“Bellezza e qualità”. Con questi due sostantivi Lina Wertmueller descrive il suo tv-movie Francesca e Nunziata, che corona un sogno coltivato a lungo e segna il suo ritorno in tv (nel 1989 diresse Sophia Loren in una versione televisiva di Sabato, domenica e lunedì). E’ proprio la grande Sophia, affiancata da attori eccezionali quali Giancarlo Giannini (attore-feticcio della regista romana che lo lanciò nel ’72 in Mimì Metallurgico), Raoul Bova e Claudia Gerini, la granitica e bravissima protagonista di questo grande romanzo sul nostro Sud tra il 1848 e il 1930. Una saga familiare che si snoda tra amori impossibili e incestuosi, figli, matrimoni combinati, morti, nascite, aspirazioni e sconfitte. Un grande affresco storico che tratta della pasta e dei segreti della sua fabbricazione, ma soprattutto della vita di Francesca, coraggiosa donna-imprenditrice e “madre-padrona” che sposa per amore il principe Giordano Montorsi (Giannini), mette al mondo 9 figli e ne adotta un’altra, Nunziata (Gerini), alla quale passerà il testimone del suo mestiere di pastaia.
Francesca e Nunziata, che andrà in onda in una sola puntata di 2 ore martedì 22 gennaio su Canale 5, è liberamente tratto dal pluripremiato romanzo di Maria Orsini Natale. Girato in 9 settimane, dal 16 ottobre 2001, tra Brescia, Procida, Napoli e Frascati (Villa Parisi), prodotto da Mediatrade e realizzato dalla Solaris Cinematografica di Adriano e Guglielmo Ariè, è costato 8 miliardi. E’ già stato venduto in Spagna e Francia, trattative con altri paesi sono in corso. Lo scorso 26 agosto è stato presentato in anteprima mondiale al Festival del Cinema di Montreal: nell’occasione Sophia Loren ha ricevuto un premio alla carriera.
Allora signora Wertmueller, il suo amore per questo romanzo nasce da lontano.
Quando ricevetti il manoscritto di Francesca e Nunziata si chiamava ancora Ottocento Vesuviano. Mi arrivò con un bigliettino e una pastiera, preceduto da una telefonata. La voce era simpaticissima, mi sembrava quella di mia zia Peppina riemersa dai ricordi della mia infanzia. Io fui molto sbrigativa, non lasciando molte speranze all’autrice, Maria Orsini Natale. Lei, coraggiosamente, mi lasciò comunque il manoscritto. Il caso e la fortuna vollero che lo leggessi: beh, ne fui incantata. Alla fine di quell’insolita saga familiare ero così emozionata che telefonai a Maria per i complimenti e spedii il manoscritto a Sophia Loren, che era in un periodo di intenso lavoro. Passò del tempo e il progetto si allontanò.
Ma intanto il romanzo fu pubblicato.
Sì, e con il titolo Francesca e Nunziata. Ebbe successo, vinse i premi “Domenico Rea”, “Oplonti” e “Chianti Ruffino” oltre ad essere finalista al Premio Strega nel 1995. Ci vollero 10 anni prima che riemergesse anche il progetto cinematografico.
Avete avuto problemi nella trasposizione del romanzo?
Questo è un grande romanzo sul nostro Sud tra il 1848 e il 1930. Ci sarebbero volute molte ore di cinema per raccontarlo. Il tempo del film che ne ho tratto pretendeva invece sintesi e molte esclusioni. Per Elvio Porta, che l’ha sceneggiato con me, è stato un compito davvero difficile. Innamorati di Francesca, Nunziata, Giordano e Federico ci dispiaceva tagliare e cucire per ricostruire questa vicenda tanto ampia in un tempo così breve.
Lei è un’altra delle grandi autrici di cinema che sposa la tv. Perché?
Perché bisogna volare alto anche in tv. Ringrazio Mediatrade che si è lanciata con me in questa avventura meravigliosa, come gli ambienti stile “Gattopardo” ricreati da Enrico Job in un tempo record, 2 soli mesi invece di 8, quasi un miracolo. Spero che questo tv-movie piaccia a tutti. A me piace e sto a posto così! Che un grande film esca in tv è per me un privilegio: sarò sempre felice e orgogliosa di averlo girato, al di là degli esiti dell’ascolto.
Quindi la tv non è più tabù per i cineasti di rango?
La tv per me non è mai stata un tabù. Tanti anni fa, quando lei non era ancora nata, feci Giamburrasca con i migliori attori teatrali. Credo che la televisione sia il mezzo di comunicazione più grande. L’importante è fare grandi prodotti.
Ancora un grande film corale e in costume.
E’ un filone che mi affascina, due anni fa girai Ferdinando e Carolina. Ma io sono un autore più ironico e birichino, quindi presto tornerò alle mie commedie sferzanti.
Ci dica i “numeri” di “Francesca e Nunziata”.
Lo scenografo ha avuto idee geniali, come la pasta artificiale: in una scena si vedono 400mila metri di spaghetti di gomma che asciugano all’aria. Abbiamo usato 250 cappellini, e 15 fastosi modelli creati per la Loren. Immenso il lavoro dei costumisti Benito Persico, Gabriele Mayer e Enrica Riscossi che hanno creato 300 abiti per il popolo, 100 per l’alta borghesia, 120 per i nobili, 20 divise da servitù, 500 paia di scarpe, 150 parrucche, 200 tra baffi, basette e barbe finte, 15 parure di gioielli veri indossati da Sophia, decine di chili di bigiotteria.
Non litiga mai con suo marito Enrico Job?
Sì certo, litighiamo tutti i giorni!
Non crede che un film così perda di suspense con le interruzioni pubblicitarie?
Chi non risica non rosica, io cerco di fare meglio che posso con quello che ho a disposizione!
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