Il primo dei grandi protagonisti della 50° edizione del Taormina BNL Film Fest è Luigi Magni. Il regista romano, nel corso della serata inaugurale svoltasi al Teatro Greco, ha ricevuto il Taormina Arte Award, dopo un commosso saluto a Nino Manfredi, grande amico e protagonista di moltissimi suoi film. Stamattina, dopo la proiezione del suo secondo lungometraggio Nell’anno del Signore, Magni ha parlato ad una platea gremita di studenti, giornalisti e appassionati di cinema, del film ma soprattutto del suo rapporto con la settima arte e con la Città Eterna.
Roma è sempre la protagonista del suo cinema. E’ una Roma vera o ricostruita quella che vediamo nel film?
Ho messo sempre Roma al centro dei miei film perché è la mia città, ne sono innamorato. Credo che ognuno racconti le “cose di casa sua”. Roma è una città magnetica, ne sono rimasti conquistati anche registri stranieri. Basti pensare a Fellini, che l’ha scoperta e ne ha fatta la sua città.
In Nell’anno del Signore è stata ricostruita solo Piazza del Popolo, dove si trova la ghigliottina. Il pubblico che usciva dall’attiguo cinema Metropolitan, dove il film è rimasto in cartellone per sei mesi, andava nella vera piazza per controllare se esisteva veramente la lapide inquadrata alla fine del film.
Il film è composto da un cast eccezionale: oltre a Nino Manfredi, ci sono Alberto Sordi, Ugo Tognazzi, Claudia Cardinale. Come ha fatto un giovane regista al suo secondo film ad ottenere tanti nomi importanti?
Il film è stato prodotto dalla Euro International. Il direttore commerciale Fulvio Frizzi (padre di Fabrizio), sapeva che ero amico di Manfredi e mi chiese di fargli fare un a parte. Alla fine disse che se prendevamo lui, dovevamo prendere tutti. La Cardinale invece era la moglie del mio amico Franco Cristaldi. Ricordo le resistenze di Sordi, che avrebbe voluto che i due carbonari si pentissero prima di essere uccisi: aveva paura, come il frate che interpreta nel film, di andare all’inferno! Ma il significato del film sarebbe stato sconvolto.
Le storie che racconta sono sempre ambientate nella Roma papalina e risorgimentale. Cosa l’affascina di quegli anni?
Innanzitutto attraverso il passato io racconto il presente. Comunque l’amore per quel periodo storico, che mi ha portato a studiarlo, è nato da un interesse personale, ma anche generazionale.
Ha dei rimpianti, ci sono dei progetti che non ha realizzato?
Certo oggi è più difficile fare film. Un tempo c’erano forti figure di produttori, che si innamoravano delle sceneggiature e difendevano i progetti fino a che non venivano realizzati. In effetti un rimpianto è stato il non aver realizzato un film con Alberto Sordi, in cui lui interpretava un ex paparazzo ai giorni d’oggi. Sarebbe stato un confronto tra la Roma al tempo di Fellini e quella attuale. Ma purtroppo non abbiamo fatto in tempo a realizzarlo.
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