OLBIA – Lo scorso anno è stata incoronata “miglior attrice emergente” con il NuovoImaie Talent Award grazie al suo ruolo in Ricordi? di Valerio Mieli, indagine su una storia d’amore finita attraverso le nebbie della memoria, in cui recitava al fianco del più affermato Luca Marinelli. In questi giorni, un altro riconoscimento ha premiato la capacità di Linda Caridi di entrare con dolcezza e attenzione nell’animo di personaggi femminili diversissimi – dalla poetessa Antonia Pozzi nel film di Ferdinando Cito Filomarino all’aspirante madre di Mamma + mamma, ispirato alla storia vera della regista Karole Di Tommaso – tratta del Premio Bracco alla miglior giovane attrice dell’anno, consegnatole al Figari Film Fest di Olbia.
Come vive questi premi? E’ arrivato il momento di svolta della sua carriera?
Non riesco a guardarmi dall’alto, a osservare il mio lavoro come fosse un fenomeno. Vivo questi premi come una carezza, come un gesto che mi dice che sto facendo bene e mi incoraggia ad andare avanti. Non mi sento approdata a un momento professionale che mi garantisce sempre più opportunità, anzi spero che arriveranno progetti interessanti come quelli a cui ho già partecipato e di continuare a vivere di questo lavoro.
Come si è avvicinata al ruolo di Ricordi?
Ho fatto dei provini in cui il regista, Valerio Mieli, faceva da spalla: è stato molto interessante vivere lo sguardo dell’autore da dentro, sentire il sapore della sua scrittura. Sono stata entusiasta di questo avvicinamento per un personaggio su cui c’erano un doppio punto di vista e molte sfaccettature. Ho interpretato un essere umano complesso, definito anche dallo sguardo degli altri.
Il suo personaggio in Mamma + mamma è un’altra donna forte, totalmente diversa da quella di Ricordi?…
Interpreto la regista, Karole Di Tommaso, che con questo film racconta la sua storia di donna che cerca un figlio con un’altra donna. In realtà avevo fatto il provino per li, l’altra ragazza della coppia, ma ero più affascinata dal ruolo di Karole, lontano dai soliti schemi. È un ruolo che mi sono conquistata col desiderio. E col provino in dialetto molisano, decisivo per una scena importante del film.
Mamma + mamma è anche un film politico.
Mi interessa molto parlare della realtà, soprattutto se si tratta di cose di cui viene negata l’esistenza, considerando che un ministro ha detto che le famiglie arcobaleno non esistono. È una grande opportunità raccontare a tanti delle storie che, per qualcuno, possono essere sconosciute. Un film come questo diventa un atto politico nella misura in cui la politica rimane indietro rispetto alla realtà.
Nelle sue interviste cita spesso la dote dell’ascolto come la più importante.
L’ho imparato dal teatro, è utile anche in generale nella vita. Fu un regista russo a darmi quest’insegnamento a scuola. Mi diceva: non aggiungere niente, fai il tuo e limitati a reagire all’altro. Mi ha regalato la capacità di spostare l’attenzione sugli altri. A teatro significa stare nel qui e ora in modo assoluto, nella vita significa avere la predisposizione a non essere egocentrici, indispensabile per relazionarsi con gli altri.
Meryl Streep ha appena compiuto 70 anni. È un modello per lei?
È nel novero delle divinità, ma tra i miei punti di riferimento voglio citare Mariangela Melato, Giulia Lazzarini, e la visceralissima Anna Magnani.
Quali sono i suoi nuovi progetti, tra cinema e tv?
Ce n’è uno importante, ma non posso ancora parlarne. Nel frattempo cerco di mettere in piedi un monologo sull’anoressia dal titolo Il bambolo: tratta di una giovane donna che usa un bambolotto gonfiabile come surrogato di una relazione amorosa. Mentre procede con la sua guarigione, il bambolo si sgonfia.
È stata protagonista di uno dei corti di Donne, scritti da Andrea Camilleri. Come è stato incrociare il suo percorso?
Lo conosco da quando ero bambina perché i miei genitori, di origini calabresi e siciliane, hanno letto tutti i suoi libri, e ne parlavamo molto a casa. Non l’ho mai incontrato di persona, solo sfiorato: oltre che con il corto, anche con il doppiaggio de La famosa invasione degli orsi in Sicilia, dove lui è l’orso e io una bambina che lo ascolta. Credo che sia un grandissimo pensatore che ha fornito dei pareri illuminati sulla nostra realtà.
La nuova edizione del Figari International Short Film Fest si terrà dal 17 al 22 giugno nella sua cornice originale. 55 titoli in gara provenienti da 26 Paesi
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È Marco D'Amore il miglior interprete maschile della settima edizione del Figari Film Festival, per la sua interpretazione di un testimone di giustizia, costretto a pagare con l'isolamento la sua scelta, nel corto di Emanuele Palamara, Uomo in mare. Miglior film italiano Stella amore dell'attrice e regista lucchese Cristina Puccinelli, un romanzo di formazione che usa la metafora del cinema per parlare di sogni e disillusione
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