LO SGUARDO DEI PROFUGHI

Ha doppio passaporto, italiano e svizzero, ma non si considera né l’uno né l’altro. Rolando Colla, in concorso a Locarno con Oltre il confine, rivendica un’identità apolide, “una distanza dai due paesi che mi ha aiutato, probabilmente, a identificarmi nella figura del profugo, di colui che non ha patria né radici”. Un doppio binario su cui si muove anche il suo film, che accosta la seconda guerra mondiale e quella, piü recente ma non meno sanguinosa, nella ex Jugoslavia, attraverso lo sguardo di una figlia che perde, o crede di aver perduto, il padre.
Anna Galiena, architetto torinese sulla cinquantina, ritrova le memorie e le emozioni della sua infanzia grazie all’incontro con il bosniaco Reuf (Senad Basic), ma soprattutto aiutandolo a riportare in Italia la sua bambina, mutilata e bloccata in un ospedale nella zona di guerra.
Ambientato nel ’93 e affine a Welcome to Sarajevo di Winterbottom, almeno per il tema della paternità contrastata, Oltre il confine ha l’ambizione di raccontare una pagina di storia balcanica in modo diverso. “Ho ridotto al minimo le scene spettacolari, anche nella scelta dei materiali di repertorio e dei reportage televisivi, proprio perché volevo una guerra mai vista”, dice Colla (che ora sta lavorando a un telefilm brillante per la tv svizzera). Decisiva la collaborazione con Luca Rastello, autore di un libro su questi temi e lui stesso volontario in Bosnia: insieme hanno visitato gli scenari del conflitto in un lungo lavoro di preparazione.
Girato tra Torino e la zona di Sarajevo con attori locali, Oltre il confine è in parte finanziato con l’articolo 8, in parte con fondi svizzeri e di Eurimages. In Italia uscirà a febbraio distribuito dall’Istituto Luce.