Luc Besson “Penso ai bambini in un mondo sporco e volgare”


Secondo episodio della minisaga di Luc Besson, Arthur e la vendetta di Maltazard sarà in sala il 30 dicembre con Moviemax in 150 copie, mentre in Francia – dove i Minimei sono un fenomeno da record – è uscito il 2 dicembre e ha già portato in sala 2 milioni di spettatori. “Ma i francesi – scherza il regista – sono obbligati ad andare al cinema per salvarlo dalla crisi”. Nel film, che è il seguito di Arthur e il popolo dei Minimei e mescola live action e animazione al computer, ritroviamo il giovane Arthur (Freddie Highmore), ormai cresciutello, ansioso di tornare nel mondo di sotto per incontrare la principessa Selenia, di cui è innamorato. Ma i suoi progetti sono mandati all’aria dalla decisione improvvisa dell’antipatico e ansioso padre di lasciare la casa di campagna dei nonni per tornare in tutta fretta in città. Grande agitazione anche perché nel frattempo un ragno ha consegnato al coraggioso Arthur un chicco di riso con su incisa una richiesta d’aiuto che proviene certamente dal mondo sotterraneo: disobbedendo ai genitori, il ragazzo riuscirà a tornare minuscolo e ritroverà il suo vecchio amico Bétamèche, il rasta Max (che ha la voce di Snoop Dogg nella versione inglese) e il cattivo Maltazard, determinato a diventare grande e grosso per consumare la sua vendetta. Inseguimenti a bordo di insetti volanti nella variopinta vita notturna di Paradise Alley, ideata come un misto di Broadway e Pigalle, si contrappongono alle scene della fattoria degli umani girate in Normandia ma con un look che rimanda alla pittura americana iperrealista, da Norman Rockwell a Edward Hopper, grazie alla nitida fotografia di Thierry Arbogast.

 

Lasciata alle spalle la violenza di film come Léon e Nikita, il cinquantenne Besson è ormai convinto sostenitore di un “sano” cinema per ragazzi che è anche un’industria lucrosa se si pensa che la saga dei Minimei è anche in libreria (3 mln di copie vendute in tutto il mondo) e negli scaffali dei videogiochi. Già in postproduzione il terzo capitolo, Arthur e la guerra dei due mondi, che sarà pronto in primavera.

E’ stata molto diversa l’esperienza di questo secondo film, rispetto al primo?
Arthur e il popolo dei Minimei era la mia prima esperienza con un film d’animazione, e anche per le 500 persone che hanno lavorato con me lo era. In questi tre anni abbiamo imparato molto e stavolta tutto è stato più piacevole. Abbiamo usato varie tecniche: riprese live action e davanti al green screen, effetti speciali e motion capture. Ma in tutti i casi la regia era la stessa.

Il film si interrompe bruscamente quando Maltazard è diventato grande e ci rimanda al terzo episodio per sapere come va a finire. Non è frustrante?
Certo, lo so bene. Ma è difficile fare un film per bambini di tre ore e bisogna dividerlo in due per forza. Il secondo episodio si interrompe con Maltazard che misura due metri e venti e Arthur che è rimpicciolito a due millimetri, ma le loro avventure proseguono nel terzo film. Del resto anche I Pirati dei Caraibi e Il Signore degli anelli terminano bruscamente. Bisogna insegnare ai bambini la pazienza, non si può avere tutto e subito.

Il personaggio di Arthur è cresciuto e non solo fisicamente.
Ha 3 anni di più, ormai è diventato un adolescente. Durante le riprese è letteralmente esploso, prendeva 1 centimetro al mese, non so, forse i genitori gli davano le vitamine. Così anche la storia d’amore tra lui e Selenia è cresciuta. Mentre prima non osavano dire che si amavano, ora è una storia dichiarata, lei è la sua principessa e lui il suo principe. È stato davvero commovente ricordare come ti senti quando hai la prima vera storia, anche se platonica.

Si sente in competizione con Disney Pixar?
Siamo molto diversi, proveniamo da due culture diverse. Però è eccitante correre accanto a un campione del mondo, anche se sai che non vincerai. Quando c’è qualcuno che fa qualcosa di straordinario in un settore, anche gli altri vanno nella stessa direzione. Come quando un grande calciatore, spinge tanti ragazzini a giocare a calcio. Oggi l’animazione è forte in tutto il mondo e c’è molta concorrenza e questo fa bene ai film ed è ottimo per gli spettatori. Del resto nella Pixar ci sono molti tecnici italiani e francesi e la Disney negli ultimi quarant’anni ha sempre attinto alla letteratura europea. Quindi c’è uno scambio…

Tra i doppiatori del film ci sono molti cantanti, da Snoop Dogg a Lou Reed, mentre nel primo episodio c’era Madonna. Come mai?
I cantanti sanno molto bene come usare la voce, vanno a colpo sicuro, hanno ritmo, è come se avessero il metronomo in testa. Spesso sono affascinati dal cinema ed è facile convincerli a recitare, mentre gli attori sono irraggiungibili e fanno un sacco di storie.

Lei ha ambientato il film in America, ha usato attori anglosassoni, tra cui Mia Farrow nel ruolo della nonna. È affascinato dagli Stati Uniti?
Sono affascinato dalla pittura italiana, dalla letteratura europea, i migliori ristoranti a 3 stelle sono quasi tutti in Europa. Negli americani mi colpisce piuttosto il modo di conquistare il mondo, ma tra i più grandi registi ce ne sono almeno dieci italiani: Scorsese, Coppola…

Cosa pensa del 3D stereoscopico?
Se porta qualcosa alla storia, bene, altrimenti non mi interessa. E poi c’è il problema degli occhiali. Ho cinque figli e so che dopo mezz’ora, massimo un’ora, se li tolgono.

Lei sembra aver archiviato lo spirito di ribellione dei suoi primi film, per una poetica dai toni infantili.
Nel mondo c’è così tanta povertà e sofferenza, che non viene certo voglia di aggredire gli spettatori come facevo all’epoca di Nikita, quando la società francese era borghese e opulenta, come un gattone a cui ti diverti a tirare la coda. Oggi sono soprattutto preoccupato per i bambini che crescono in un mondo sempre più sporco e volgare. Cerco di dare un po’ di coraggio ai più piccoli, cerco di trasmettere ai ragazzini qualcosa di positivo, ad accettare gli altri, a non fare differenza tra chi è piccolo e chi è grande, giovane e vecchio.

Che film vedeva da piccolo?
Quando ero piccolo c’era un solo film da vedere, il cartone di Natale della Disney. Lo aspettavi 12 mesi e ti restava impresso. I miei preferiti erano Il libro della giungla e Lilli e il vagabondo.

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18 Dicembre 2009

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