Un premio speciale a Luce Cinecittà per una passione largamente testimoniata dal listino 2011-2012. Accade al Nastro d’argento riservato al documentario e consegnato ieri sera al MiBAC, nelle sede di Santa Croce in Gerusalemme dai giornalisti cinematografici guidati dalla presidente Laura Delli Colli. Sono ben cinque i film del Luce segnalati e amati dal Sngci: Pasta nera di Alessandro Piva, Il corpo del duce di Fabrizio Laurenti, Il sorriso del capo di Marco Bechis, Case chiuse di Filippo Soldi, Profughi a Cinecittà di Marco Bertozzi, ma sono molti di più i documentaristi che citano e ringraziano Luciano Sovena – che ha ritirato il premio – per l’importanza del contributo degli archivi del Luce. Una miniera di storie e memorie, a volte dimenticate, attraverso preziosi e splendidi materiali di repertorio.
Ne è una dimostrazione Pasta nera, il doc di Piva sul singolare viaggio da Sud a Nord di tanti bambini denutriti e poverissimi che, alla fine della seconda guerra mondiale, trovarono ospitalità, affetto e buon cibo presso famiglie che vivevano in Emilia o nelle Marche, quei “comunisti” che i bambini avrebbero dovuto mangiarli – secondo il luogo comune elettorale usato dalla Dc – e invece li nutrirono e rivestirono da capo a piedi. Piccole storie di solidarietà tra persone che sovente parlavano dialetti quasi incomprensibili tra loro, il pugliese o il napoletano, il mantovano e l’emiliano, ma che riuscirono a capirsi benissimo. Quelle storie sono raccontate nel film da chi le ha vissute, e tra loro da Miriam Mafai, una delle organizzatrici di quei treni con l’Udi, l’Unione donne italiane. E proprio alla giornalista e scrittrice scomparsa da poco è stata dedicata la serata con un piccolo contributo in video realizzato al Teatro Valle occupato in cui lei rievocava ancora una volta quell’esperienza. Per il figlio Luciano Scalia: “di questo omaggio sarebbe felice Miriam, che amava solo il cinema di qualità, come amava solo i grandi classici della letteratura”.
Sono tante, nel film di Piva, le immagini del Luce che, come ricorda Luciano Sovena, è “il primo archivio al mondo, candidato a diventare patrimonio Unesco dell’umanità”. E il Luce ha contribuito anche alla realizzazione di Diversamente giovane di Marco Spagnoli, il film dedicato alla figura dell’avvocato del cinema Giovanna Cau, già premiata ai Globi d’oro della Stampa Estera. L’ottantanovenne Cau ha ricordato, tra l’altro, il suo impegno per il voto alle donne, condiviso con Mafai e con tante pioniere dell’impegno politico.
E’ vero che la passione politica anima quasi sempre il lavoro dei documentaristi. A partire dal Nastro del documentario, il premio più importante, andato a Tahrir Liberation Square di Stefano Savona, sulla mobilitazione che in Egitto ha contrassegnato la rivolta della primavera araba. Per Savona, già autore di opere importanti che vanno sempre al di là del puro reportage come Primavera in Kurdistan e Piombo fuso sull’offensiva israeliana contro la striscia di Gaza, “vicino o lontano, siamo tutti nello stesso posto”. Già vincitore anche del David di Donatello, ha voluto giustamente ricordare la figura del padre dei documentaristi italiani, Vittorio De Seta, scomparso quest’anno.
Liberation Square è andato in onda su Raitre in una versione breve, ma spesso le televisioni sono piuttosto refrattarie a dare spazio al documentario creativo. Maggiore sensibilità dimostrano alcuni giornali – c’è chi porta avanti da anni una battaglia per questo genere sicuramente di nicchia ma con un suo pubblico fedele e informato – e tra questi Il Fatto che ha coprodotto, in collaborazione con Amnesty International e Articolo 21, 148 Stefano mostri dell’inerzia di Maurizio Cartolano, sulla atroce vicenda di Stefano Cucchi. Alla premiazione era presente Giovanni Cucchi che ha ricordato come il film “metta in risalto aspetti importanti della vita di mio figlio e possa contribuire a far luce su questa vicenda e altre purtroppo simili come quella di Federico Aldrovandi“. Oggi le famiglie di queste vittime del sopruso sono in stretto contatto, ma la loro sacrosanta voglia di verità “deve coinvolgere tutti”, come dice Cartolano.
Un premio speciale è andato ad Antonello Sarno (Schuberth, l’atelier della Dolce vita e Noi c’eravamo, sulle lotte dei cineasti) e a Luca Verdone, figlio del critico Mario, fratello di Carlo, attento cronista di cinema e cultura con al suo attivo doc sul futurismo e ritratti dedicati a Franco Zeffirelli o Sergio Leone. Altro premio speciale alla carriera a Gianni Minà per il monumentale Cuba nell’epoca di Obama, quattro ore di racconto informatissimo. Menzioni speciali per la Indigo di Francesca Cima e Nicola Giuliano (Vasco Rossi questa storia qua e Napoli 24) come pure a Hit the road nonna di Duccio Chiarini “per il racconto familiare di un autentico, coraggioso caso di imprenditorialità al femminile in una realtà pionieristica per le donne”. Nicola Giuliano ha sparato nel mucchio, chiedendo “meno premi e più spazio sui giornali per il documentario” di fronte a “una mitridatizzazione che porterà alla progressiva scomparsa del cinema”. Preoccupazione legittima, ma forse l’invito non andrebbe rivolto proprio a chi dedica tanta attenzione, non solo con i premi, ma come selezionatore di festival o scrivendone (magari non sui quotidiani “mainstream”, ma di sicuro su quelli più letti da chi frequenta questo tipo di cinema). Tra questi Maurizio Di Rienzo, che supervisiona per il Sngci la selezione dei documentari: circa venti sono stati presi in considerazione tra quelli usciti in sala o visti in tv o proiettati in un grande festival oppure distribuiti in dvd per arrivare alla cinquina che comprendeva oltre a Tahrir Liberation Square e 148 Stefano mostri dell’inerzia, anche Black block di Carlo A. Bachschmidt, Mare chiuso di Andrea Segre e Stefano Liberti e 11 metri, sulla storia di Agostino Di Bartolomei, di Francesco Del Grosso.
Altra categoria presa in esame quella del documentario sul cinema (circa 16 opere) che ha portato il Nastro d’argento a In arte Lilia Silvi di Mimmo Verdesca, ritratto delll’attrice più impertinente degli anni ’30 e ’40 – è ancora viva, 92enne, e abita a Nettuno, anzi sarebbe venuta alla premiazione se non fosse stato per il caldo africano – prodotto da Fabio Grossi e da Leo Gullotta, che si è detto “vicino ai lavoratori che hanno occupato Cinecittà, un altro modo di difendere la memoria che sta alla base anche del nostro lavoro”.
Una menzione speciale, sempre in questa categoria, a Voi siete qui di Francesco Matera, mappa cine-turistica di Roma scritta dai giornalisti Alberto Crespi e Alessandro Boschi con l’ambizione di un road movie metropolitano, proposta a Venezia da Giornate degli Autori e Settimana della critica.
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E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk