“Un lavoro commovente del cast, nella forma e nell’impegno, per quattro episodi molto diversi, staccati. Le Marche – in cui La ballata dei gusci infranti è stato girato, in sei mesi – sono fatte di borghi e l’unico a disegnare il territorio è Jacopo (Samuele Sbrighi), il “matto”: le persone che riescono a fare scelte di vita – ovvero tutti i personaggi coinvolti – si ritrovano ad avere a che fare con qualcosa che è un evento improvviso – il terremoto, che fa mettere a posto una nuova grammatica della vita. Il terremoto è la rappresentazione di ciò che può presentarsi all’improvviso. C’è un istinto di sopravvivenza che in qualcuno si trasforma in istinto di umanità” per Federica Biondi, regista alla sua opera prima.
Ma chi – o di chi – sono “i gusci” evocati nel titolo? Sono i protagonisti delle quattro storie, le loro psicologie, le loro anime, e non frammentati in un film a capitoli, anche perché armonizzato da un’unità di luogo naturale, il territorio marchigiano (seppur le location siano varie, da Arquata del Tronto al Lago di Fiastra), oltre che dal comun denominatore dell’esperienza sismica: sono Jacopo, figlio di Alba (Lina Sastri) e Dante (Giorgio Colangeli), attrice e drammaturgo, intenti a preparare L’ultimo cielo, loro versione del Paradiso di Alighieri; Lucia (Paola Lavini), che meschinamente lasciata dal marito si rimbocca le maniche per portare avanti da sola la sua fattoria; Elisabetta (Caterina Shulha) e David (Simone Riccioni, anche produttore e distributore del film), che si preparano a diventare genitori di una bimba. E poi c’è Jacopo, appunto, che “vivo in un guscio di lumaca in mezzo alle montagne … un posto piccolo ma tutto mio”, come dice di se stesso, lui che è il fil rouge – insieme al terremoto – che entra, esce, sfiora e appartiene a queste storie, lui giovane solitario che macina chilometri nel verde citando La Divina Commedia e che, in uno di questi suoi “pellegrinaggi” sui Monti Sibillini, incontra Don Ghali (Miloud Mourad Benamara), neo parroco del posto, che viene “da un Paese lontano, dalla fine del mondo”, e siccome tra “alieni” ci si annusa e riconosce immediatamente, non è difficile s’accenda tra i due una scintilla di empatia umana.
“Credo il terremoto sia una meravigliosa metafora per parlare di sentimenti universali. Voglio citare Revolutionary Road, in cui anche lì c’è ‘il matto’, che per me rappresenta la verità assoluta, per me Jacopo è stato questo. Credo che in tutti noi ci sia qualcosa che crei una crepa e il processo che avviene nel ricomporre ci fa capire l’importanza delle cose e il non dare per scontato le piccole cose. Questo film mi ha riportato a confermare che le piccole cose siano il grande valore della vita: il guscio che ciascuno possiede è da amare e preservare, allora sì tutto prenderà un senso”, dice Sbrighi.
Lina Sastri, racconta: “Il mio approccio è stato prima umano che artistico. Ho accettato per curiosità verso giovani produttori, attori, registi di un’opera anzitutto rischiosa, ho pensato fosse molto interessante. Trovo il titolo impegnativo ma dà l’idea del film, che esce adesso… con una guerra che ci sta impaurendo: un terremoto personale o sociale fa perdere i punti di riferimento e queste sono cose che allontanano o avvicinato le persone. Nel nulla, nella provvisorietà che circonda Alba e il marito, lei ritrova il figlio: non è una consolazione, come il film non è affatto consolatorio”.
“Il fatto che si parlasse di terremoto e di Dante era un modo per parlare di passato, e per estrarre, da entrambi, solidarietà e coesione”, fa eco Colangeli.
“Sono stato toccato personalmente dal terremoto del 2016, la casa dei miei nonni e di mio papà non c’è più. Il film nasce nel periodo del Covid, in cui, invece di stare fermi, ho lanciato la proposta di un progetto a Federica. L’idea è quella del guscio che si rompe con il terremoto, o che si rompe per la mancanza di libertà, della pandemia o per lo smarrimento della guerra”, commenta Riccioni, che ricorda l’uscita al cinema del film, dal 31 marzo, in 50 sale del territorio nazionale.
La ballata dei gusci infranti è anche un brano musicale, colonna sonora del film, rilasciato dal 22 marzo, il cui autore è RANDOM.
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