“In una coppia, l’ideale è essere in tre”. Luciana Littizzetto ammicca dal manifesto di Se devo essere sincera. Alle spalle della vulcanica comica i coprotagonisti Dino Abbrescia e Neri Marcorè, rispettivamente marito e amante di un triangolo tinto di giallo.
Diretto da Davide Ferrario, che ha dismesso divertito i panni del deus ex machina di Dopo mezzanotte per quelli del regista “esecutore”, la commedia intreccia le indagini su un omicidio alle vicende sentimentali della professoressa Adelaide. 45 kg di peso, zazzera rossa e argento vivo addosso, insegna italiano al liceo, vive a Torino ed è sposata da dieci anni con un istruttore di scuola guida che la tradisce con una cliente bionda. La vita scorre all’insegna della serena prevedibilità finché, sulle note delle canzoni di Francoise Hardy, icona pop della Francia anni Sessanta, entra in scena un intraprendente commissario.
Interpretato anche da Donatella Finocchiaro (Angela) e Fabio Troiano (Dopo mezzanotte), il film arriverà in sala l’8 ottobre in 200 copie. Produce Beppe Caschetto, distribuisce Medusa.
Da dove viene la commistione tra giallo e commedia?
Dal romanzo La collega tatuata di Margherita Oggero. E’ ambientato a Torino, la protagonista è una professoressa e c’è di mezzo un giallo. Mancano però commedia e sentimento. Con la sceneggiatrice Anna Pavignano abbiamo lavorato proprio su questi aspetti.
Perché un film sul tradimento?
Il tradimento va di moda. Gli esperti dicono che l’amore non dura più di mille giorni. Poi c’è il calo del desiderio e si tradisce. Mica è facile, ci vuole un’inclinazione naturale altrimenti è come fare un investimento bancario ad alto rischio: si perde tutto, marito e amante. Io stessa ho tradito, l’ho rivelato per sincerità e mi hanno lasciata entrambi. Ma erano due pirla. Il film racconta bugie e tradimenti al femminile. Adelaide è una donna che, dopo dieci anni di matrimonio, ha bisogno di conferme e attenzioni e invece quando chiede al marito: “Mi trovi bella?” lui risponde: “Bella no. Sei un prodotto di nicchia”.
Ferrario l’ha già diretta in “Tutti giù per terra”. Il vostro primo approccio?
Conoscevo Davide perché all’epoca ero fidanzata con uno sceneggiatore. Non avevo mai fatto cinema, mi presentai al provino in condizioni disperate: avevo appena preso un cucciolo dal canile che per strada s’era accapigliato con un altra bestia. Sono uscita dalla zuffa con i collant rotti e un aspetto orribile. Però alla fine è stato scritturato anche il mio cucciolo. Dopo la prima scena ho chiesto a Davide: “Come è andata”. E lui: “il cane è stato bravissimo”.
Ha mai pensato di dirigere “Se devo essere sincera”?
Non ho ambizioni da regista e per passare dietro la macchina da presa non basta, come dicono molti, avere una bravo direttore della fotografia. E’ importante avere l’umiltà di ammetterlo. Cinema e tv non sono la stessa cosa: il linguaggio e i tempi sono diversi. Così mi sono rivolta ad Anna e Davide, persone in grado di dirigermi su una strada non mia. Ne avevo bisogno. Non volevo neppure riproporre la mia immagine televisiva a cui peraltro tengo molto. Quando hai successo in tv ti chiedono di rifare sempre lo stesso personaggio al cinema, alla radio, nei libri e all’infinito finché non diventi una scarpa spaiata da buttare.
Ha appena girato “Manuale d’amore” di Giovanni Veronesi. Ora tornerà alla tv?
Lavoro ad alcuni progetti televisivi: in particolare un programma in prima serata su Canale 5. Mi hanno proposto “Striscia la notizia” ma per ora ho rifiutato.
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