Il cinese Wong Kar-Wai in Concorso con 2046, già premiato come miglior regista a Cannes nel ’97 per Happy Together, e Michelangelo Antonioni con l’evento speciale Lo sguardo di Michelangelo sono il raffinato biglietto da visita dell’Istituto Luce sulla Croisette. A completare l’elenco dei titoli targati Luce: Tropical Malady del thailandese Apichatpong Weerasethakul, che concorre al palmarès, e A Casablanca gli angeli non volano del marocchino Mohamed Asli, che partecipa alla Semaine de la Critique. “Con questi autori sono previsti incontri sia nel nuovo spazio Club Italia, sia nel tradizionale Padiglione italiano, entrambi realizzati assieme a Cinecittà Holding e Audiovisual Industry Promotion” spiega Luciano Sovena, amministratore delegato del Luce.
Ed è con il film del regista Asli, una coproduzione italomarocchina – Gherardo Pagliei per la Gam Film in associazione con Dhagam Film – che comincia domani la trasferta francese dell’Istituto Luce.
Come nasce A Casablanca gli angeli non volano?
Dall’accordo fatto per la Film Commission Ourzazate Marocco ed è il primo frutto del Centro Euromediterraneo di Cinematografia e dell’Audiovisivo, nato da un’intesa tra Istituto Luce, Regione Lazio e Cinecittà Holding. Il regista marocchino Asli, studi alla Scuola di Ermanno Olmi e diploma al Centro sperimentale di cinematografia, è un autore appassionato del nostro cinema. Nella sua opera si colgono elementi e citazioni del neorealismo, ma anche atmosfere che ricordano il film turco Yol.
Il film si compone di tre episodi?
Il primo racconta il dramma di una donna partoriente che vive sulle montagne innevate dell’Atlante. Una denuncia forte delle differenze sociali: nell’entroterra del Marocco si muore ancora di parto mentre a pochi chilometri, sul mare, c’è il lusso più sfrenato. L’altro episodio, girato a Casablanca, è la storia metropolitana di un ragazzino che compra, dopo tanti sacrifici, un paio di scarpe nuove. E infine l’ultimo è dedicato ai cavalieri berberi, iconografia classica del paese, in particolare al rapporto d’amore tra un cavaliere e il suo cavallo.
Due invece i film in Concorso.
2046 del cinese Wong Kar-Wai, attesissimo dopo il successo di critica e di pubblico di In the Mood for Love, è una produzione associata Classic e Istituto Luce con Paradis Film. Ancora una volta insieme gli attori Maggie Cheung e Tony Leung, che proprio a Cannes, 4 anni fa, è stato premiato come miglior interprete.
Il thailandese Tropical Malady di Apichatpong Weerasethakul, che prossimamente distribuiremo, è una coproduzione italiana siglata dalla Downtown Pictures. Si tratta di un film originale, ricco di elementi onirici, direi quasi di stregoneria. Narra una storia di omosessualità latente tra due giovani ragazzi nello scenario incontaminato della foresta thailandese dove è stato interamente girato, tra rumori e atmosfere particolari.
Nella sezione Cannes Classic c’è infine il documentario di Antonioni.
Lo sguardo di Michelangelo è sempre prodotto dal Luce, in collaborazione con Lottomatica. Un piccolo capolavoro della documentaristica, poco più di venti minuti, sul restauro del Mosè di Michelangelo, nel quale musica e immagini si fondono, senza alcun commento. Sarà una piacevole sorpresa, che verrà abbinata alla copia restaurata dal Festival di Blow up.
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