Budapest, 1944: la città è occupata dai tedeschi, un giovane italiano commerciante di carni si finge un addetto dell’ambasciata spagnola per salvare da deportazione 5 mila ebrei.
E’ Giorgio Perlasca, nato nel 1910 e scomparso nel 1992, lo “Schindler italiano”.
La sua storia arriva in prima serata su Raiuno il 28 e il 29 gennaio con la fiction Perlasca – Un eroe italiano di Alberto Negrin, che va in onda in coincidenza con “La giornata della memoria”, dedicata al ricordo dell’Olocausto.
La sceneggiatura, firmata da Stefano Rulli e Sandro Petraglia, è tratta dai diari dello stesso Perlasca, intitolati L’impostore e dal libro La banalità del bene di Enrico Deaglio. Le musiche sono del grande Ennio Moricone.
Frutto di una coproduzione internazionale (Rai Fiction, Palomar Endemol di Carlo Degli Esposti, Focus Film Hamster di Budapest, France 2/Hamster Productions-Parigi, SVT-Sveriges Television di Stoccolma) il tv-movie in 2 puntate è costato 12 miliardi ed è stato girato interamente in Ungheria in 12 settimane.
A dare il volto a Perlasca è Luca Zingaretti. Completano il cast Amanda Sandrelli, Franco Castellano, Giuliana Lojodice, Mathilda May, Jerome Anger, Gyorgy Cserhalmi.
Allora, Zingaretti dal Commissario Montalbano a Giorgio Perlasca. Cosa hanno in comune questi due eroici personaggi?
Li accomuna il fatto di essere uomini liberi nel modo di pensare, che ragionano con la testa e col cuore e non in base a ideologie o religioni. Un uomo che rinnega l’ideologia fascista perché non gli si adegua più è degno di essere raccontato. E noi lo facciamo con questo film. Tra l’altro è gratificante mettere in scena un italiano che ha fatto grandi cose all’estero, dove siamo conosciuti sempre e solo per la pizza e i mandolini. Perlasca è un italiano di cui essere fieri.
Che cosa ti ha colpito di questo uomo qualunque che tu stesso hai definito “semplice, istrionico e un po’ buffonesco”?
Che ha posto al centro della sua vita e dell’universo l’essere umano, che era un uomo che credeva in Dio, che per aiutare chi soffriva ha rischiato la sua vita. Una storia incredibile che sono stato felice di girare, coniugando il suo aspetto eroico con quello umano: Perlasca era uno simpatico.
Che aria c’era sul set in Ungheria?
Un’atmosfera piacevole e leggera, anche se molte della comparse erano persone che avevano realmente vissuto il dramma della deportazione. E noi un manipolo di italiani convinti di fare una storia importante: ognuno c’ha messo del suo.
Chi sono secondo te i Perlasca di oggi?
Forse Gino Strada, il fondatore di “Emergency” e tutti coloro che si impegnano nel sociale con gesta eroiche. Persone libere che agiscono in base alla propria coscienza e non burattini coi fili.
Montalbano è andato in ferie?
No, si è solo preso una settimana di riposo ma il 18 febbraio tornerà in pista. Inizio a girare L’odore della notte, tratto dall’ultimo libro di Camilleri e un altro film tratto da un suo racconto.
Tra breve andrà in onda su Canale 5 Incompreso, di cui sei protagonista con Margherita Buy. La fiction ti ha rapito del tutto?
Per me non c’è grande differenza tra fiction e cinema. Scelgo in base alle storie che mi propongono. E faccio quello che mi piace fare.
Progetti per il cinema?
Forse farò un film su un italiano diventato una rockstar in Argentina, una specie di Madonna al maschile. Mi piacerebbe farlo anche per vedere l’Argentina, stare in mezzo alla gente normale per capire davvero cosa succede in questo momento. Poi spero di fare El Alamein di Enzo Monteleone .
Intanto ha girato la storia di un altro italiano fatto prigioniero dagli americani in Africa…
Sì. Texas 46 diretto da Giorgio Serafini, un film di cui sono fiero perché ho recitato interamente in inglese. E’ la storia di due uomini: un prigioniero italiano in Africa in conflitto con un capo del campo di concentramento. Dovrebbe uscire a febbraio.
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