LUCE DEI MIEI OCCHI


Spacca la Mostra il primo italiano in concorso a Venezia 58. Luce dei miei occhi (leggi la scheda di tamtam) divide la critica, si prende i fischi della proiezione per i giornalisti e gli applausi della conferenza stampa. Accuse, in ordine sparso: manierismo, eccesso di costruzione, ridondanza della voce fuori campo e della musica, dialoghi poco credibili. Mentre chi ama il film ne apprezza proprio la fragilità, la delicatezza, l’universo di sentimenti trattenuti, lo stile.
Piccioni (leggi la nostra intervista) sicuramente sconta un’aspettativa altissima. Nei suoi confronti, dopo il grande successo di Fuori dal mondo. E verso il nostro cinema nel suo complesso: molti aspettavano al varco la cosiddetta “primavera italiana”.

“Certo, un regista preferisce il successo unilaterale, ma penso che questo film resti con lo spettatore, che sia qualcosa che uno si porta dietro e dentro”, commenta Piccioni. Mentre il produttore, Lionello Cerri, fa una distinzione tra il pubblico degli specialisti e quello “normale”, finora entusiasta alle proiezioni test. Si vedrà alla prova delle sale, dove il film arriva da venerdì in 105 copie, distribuito dall’inedita 01 Distribution.
Piccioni, comunque, non si tira indietro davanti ai detrattori: “Sono sempre stato pronto a mettermi in gioco, però non accetto critiche che nascono da un atteggiamento preconcetto nei confronti della Mostra o del mio film”. Rivendica la sua fantascienza esistenziale, ne spiega i dettagli e gli snodi narrativi.
Sandra Ceccarelli (leggi l’intervista di tamtam) cita Beckett – “non posso continuare… continuerò” – per giustificare questo personaggio stremato ma incapace di rassegnarsi, che non riesce più a riconoscere le cose belle della vita. “Maltratta i clienti del suo negozio di surgelati perché sono il simbolo del suo fallimento. E’ una donna indurita dall’esistenza, che si sente inadeguata. E’ capitato a chiunque. A me, prima di fare questo lavoro”. Sandra e Luigi Lo Cascio sono la cosa migliore del film, dicono in molti. Una risorsa del cinema italiano. Infatti lavoreranno ancora insieme nel film di Cristina Comencini, Il più bel giorno della mia vita, con Margherita Buy e Virna Lisi. Stavolta saranno fratello e sorella.
Piccioni prosegue. Non rinuncia a qualche spunto concreto, anche se ha scelto di mostrare una Roma astratta, che mescola senza regole Piazza Vittorio e il Villaggio Olimpico, Piazza Esedra e Torrevecchia. “I surgelati sono andati in crisi dopo l’avvento dei supermercati, così i clienti di questi negozi sono anziani e soli, persone affaticate dalla vita. Che poi, magari, sono la maggior parte, ma non rappresentano che se stessi, non formano una classe, una razza…”. Ed è un contrappeso sociale, dice il regista, anche il personaggio di Silvio Orlando. “Un cattivo maestro che bada al sodo, non crede alle chiacchiere sull’amore, eppure si fida di questo ragazzo, che poi lo delude e si lascia andare a una specie di amicizia”.

autore
04 Settembre 2001

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