A salutare gli 80 anni, compiuti qualche giorno fa, dallo scrittore Andrea Camilleri ci sono il CdA della Rai al completo, il presidente Petruccioli, il dg Meocci, il direttore di Rai Fiction Saccà, il direttore di Rai Uno Del Noce. Insieme ai discorsi di prammatica, c’è anche un regalo per lo scrittore siciliano, un calamaio in bronzo e marmo. L’occasione è data dalla presentazione di altri 2 episodi della serie Il commissario Montalbano, in aggiunta ai 10 cominciati nel 1999. Giro di boa e Par condicio andranno in onda su RaiUno il 22 e 29 settembre, sceneggiati dallo stesso Camilleri insieme a Francesco Bruni e Salvatore De Mola, per la regia di Alberto Sironi. “Ma perché un regista milanese per il mio Montalbano siciliano?”, chiese lo scrittore, quando venne messa in cantiere la serie tv.
E’ l’omaggio anche a un dipendente della Rai, dove Camilleri entrò nel lontano 1957, dopo aver vinto un concorso nel 1954. “Dovetti aspettare 3 anni, perché un frate trappista disse che ero troppo comunista per fare il mio ingresso alla Rai. Per fortuna tornai utile quando l’allora dg, il democristiano Bernabei, mi chiamò per occuparmi della produzione televisiva delle commedie di Eduardo De Filippo”. Poi vennero, sempre da produttore, Il tenente Sheridan e Il commissario Maigret, infine da autore e sceneggiatore Il commissario Montalbano. Il personaggio reso popolare da un viscerale e tenace Luca Zingaretti, che ha messo la parola fine a questo ruolo con gli ultimi due episodi che si vedranno a primavera 2006, e le cui le riprese sono in programma il prossimo ottobre.
Come è stato l’incontro con Camilleri?
Ho avuto la fortuna di conoscere da alunno Camilleri all’Accademia Silvio D’Amico dove insegnava regia televisiva, un maestro importante per la mia carriera. Nonostante il successo ottenuto è rimasto lo stesso di sempre, con la sua semplicità, il suo acume nell’osservare e raccontare la realtà.
Montalbano le ha dato fama?
Dopo aver fatto tanto teatro, l’interpretazione di Montalbano mi ha dato la popolarità e dunque la possibilità di scegliere trai i ruoli che mi proponevano. E’ un personaggio che nessun attore, anche uno mediocre, e lo dico contro il mio interesse, avrebbe fallito. E’ un personaggio ben scritto e dalle tante sfaccettature, a un attore non restava che raccoglierne alcune. E’ quel tipico ruolo che può fare la fortuna di un attore.
E ora ha deciso di lasciarlo?
Adoro questo personaggio, abbandonarlo è una scelta dolorosa. Camilleri insegna che è importante come un attore entra in scena, e altrettanto come ne esce. E poi non dimentico un adagio orientale: “Un arcobaleno se durasse mezz’ora non lo si guarderebbe più”.
Impegni futuri?
Il prossimo 17 settembre farò delle letture a Sant’Anna di Stazzema, per rievocare la strage compiuta dai nazisti, in cui venne sterminato un intero paese. E’ una storia che mio padre mi ha sempre raccontato e ho deciso di occuparmene dopo la sentenza del tribunale a distanza di anni, raccogliendo le testimonianze dei pochi sopravvissuti.
Poi il 16 ottobre uscirà I giorni dell’abbandono di Roberto Faenza, sono convinto che piacerà al grande pubblico, a dispetto del caso montato dalla stampa dopo qualche fischio in sala. E poi mi attende un film corale di Gianluca Tavarelli, un film che parlerà della mia generazione, quella dei quarantenni. Quanto a un mio possibile ruolo televisivo nei panni del mafioso Totò Riina, come scritto da alcuni giornali, preciso che non mi interessa.
E’ pronto il suo documentario su Suso Cecchi D’Amico, prodotto da Rai Cinema?
Doveva andare alla Mostra di Venezia, ma purtroppo c’è stato un problema di diritti musicali e dunque non è ancora terminato. La mia regia consiste nell’aver montato questa lunga chiacchierata che Margherita D’Amico ha fatto con Suso. Una conversazione bellissima per il lessico, per i suoi ricordi dei personaggi del cinema, per l’immagine di un’Italia mutata che restituisce. In fondo mi piacerebbe anche tentare la regia cinematografica: a teatro chi racconta la storia è l’attore, al cinema è invece il regista.
Con MaXXXine, in sala con Lucky Red, Ti West conclude la trilogia iniziata con X: A Sexy Horror Story e proseguita con Pearl, confermandosi una delle voci più originali del cinema di genere dell’era Covid e post-Covid
Dove nessuno guarda. Il caso Elisa Claps - La serie ripercorre in 4 episodi una delle più incredibili storie di cronaca italiane: il 13 e 14 novembre su Sky TG24, Sky Crime e Sky Documentaries.
Codice Carla mostra come Carla Fracci (1936-2021) fosse molto più di una ballerina famosa.
Il disegnatore, illustratore e docente presso la Scuola Romana dei Fumetti ci racconta come ha lavorato sugli storyboard dell'ultimo successo di Gabriele Mainetti