuri nel digitale, nell’elettronica, che si espanda in spazi diversi, andando oltre I’Auditorium o il Maxxi legando tanti piccoli eventi nel corso dell’anno a una serie di macro-eventi che provino a dare conto di tutto ciò che fa il cinema oggi. Tutto questo anche raccordando fra loro i tanti piccoli festival del film romani disseminati nel corso dell’anno”.
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