Eleonora Duse, la Divina, torna in scena. Steven Spielberg ha annunciato la prossima produzione di The rivals, film sulla leggendaria rivalità dell’interprete italiana con Sarah Bernhardt. Negli Usa Helen Sheey ha dato alle stampe Eleonora Duse. A Biography.
In Italia Mediaset ha in progetto una fiction, sceneggiata da Simona Izzo e diretta da Ricky Tognazzi, sulla storia d’amore con Gabriele D’Annunzio, e Luisa Pretolani e Massimiliano Valli della Vaca Film, filmakers indipendenti di Ravenna, hanno realizzato Remembering Eleonora Duse. Mix di 42 minuti tra un’intervista a Martin Waldron, appassionato collezionista americano di memorabilia dusiane, e un monologo di Elena Bucci (Premio Ubu 2000), la loro attrice feticcio, nei panni della donna che rivoluzionò il teatro. Sabato 11 ottobre Luisa, ormai di casa a Londra dopo 8 anni passati a New York, è attesa a Firenze per l’anteprima del film al Festival internazionale di Cinema e Donne.
Perché la scelta di mescolare fiction e intervista?
Le due parti sono nate in momenti diversi. Mio padre Walter Pretolani ha scritto un’opera teatrale sulle ultime ore della Divina prima della morte avvenuta a Pittsburg nel 1924. Elena Bucci ha portato in scena il monologo a Ravenna nel novembre 2001. Massimiliano l’ha ripresa. Un anno dopo ho intervistato Martin Waldron. Ottantatreenne vive a Brooklyn e possiede ritratti, lettere, libri appartenuti alla Duse. L’ha incontrata al Metropolitan quando aveva appena 3 anni. Un episodio che neppure ricorda ma che ha segnato la sua vita. Per lui è stata la prima attrice a caricare la recitazione di umanità. Lasciava che i personaggi si impadronissero di lei per restituirne le emozioni.
Raccontaci il monologo Elena/Eleonora.
E’ un intreccio tra vita e poetica. Emerge un’attrice dominata dal demone dell’arte ma sempre insoddisfatta della sua interpretazione. Qualche volta ha perfino rifiutato di andare in scena per evitare di “tradire l’opera”. Al teatro ha dato tutto. Recitava in italiano senza bisogno di traduzione. Il pubblico riceveva solo un volantino che descriveva la storia. Il resto lo faceva lei con il corpo e la voce.
Eleonora Duse è tornata a far parlare di sé. Come valuti questa nuova attenzione?
Ne sono felice. Attraverso il film l’ho conosciuta meglio ed è stata una rivelazione. Per molti aspetti Eleonora è stata una femminista ante litteram. Una donna affascinante e piena di forza, girovaga e indipendente, capace di gestire relazioni con più amanti. E’ il modello del teatro allo stato puro. Sembra che Stanislawsky la vide a Roma e attinse dalla sua tecnica recitativa per la messa a punto del famoso metodo. Eleonora ha aperto una strada che col tempo gli attori hanno abbandonato. Ora forse è possibile ripercorrerla.
Elena Bucci come attrice dusiana?
Assolutamente sì. Elena usa una tecnica attoriale estremamente faticosa, con dei tratti dusiani molto forti. Del resto aveva già incarnato la Duse dedicandole lo spettacolo “Non sentire il male”.
In cantiere tu e Massimiliano Valli avete anche il lungometraggio “Berbablù”. A che punto è?
Abbiamo concluso le riprese qualche settimane fa. Massimiliano ha cominciato il montaggio. Sarà pronto per il prossimo anno. Berlino sarebbe il festival più adatto per l’anteprima. A Cannes organizzeremo almeno una proiezione privata per i professionisti del settore.
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