Luca Zingaretti, classe 1961, diplomato all’Accademia Silvio d’Amico nell’84, dà vita per il terzo anno consecutivo a Salvo Montalbano, commissario siciliano nato dalla fantasia di Andrea Camilleri.
L’appuntamento è per il 9 e il 16 maggio alle 20,50 su RaiDue con La gita a Tindari e Tocco d’artista, diretti da Alberto Sironi, entrambi liberamente tratti dalle opere di Camilleri, che li ha sceneggiati con Francesco Bruni. I due film-tv, realizzati da Carlo Degli Esposti per Palomar, girati in 11 settimane tra Ragusa e Noto, sono costati 5 miliardi e 800 milioni. Cinque li ha messi Rai Fiction, in coproduzione con la Sveriges Television. Gli episodi andranno in onda anche sulla tv pubblica svedese e sono già stati acquistati in Francia e Germania. Nel cast, l’austriaca Katharina Bohm (Livia, fidanzata di Montalbano), Cesare Bocci (il vicecommissario Mimì Augello), Peppino Mazzotta (l’ispettore Fazio), Angelo Russo (Catarella), Davide Lo Verde (Galluzzo). Intanto Rai Fiction ha già messo in cantiere altri 2 o 4 film per proseguire la serie.
Zingaretti, sei film-tv nei panni di Montalbano. Non ha paura di essere identificato nel personaggio?
Non uso strategie: se un ruolo mi piace lo faccio. Ogni attore, è la legge dello spettacolo, rimane legato al personaggio più noto che ha interpretato. Gino Cervi è stato sempre identificato con Maigret. Per non parlare del più grande attore vivente, Anthony Hopkins, che verrà sempre ricordato per Hannibal Lecter. Se dovesse succedere a me per Montalbano ne sarei ben felice.
Com’è Montalbano?
E’ un uomo duro, corretto, testardo, che rifiuta ogni compromesso, non cerca il denaro né la carriera, ma si preoccupa di far bene il suo mestiere. E’ un investigatore che riflette sulle passioni, le tentazioni e i delitti degli uomini senza giudicare ma cercando di capirne le ragioni.
Per me Montalbano è un caro amico con cui non voglio approfondire troppo la conoscenza. La mia paura è entrarci troppo in confidenza, perché è pericoloso per un attore adagiarsi sul già conosciuto, ti spinge a non cercare più cose nuove.
Camilleri scrive pensando a lei?
Lui scrive pensando al suo Montalbano. Anche se nei miei confronti è stato molto carino nel dire che sono un Montalbano che gli piace tantissimo.
Ha appena finito di girare la storia di Giorgio Perlasca che la Rai trasmetterà a ottobre. E il cinema?
Non faccio grandi differenze tra cinema e tv. In genere scelgo i lavori in base al divertimento e all’emozione che mi danno. Ho preferito fare grandi personaggi in tv perché al cinema non li ho trovati. Per il grande schermo ho girato Texas 46 con Roy Schroed perché era un buon copione, ma non so quando uscirà. Negli ultimi anni i bei film fatti in Italia sono stati tanti. Ma non c’erano parti per me né nel lavoro di Muccino, né in quello di Moretti. Ecco mi sarebbe piaciuto proprio fare quel ruolo… ma c’era già Nanni!
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