Marco Müller, a una settimana dall’inizio della settima edizione del Festival di Roma, fa il punto sul programma che attende ancora due film sorpresa (“li annunceremo tra martedì e mercoledì a processo di censura concluso”, dice) e sul clima. Il suo progetto – un festival di prime mondiali, con nomi importanti e con iniziative che durano per la città anche in altri mesi dell’anno – è in divenire: “Non è un numero zero ma certo il prossimo anno andrà meglio: abbiamo sofferto per essere partiti solo poco prima dell’estate, quando i giochi internazionali sono fatti, ma ho, a costo di gravi rinunce, mantenuto il punto sulle prime internazionali, sono 61 e ne vado fiero. Da qui secondo me si parte per farci largo, con il festival di Roma e conquistare un posto al sole tra Toronto e il Sundance e Berlino“, dice all’Ansa.
The Motel Life di Gabriel e Alan Polsky, Marfa Girl di Larry Clark, A Glipse Inside the mind of Charles Swan III di Roman Coppola, Populaire di Regis Roinsard, Mental di P.J. Hogan, sono tra i titoli da tenere d’occhio. “Risorse per 12 milioni di euro sono un budget per un grande festival che si fa notare all’estero, se fosse un evento solo cittadino, per quanto bello, dovrebbe costare la metà. Il futuro ci dirà quale formula è più giusta”, dice ancora Müller.
La crisi economica pesa. “Convincere gli operatori stranieri a venire, fare evento, trovare sponsor, ‘investire’ è una scommessa ancora più grande di questi tempi. In questo senso avere convinto uno degli studios a presentare a Roma Bullet to the Head di Walter Hill con Sylvester Stallone, che in America uscirà a febbraio è – sostiene Müller – una vittoria”. Il mercato è una chiave importante: “Convincere i distributori a portare film che potrebbero non uscire mai in Italia di questi tempi è molto difficile, sapere che arriveranno mi conforta, fare da trampolino di lancio, ottenere un primo riscontro da Roma è la nostra carta internazionale più grande da giocare. Lo snodo del mercato è importante, dialoghiamo anche con il mercato delle piattaforma on demand e delle reti tv cavo, questo è fondamentale per film che in sala avranno riscontri relativi rispetto alla domanda di home video”.
In aumento le presenze con migliaia i giovani che chiedono gli accrediti e ci seguono sui social network. Magari avrebbero voluto Lincoln di Spielberg che esce proprio in questi giorni? “Gli americani non l’hanno dato, il lancio era troppo legato al contesto delle elezioni Usa”, rivela. E il nuovo Ang Lee, Vita di Pi, come mai Roma se l’è fatto sfuggire? “Anche qui è stata fatta una scelta domestica: dopo la presentazione al NY Film Festival, arriverà in Europa per il lancio a novembre a Parigi, ma io ci ho rinunciato: da me solo prime mondiali”.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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