Lone Scherfig: “La mia America solidale”

Una commedia sentimentale (molti sentimenti e poca commedia) per l'apertura della 69esima edizione della Berlinale, The Kindness of Strangers, ha il valore aggiunto di una regista donna


BERLINO – Una commedia sentimentale (molti sentimenti e poca commedia) per l’apertura della 69esima edizione della Berlinale. The Kindness of Strangers ha il valore aggiunto di una regista donna in un’edizione del festival che insiste molto sul tema della parità – ne abbiamo già ampiamente parlato su CinecittàNews. Così la sessantenne regista danese Lone Scherfig, rivelata al pubblico internazionale proprio qui nel 2000 quando vinse l’Orso d’argento con un piccolo e delizioso film, Italian for beginners, inatteso successo al botteghino (costato 600mila dollari ne incassò 16 mln in tutto il mondo), ha portato in concorso un film da lei scritto e diretto. Ambientato in una New York fredda non solo climaticamente, è un’opera dai tratti gentili anche se purtroppo non molto incisiva e spesso francamente un po’ noiosa.

Nel pieno dell’inverno Clara (Zoe Kazan) una giovane madre con due figli piccoli, scappa dal marito, poliziotto violento: non ha nulla, solo una vecchia automobile che presto le sarà sequestrata per divieto di sosta. Non vuole rivolgersi alle autorità perché è convinta che non le crederanno e quindi diventa ben presto una homeless insieme alla famigliola: ruba vestiti nei grandi magazzini, si imbuca ai cocktail per portar via qualche tartina, implora invano un ricovero per sé e i ragazzini che porta in biblioteca per farli stare al caldo. Finché non si imbatte in Alice (Andrea Riseborough), un’infermiera sola e un po’ triste ma molto attiva nel volontariato. Il film si dilunga nella descrizione di questa umanità marginale per tanti motivi, non solo per povertà: c’è un ex galeotto buono come il pane (Tahar Rahim) che finisce per diventare il gestore di un ristorante russo il cui proprietario (Bill Nighy) è un eccentrico e generoso mecenate; c’è un giovane irascibile e pasticcione che non riesce a tenersi uno straccio di lavoro (Caleb Landry Jones) e si sente un fallito; c’è un avvocato delle cause perse (Jay Baruchel) che non trova una fidanzata. Per tutti il film, animato da molte buone intenzioni, ha in serbo qualche bella sorpresa e un lieto fine che Lone Scherfig rivendica con energia: “Amo i film che infondono speranza in un mondo tanto duro”.

La regista racconta di lavorare da tempo al progetto: “Sono partita da tanti piccoli spunti, scene e personaggi che mi giravano in testa. Un uomo che getta una sedia dalla finestra dell’ufficio, una donna che si infila delle tartine in borsa, un’infermiera che non ce la fa a trattenere le lacrime di fronte all’umana sofferenza, una senza fissa dimora che mangia alla mensa indossando un cappotto di Prada che risale alla sua vita agiata di pochi mesi prima. E poi c’è New York, la città sfavillante e piena di lusso, ma anche quella sotterranea, con la gente in fila per un piatto di minestra”.

Sul racconto aleggia il vento gelido dell’America di Trump. “Questo non è un film politico – precisa Scherfig – ma visto che parla di carità e homeless, di persone che finiscono escluse dal sistema, è legato alla situazione attuale degli Stati Uniti, all’America di oggi e alla vita in una grande metropoli, mentre l’aspetto umanitario spero che sia senza tempo e che renda il film sempre attuale”. Evidentemente ci sono punti di contatto con Italian for beginners, dopo alcuni lavori ambientati nel passato e ispirati a opere letterarie come An Education o Posh. “E’ vero, le analogie con Italian for beginners ci sono, sono due storie corali con personaggi che non si conoscono tra loro, e anche la costruzione è simile, con un andamento legato alle emozioni, ma The Kindness of Strangers è un altro tipo di film. Nasce anche da un’urgenza, quella di parlare delle persone compassionevoli e della voglia che tanti, tantissimi, negli Stati Uniti e in Canada come in Europa, hanno di aiutare gli altri, di rendersi utili e di soccorrere”.

L’attore britannico Bill Nighy, che nel ruolo del proprietario del ristorante Palazzo d’inverno porta al film un tocco di leggerezza, apprezza molto il messaggio positivo: “E’ importante sottolineare le cose che ci uniscono anziché quelle che ci dividono, è essenziale nell’attuale clima politico e sociale. Le persone normali vanno più d’accordo di quanto i politici vogliano farci credere. Loro ci manipolano per i loro scopi, ma non è vero che ci sia tanto odio per i diversi per razza o religione nella vita di tutti i giorni, mi piace questo film perché racconta proprio questo”.

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