Lunetta Savino, tra Antonio Albanese e Paz


BELLARIA – Tantissimo teatro, la tv in prima serata con l’ammiraglia della Rai, che le ha dato un’incredibile notorietà nel ruolo di Cettina, poi il cinema (soprattutto) con le commedie di Ferzan Ozpetek, e persino l’impegno sociale e politico con Se non ora quando?. L’eclettica Lunetta Savino ora scopre anche il documentario, grazie al Bellaria Film Festival Doc, di cui è giurata e madrina di questa 30/a edizione. “Sono contenta perché per me rappresenta un linguaggio nuovo, e questa è una bellissima occasione per avvicinarmi a un genere che non conosco molto ma di cui sono curiosa”. E che, per la verità, ha già frequentato partecipando al doc Salva la cozza: “Un’idea molto carina che racconta ciò che si nasconde dietro il commercio dei frutti di mare. E poi è legato alla mia terra”.

 

Accantonate le ciabatte della domestica tuttofare di Un medico in famiglia, ora l’attrice barese è impegnata sul grande schermo: è sul set, a Roma, di Tutto tutto e niente niente, il nuovo film di Giulio Manfredonia in cui Antonio Albanese riprende uno dei suoi personaggi comici più famosi. “Antonio è un artista sorprendente – dice la Savino – La cifra della sua comicità è meravigliosa ed è divertentissimo stare sul set con lui”. Nel cast con lei ci sono Fabrizio Bentivoglio, Paolo Villaggio, Nicola Rignanese e Lorenza Indovina, che si muovono attorno a Mino Martinelli/Albanese, il filosofo contemporaneo cocainomane che sniffa ‘idee sintetiche’ per elaborare fantastiche conclusioni intellettuali. Ma il cinema l’ha chiamata anche per un’opera prima, quella di Max Mazzotta dal titolo Fiabeschi torna a casa: “Lo abbiamo girato ad aprile in Calabria ed è un seguito di Paz!, io sono la zia malata di Alzheimer in una storia che vi stupirà. E’ un gioiellino di commedia, con uno sfondo poetico e fumettistico, in cui ho recitato con Ninetto Davoli”.

 

Nonostante il momento fortunato e fittissimo di impegni, però, l’attrice pugliese riflette sulle carenze del nostro cinema, con uno sguardo probabilmente filtrato dall’impegno con il movimento delle donne che il 13 febbraio 2011 ha portato in piazza centinaia di migliaia di persone: “In Italia non ci sono ruoli buoni per le donne – accusa – siamo sempre e solo mogli, madri, fidanzate o amanti, e il problema è che non vengono proprio scritti. Io per esempio sogno di fare la borghese antipatica col tacco 12, per una volta. Basta con le ciabatte!”.

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02 Giugno 2012

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